Con l’entrata in vigore del Decreto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) del 4 agosto 2025, il Conto Termico si rinnova e diventa Conto Termico 3.0, segnando un importante passo avanti nella promozione dell’efficienza energetica e dell’uso delle fonti rinnovabili. Il nuovo decreto non è un semplice aggiornamento normativo: rappresenta una vera e propria strategia di decarbonizzazione e modernizzazione del sistema energetico nazionale, inserendosi pienamente nel quadro degli obiettivi europei al 2030 e 2050.
Sommario
Tra le principali novità, spiccano l’allargamento dei soggetti ammessi agli incentivi, la semplificazione delle procedure di accesso e soprattutto la nuova attenzione dedicata alle reti di teleriscaldamento e teleraffreddamento, considerate infrastrutture strategiche per ridurre le emissioni e migliorare l’efficienza dei consumi energetici degli edifici pubblici e privati.
Il nuovo articolo 1 del decreto fissa con chiarezza gli obiettivi del Conto Termico 3.0: favorire l’efficienza energetica degli edifici, l’innovazione tecnologica, la valorizzazione delle fonti rinnovabili, nonché la diffusione di reti intelligenti in grado di gestire energia termica in modo sostenibile.
Incentivi mirati
Il Conto Termico 3.0 introduce importanti novità per le reti di teleriscaldamento e teleraffrescamento, potenziando gli incentivi per interventi che promuovono l’efficienza e l’utilizzo delle fonti rinnovabili. Il nuovo articolo 8 del decreto, in particolare ai commi 1 lett. c) e d), individua esplicitamente due categorie di interventi ammissibili: la sostituzione di impianti esistenti con generatori a biomassa ad alta efficienza, eventualmente combinati con pompe di calore, e l’installazione di impianti solari termici, anche integrati con sistemi di solar cooling, destinati sia a processi produttivi che all’alimentazione delle reti.
Una regola fondamentale introdotta per impianti con potenza superiore a 200 kW o per campi solari superiori a 100 m² è l’obbligo di contabilizzazione del calore, elemento essenziale per garantire trasparenza, tracciabilità e monitoraggio dei consumi energetici.
L’obiettivo di fondo è duplice: da un lato si vuole incentivare la decarbonizzazione delle reti, premiando soluzioni a basso impatto ambientale e basate su energie rinnovabili; dall’altro si punta a sostenere le imprese e i soggetti pubblici che investono in autonomia energetica, contribuendo alla resilienza dei territori.
Le sfide per i professionisti del settore non sono poche: oltre alla scelta delle tecnologie e alla gestione dei requisiti tecnici, si sommano le complessità amministrative, soprattutto nei casi in cui siano coinvolti più soggetti o forme aggregate (come consorzi e reti d’impresa).
Le disposizioni generali del decreto (artt. 4, 7, 10, 11, 14, 15 e 18) delineano con chiarezza i criteri di accesso, l’intensità dell’incentivo (fino al 65%, 100% per i piccoli Comuni), le modalità di accesso (diretto o prenotazione) e gli adempimenti documentali, come la diagnosi energetica e l’APE.
Soggetti ammessi, modalità e incentivi
Uno degli elementi di maggiore interesse del Conto Termico 3.0 è la semplificazione delle modalità di accesso e la possibilità estesa di partecipazione da parte di una vasta gamma di soggetti. Rispetto alla precedente versione del 2016, il nuovo decreto amplia il perimetro degli aventi diritto includendo, oltre alle amministrazioni pubbliche, anche privati operanti in ambito residenziale e terziario, imprese, ESCo (Energy Service Company) e enti del Terzo Settore. Particolare attenzione è rivolta alle forme aggregate, come reti di imprese e consorzi, che possono candidarsi per interventi complessi su scala territoriale.
Per essere considerati ammissibili, gli interventi devono rispettare le condizioni dell’art. 10: è indispensabile che gli edifici coinvolti siano già dotati di un impianto di climatizzazione preesistente e che i nuovi apparecchi installati siano certificati, nuovi o ricondizionati, e conformi alle norme tecniche previste.
