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venerdì 14 Novembre 2025

Resto al Sud: sportello chiuso dal 15 ottobre 2025. Cosa prevede la Circolare 37/2025 e quali sono le nuove misure in arrivo

Il 15 ottobre 2025 segna una data importante per l’imprenditoria nel Mezzogiorno: lo sportello dell’incentivo “Resto al Sud” chiuderà ufficialmente, come stabilito dalla Circolare n. 37/2025 della Presidenza del Consiglio dei Ministri, pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. 228 del 3 ottobre 2025. Una notizia che interessa migliaia di aspiranti imprenditori e startup del Sud Italia, le cui possibilità di accedere a finanziamenti agevolati per avviare attività produttive si stanno esaurendo.

L’incentivo, gestito da Invitalia, ha sostenuto per anni la nascita di nuove imprese nel Meridione, rappresentando un volano fondamentale per l’economia di regioni come Calabria, Campania, Puglia, Sicilia, ma anche Abruzzo, Molise, Sardegna e alcune aree del Lazio. Ora, con la chiusura dello sportello, molte opportunità rischiano di svanire, se non si interviene con nuove misure di sostegno.

L’articolo che segue analizza i motivi della chiusura, i dati aggiornati sulle richieste e le approvazioni, e soprattutto quali sono le conseguenze concrete per chi vuole fare impresa nel Sud Italia dopo il 15 ottobre.

Origine e finalità della misura “Resto al Sud”

La misura “Resto al Sud” è stata introdotta con il Decreto-Legge 91/2017, convertito con modificazioni dalla Legge n. 123 del 3 agosto 2017, con l’obiettivo di promuovere la crescita economica e l’occupazione giovanile nelle regioni del Mezzogiorno. In particolare, il provvedimento si rivolgeva a giovani imprenditori tra i 18 e i 35 anni (poi estesi fino a 55), incentivando la nascita di nuove attività produttive in settori strategici come agricoltura, artigianato, turismo, industria e servizi.

Il finanziamento dell’iniziativa è stato reso possibile grazie alle risorse del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC), programmazione 2014-2020, per un totale di 1.250 milioni di euro, suddivisi in tranche annuali secondo una ripartizione stabilita dalla delibera CIPE n. 74 del 7 agosto 2017. L’allocazione dei fondi ha seguito un andamento decrescente nel tempo, partendo da 462 milioni nel 2019 fino a 17 milioni nel 2025, segnale evidente di una progressiva riduzione delle risorse disponibili.

Nel corso degli anni, “Resto al Sud” ha permesso il finanziamento di oltre 13.000 progetti, contribuendo in modo significativo alla nascita di nuove imprese e all’inclusione lavorativa di categorie svantaggiate. Tuttavia, con una nota ufficiale del 19 settembre 2025, Invitalia ha comunicato l’esaurimento imminente dei fondi disponibili, determinando così la chiusura dello sportello a partire dal 15 ottobre 2025, come previsto dalla normativa vigente.

Chiusura dello sportello

La chiusura dello sportello “Resto al Sud”, resa ufficiale dalla Circolare n. 37/2025 della Presidenza del Consiglio dei Ministri, è diretta conseguenza dell’esaurimento dei fondi destinati alla misura. La comunicazione, pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. 228 del 3 ottobre 2025, prende atto della nota di Invitalia del 19 settembre 2025, che ha certificato l’impossibilità di accogliere nuove domande per carenza di risorse.

Come stabilito dall’art. 2, comma 3 del D. Lgs. 123/1998, a partire dal 15 ottobre 2025 non sarà più possibile presentare richieste di accesso alle agevolazioni “Resto al Sud”. Tuttavia, le domande già inviate prima di tale data mantengono il diritto a essere esaminate, purché rientrino nei limiti delle disponibilità finanziarie residue, come precisato anche all’art. 1, comma 6 del D.L. 91/2017.

La Circolare fornisce inoltre un dettaglio delle risorse impiegate negli anni, evidenziando una progressiva riduzione delle dotazioni annuali: da 462 milioni nel 2019 si è passati a soli 17 milioni nel 2025. Questa pianificazione in calo è indice di un ciclo di agevolazione ormai in fase conclusiva. Il decreto specifica anche che, a partire dalla stessa data del 15 ottobre 2025, verranno attivati nuovi strumenti di sostegno imprenditoriale: lo sportello per la ricezione delle domande relative alle misure “ACN” e “Resto al Sud 2.0”, previste dal D.L. 60/2024, sarà operativo.

In sintesi, la chiusura dello sportello non rappresenta una fine assoluta, ma una transizione verso nuove forme di agevolazione, presumibilmente più mirate e aggiornate alle esigenze del tessuto economico attuale.

Resto al Sud chiude il 15 ottobre 2025 - Commercialista.it

I numeri di “Resto al Sud”

Dal lancio ufficiale nel 2018 fino alla data di chiusura del 15 ottobre 2025, la misura “Resto al Sud” ha rappresentato una delle politiche pubbliche più incisive a sostegno dell’imprenditorialità giovanile nel Mezzogiorno. I dati forniti da Invitalia testimoniano un successo significativo, soprattutto nei primi anni di operatività, con numeri che hanno superato ogni previsione iniziale.

Secondo l’ultima rilevazione aggiornata a settembre 2025, sono state presentate oltre 35.000 domande, con più di 13.400 progetti finanziati, per un totale complessivo di circa 650 milioni di euro erogati. L’investimento medio per singolo progetto si è attestato intorno ai 48.000 euro, tra contributo a fondo perduto e finanziamento bancario garantito.

Il programma ha generato un impatto concreto anche in termini occupazionali: si stima la creazione di circa 48.000 nuovi posti di lavoro, diretti e indiretti, soprattutto in ambiti a basso tasso di industrializzazione. Le regioni che hanno beneficiato maggiormente dell’incentivo sono Campania, Sicilia e Calabria, seguite da Puglia, Sardegna e Abruzzo.

Nonostante alcune criticità iniziali, come la lentezza nelle erogazioni e la difficoltà di accesso al credito bancario per i beneficiari, la misura si è dimostrata efficace nel contrastare lo spopolamento giovanile e nell’attivare processi di micro-imprenditorialità in territori spesso privi di alternative occupazionali. Con la chiusura dello sportello, si conclude una fase importante di questa strategia di rilancio del Sud, ma si apre al contempo una riflessione su come rinnovare e potenziare tali strumenti in futuro.

Diritti, limiti e restituzione documentale

Con la chiusura ufficiale dello sportello “Resto al Sud” a partire dal 15 ottobre 2025, non sarà più possibile inoltrare nuove domande di agevolazione, come previsto dall’art. 2, comma 3, del D. Lgs. 123/1998. Tuttavia, i soggetti che hanno già presentato richiesta prima di tale data potranno ancora accedere ai benefici, ma solo entro il limite delle risorse finanziarie residue disponibili, come stabilito dall’art. 1, comma 16, del D.L. 91/2017.

Questo significa che non è garantita l’approvazione automatica delle domande presentate in extremis. La valutazione seguirà l’ordine cronologico di presentazione, fino a completo esaurimento dei fondi. Coloro la cui richiesta non potrà essere finanziata, secondo quanto indicato nella Circolare n. 37/2025, riceveranno indietro la documentazione trasmessa, ma a proprie spese.

È importante sottolineare che l’esame delle pratiche in corso non si interrompe, ma prosegue regolarmente fino alla definizione finale. Tuttavia, la tempistica potrebbe dilatarsi, vista la fase di transizione verso le nuove misure “ACN” e “Resto al Sud 2.0”.

Per chi ha già ricevuto l’approvazione del finanziamento, restano invariati gli obblighi previsti dal contratto di agevolazione: avvio dell’attività, rendicontazione delle spese, e monitoraggio dei risultati. In altre parole, la chiusura riguarda solo le nuove richieste, non gli interventi già in corso.

Questa fase di chiusura richiede quindi attenzione: sarà fondamentale, per i professionisti e per i potenziali beneficiari, monitorare costantemente lo stato della propria domanda e valutare le tempistiche di subentro delle nuove misure agevolative.

Arriva “Resto al Sud 2.0”

Mentre la prima versione di “Resto al Sud” chiude i battenti, il Governo ha già messo in campo nuove misure per garantire la continuità del sostegno all’imprenditorialità nelle regioni del Mezzogiorno. Dal 15 ottobre 2025, contestualmente alla chiusura dello sportello precedente, sarà infatti attivo il nuovo sportello per la presentazione delle domande relative a “Resto al Sud 2.0” e alla misura “ACN”, entrambe istituite dal Decreto-Legge n. 60/2024.