Gli incentivi economici, secondo l’art. 11, possono coprire fino al 65% delle spese ammissibili, con un’estensione al 100% per i Comuni con meno di 15.000 abitanti, agevolando così i piccoli enti locali spesso in difficoltà con la finanza pubblica. I contributi vengono erogati in forma rateizzata, con durate di 2 o 5 anni in base alla tipologia dell’intervento.
L’accesso alla misura avviene tramite il Portaltermico del GSE, scegliendo tra accesso diretto (entro 90 giorni dalla fine dei lavori) e prenotazione preventiva, riservata principalmente alla Pubblica Amministrazione e ai soggetti che si avvalgono di ESCo. I soggetti beneficiari devono inoltre adempiere a precisi obblighi documentali: diagnosi energetica, APE, fatture, ricevute e report da conservare per tutta la durata dell’incentivo e per i cinque anni successivi.

Teleriscaldamento e teleraffreddamento
Nel contesto della transizione energetica, le reti di teleriscaldamento e teleraffreddamento si affermano come infrastrutture strategiche per ridurre l’impatto ambientale degli edifici e aumentare l’efficienza nella gestione dell’energia termica. Il Conto Termico 3.0, attraverso i nuovi incentivi, rafforza in modo deciso questa visione, sostenendo la diffusione di impianti capaci di distribuire calore o freddo da fonti rinnovabili o residui di processi industriali, evitando l’utilizzo diretto di combustibili fossili in ogni singolo edificio.
Il vantaggio principale di queste reti è la loro capacità di servire contemporaneamente più edifici o strutture, centralizzando la produzione e migliorando la gestione energetica, con minori perdite, costi più contenuti e un notevole taglio alle emissioni di CO₂. Inoltre, le reti possono essere alimentate da impianti a biomassa, pompe di calore geotermiche, solare termico o anche da recupero di calore da impianti industriali o da processi di cogenerazione.
L’investimento in una rete di teleriscaldamento, anche a livello comunale o intercomunale, può oggi contare su incentivi fino al 100%, rendendolo particolarmente vantaggioso per i piccoli Comuni e per le aree montane o rurali, spesso escluse dalle grandi infrastrutture energetiche.
Dal punto di vista fiscale, la realizzazione di una rete efficiente può inoltre rientrare in progetti di riqualificazione energetica edilizia e beneficiare di ulteriori detrazioni o agevolazioni locali, oltre che contribuire alla valorizzazione del patrimonio immobiliare.
Criticità operative e sfide
Nonostante i numerosi vantaggi previsti dal Conto Termico 3.0, la sua attuazione pratica presenta ancora diverse criticità che coinvolgono tanto il settore pubblico quanto quello privato. In particolare, le difficoltà maggiori emergono nella gestione della documentazione tecnica, nella corretta redazione delle diagnosi energetiche e nella predisposizione delle richieste di incentivo secondo i rigidi criteri stabiliti dal decreto.
Per le Pubbliche Amministrazioni, soprattutto quelle di piccole dimensioni, l’accesso al portale GSE e la gestione delle prenotazioni preventive possono risultare complicati, anche a causa della carenza di personale tecnico interno o dell’assenza di una struttura dedicata all’efficienza energetica. In questi casi, il ricorso a ESCo o consulenti esterni diventa quasi obbligato, ma comporta costi aggiuntivi e la necessità di saper selezionare partner affidabili.
Le imprese e i privati, invece, devono confrontarsi con la complessità della normativa tecnica, la necessità di garantire certificazioni aggiornate degli impianti, e l’obbligo di tracciabilità delle spese per tutta la durata dell’incentivo, più i cinque anni successivi. Errori formali o documentazione incompleta possono portare alla revoca totale o parziale degli incentivi, con conseguenze economiche rilevanti.
Inoltre, in caso di progetti che coinvolgano reti di teleriscaldamento e più edifici, diventa fondamentale assicurare un coordinamento preciso tra tutti i soggetti coinvolti: progettisti, installatori, beneficiari, enti locali, GSE. Una mancanza di sinergia può causare ritardi o inammissibilità della domanda.