Sebbene al momento manchino i decreti attuativi definitivi, le linee guida trapelate indicano che “Resto al Sud 2.0” sarà un’evoluzione della misura originaria, con maggiore attenzione all’innovazione tecnologica, alla digitalizzazione, alla sostenibilità ambientale e all’imprenditoria femminile. Saranno incentivati progetti ad alto valore aggiunto, anche in collaborazione con università, incubatori e reti di impresa, per favorire la crescita di un ecosistema imprenditoriale moderno e competitivo.

Un’altra novità rilevante riguarda i beneficiari: potrebbero essere ammessi anche professionisti già attivi, a differenza della misura precedente che si concentrava solo su chi non aveva partita IVA attiva nei 12 mesi precedenti. Inoltre, si ipotizza l’introduzione di un fondo rotativo e di un credito d’imposta automatico per le nuove imprese nei primi tre anni di attività.

Parallelamente, la misura “ACN” dovrebbe offrire un ulteriore canale di finanziamento per le aree interne e i territori a rischio di spopolamento, con l’obiettivo di contrastare la desertificazione imprenditoriale.

Il passaggio da “Resto al Sud” a “Resto al Sud 2.0” segna dunque una fase di rinnovamento più che di interruzione, e rappresenta un’opportunità concreta per rilanciare lo sviluppo del Mezzogiorno, tenendo conto delle nuove sfide economiche e ambientali.

Resto al Sud chiude il 15 ottobre 2025 - Commercialista.it

Vantaggi fiscali 

Uno degli aspetti più apprezzati del programma “Resto al Sud” è stato il mix di agevolazioni a fondo perduto e finanziamenti agevolati, che ha reso l’avvio di nuove imprese molto più accessibile rispetto agli strumenti tradizionali di credito bancario. In particolare, il contributo a fondo perduto copriva fino al 50% delle spese ammissibili, mentre la restante parte veniva finanziata tramite prestito a tasso zero, con garanzia pubblica, senza richiesta di garanzie personali da parte del beneficiario.

Dal punto di vista fiscale, i beneficiari non hanno dovuto inserire i contributi ricevuti nel proprio reddito imponibile, grazie al regime agevolato previsto per i contributi pubblici non soggetti a tassazione. Inoltre, le imprese neocostituite potevano accedere al regime forfettario, con aliquota al 5% per i primi 5 anni, ottenendo così un duplice vantaggio: meno tasse e più liquidità per investire.

Ora che si affacciano all’orizzonte le nuove misure “Resto al Sud 2.0” e “ACN”, è fondamentale pianificare in anticipo, anche con l’assistenza di un commercialista esperto, per valutare:

  • La compatibilità tra la propria idea imprenditoriale e i nuovi requisiti attesi;

  • La preparazione della documentazione, business plan, statuti societari, e contratti;

  • L’eventuale adeguamento della forma giuridica, per poter accedere al massimo delle agevolazioni disponibili;

  • L’ottimizzazione fiscale dell’impresa, sfruttando i nuovi crediti d’imposta previsti dal D.L. 60/2024.

Chi si prepara oggi potrà trovarsi in una posizione di vantaggio quando gli sportelli riapriranno, evitando corse dell’ultimo minuto e aumentando sensibilmente le probabilità di ottenere il finanziamento.

Settori e nuovi incentivi 

Con l’arrivo delle nuove misure “Resto al Sud 2.0” e “ACN”, sarà fondamentale scegliere con attenzione il settore in cui avviare l’attività imprenditoriale, tenendo conto non solo del potenziale di crescita economica, ma anche dell’allineamento con le priorità strategiche del legislatore. Le esperienze pregresse mostrano chiaramente che alcuni comparti hanno registrato maggiore successo in termini di approvazione delle domande e impatto economico.

Tra i settori più promettenti per il Sud nei prossimi anni troviamo:

  • Turismo esperienziale e sostenibile: il turismo resta il motore trainante di molte regioni del Sud, ma l’interesse crescente verso esperienze autentiche, a basso impatto ambientale e legate al territorio apre la strada a nuove formule di business.

  • Agroalimentare innovativo e filiere corte: trasformazione di prodotti locali, agricoltura biologica, agritech e valorizzazione dei prodotti DOP/IGP sono ambiti che coniugano tradizione e innovazione, rispondendo anche a esigenze ambientali.

  • Green economy ed energia rinnovabile: con i nuovi obiettivi europei sul clima e la transizione energetica, le imprese che operano in settori come fotovoltaico, bioedilizia, mobilità sostenibile e gestione dei rifiuti avranno un accesso privilegiato ai fondi.

  • Servizi digitali e innovazione tecnologica: sviluppo software, e-commerce, cybersecurity, digital marketing, intelligenza artificiale e blockchain sono comparti in crescita anche nel Sud, grazie a smart working e banda larga sempre più diffusa.

  • Welfare territoriale e servizi alla persona: con l’invecchiamento della popolazione e la carenza di servizi pubblici in molte aree interne, crescono le opportunità per imprese sociali, centri assistenziali, servizi educativi e sanitari.

Chi saprà orientarsi tra queste tendenze e costruire un progetto credibile, scalabile e coerente con gli obiettivi della politica economica nazionale, avrà maggiori probabilità di ottenere i nuovi fondi e consolidare un’attività sostenibile nel tempo.

Pianificazione e consulenza

Il successo di un progetto imprenditoriale, soprattutto quando legato a finanziamenti pubblici come “Resto al Sud”, non dipende solo dall’idea, ma dalla capacità di pianificare ogni aspetto operativo e fiscale con precisione e professionalità. Le nuove misure in arrivo, come “Resto al Sud 2.0” e “ACN”, porteranno con sé bandi complessi, tempistiche strette e requisiti tecnici aggiornati. In questo scenario, improvvisare significa esporsi a errori costosi o, peggio, all’esclusione dalla misura.

Una consulenza esperta è fondamentale per:

  • Verificare la fattibilità fiscale e finanziaria del progetto;

  • Predisporre correttamente il business plan, uno degli elementi centrali della valutazione da parte di Invitalia e degli enti preposti;

  • Ottimizzare la forma giuridica della futura impresa (es. ditta individuale, SRL, cooperativa, ecc.) in base ai vantaggi fiscali e contributivi previsti;

  • Assistere nella raccolta e corretta presentazione della documentazione, evitando ritardi o rigetti per vizi formali;

  • Impostare una gestione fiscale coerente, fin dalla fase di avvio, sfruttando bonus, crediti d’imposta e regimi agevolati (forfettario, start-up innovative, ecc.);

  • Monitorare costantemente l’evoluzione normativa, dato che le disposizioni attuative possono cambiare anche dopo l’apertura degli sportelli.

Molti degli errori più comuni nei progetti “Resto al Sud” sono derivati da mancanze di tipo formale, errori nel piano finanziario o da una gestione superficiale dei rapporti con le banche partner. Affidarsi a un commercialista esperto nel settore delle agevolazioni per il Sud è oggi più che mai una scelta strategica, non un costo.

Conclusione

La chiusura dello sportello “Resto al Sud” dal 15 ottobre 2025 rappresenta la fine di un ciclo che ha profondamente segnato l’imprenditorialità meridionale negli ultimi sette anni. Grazie a questa misura, migliaia di giovani e professionisti hanno potuto trasformare le proprie idee in imprese concrete, generando occupazione e valorizzando i territori più svantaggiati del Paese.

Tuttavia, non si tratta di una battuta d’arresto, ma di un passaggio verso un nuovo modello di agevolazione pubblica, più moderno, digitale e orientato a settori ad alto valore aggiunto. Le misure “Resto al Sud 2.0” e “ACN” promettono di raccogliere l’eredità della precedente iniziativa, ampliando la platea dei beneficiari e introducendo strumenti fiscali e finanziari più avanzati.

Chi intende avviare un’impresa nel Mezzogiorno deve guardare al 2026 con spirito strategico: prepararsi oggi, con un’adeguata consulenza tecnica e fiscale, può fare la differenza tra ottenere il contributo o restare esclusi. In un contesto di risorse limitate e concorrenza crescente, la competenza e la pianificazione sono le chiavi per accedere con successo a queste nuove opportunità.

Il Sud Italia ha ancora molto da offrire, e con il giusto supporto professionale può diventare davvero un laboratorio di innovazione, sviluppo sostenibile e rilancio economico. Il momento di agire è adesso.

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