Conto Termico 3.0
Il nuovo Conto Termico 3.0 non è soltanto uno strumento di incentivazione energetica, ma può essere considerato a tutti gli effetti un motore di sviluppo economico territoriale, soprattutto per le aree più svantaggiate o periferiche. Gli interventi previsti dal decreto – in particolare quelli relativi a reti di teleriscaldamento alimentate da fonti rinnovabili – rappresentano un’opportunità concreta per rilanciare l’economia locale, valorizzare le risorse naturali e creare occupazione qualificata nel settore green.
Per i piccoli Comuni, i consorzi e le comunità energetiche, questa misura può tradursi in un investimento a costo zero grazie alla copertura fino al 100% delle spese. Un’occasione rara, che permette non solo di migliorare l’efficienza energetica del patrimonio edilizio, ma anche di ridurre drasticamente le bollette pubbliche e private, liberando risorse da reinvestire in altri ambiti.
In chiave fiscale, gli interventi finanziati dal Conto Termico 3.0 possono essere combinati con altre agevolazioni, come il Superbonus (se ancora applicabile in determinate circostanze), il Bonus Ristrutturazioni o incentivi regionali, in una logica di integrazione intelligente delle misure disponibili.
Infine, c’è un impatto non trascurabile in termini di aumento del valore degli immobili e di attrattività dei territori, elementi che possono fare la differenza anche dal punto di vista urbanistico e turistico. La sfida ora è saper cogliere queste opportunità, evitando che restino sulla carta.
Reti intelligenti, digitalizzazione e innovazione
Uno degli aspetti più innovativi introdotti dal Conto Termico 3.0 riguarda la valorizzazione delle reti intelligenti (“smart grids”) e delle tecnologie digitali applicate alla gestione dell’energia termica. Questa evoluzione segna un passaggio cruciale: da semplici impianti di riscaldamento o raffreddamento si passa a sistemi integrati, dinamici e interconnessi, capaci di ottimizzare consumi, ridurre sprechi e rispondere in tempo reale alla domanda energetica.
Le reti di teleriscaldamento e teleraffrescamento diventano così veri e propri nodi centrali di un ecosistema energetico intelligente, in cui la produzione e la distribuzione di calore sono regolate da algoritmi, sensori e strumenti di monitoraggio avanzati. Questo consente una maggiore efficienza operativa, ma anche una trasparenza assoluta nella contabilizzazione del calore, obbligatoria per gli impianti sopra le soglie stabilite dal decreto (200 kW o 100 m²).
L’integrazione con le comunità energetiche rinnovabili (CER) è un altro punto strategico. Il decreto non lo disciplina in modo diretto, ma apre scenari interessanti per lo sviluppo di modelli collaborativi di produzione e consumo termico, in cui cittadini, imprese e PA condividono benefici e investimenti.
Infine, la spinta all’innovazione tecnologica favorisce la diffusione di soluzioni avanzate come il solar cooling, la geotermia a bassa entalpia, i sistemi ibridi e le micro-reti locali, trasformando il settore energetico in un terreno fertile per startup, aziende tecnologiche e professionisti specializzati.
Conclusioni
Il Conto Termico 3.0, come definito dal Decreto MASE del 4 agosto 2025, rappresenta oggi una delle misure più complete e strategiche a disposizione di imprese, pubbliche amministrazioni e privati per contribuire attivamente alla decarbonizzazione e alla transizione energetica del nostro Paese. L’incentivazione degli interventi su reti di teleriscaldamento e teleraffreddamento non è solo una scelta ambientale, ma un’opportunità di efficienza economica, sviluppo locale e innovazione tecnologica.
L’ampliamento dei soggetti ammessi, l’aumento delle percentuali di incentivo, l’attenzione per i piccoli Comuni e la spinta alla digitalizzazione rendono il nuovo Conto Termico uno strumento concreto e accessibile. Tuttavia, per cogliere davvero i benefici previsti, è essenziale affrontare con competenza e visione sia gli aspetti tecnici che quelli amministrativi.
Consulenza fiscale e tecnica qualificata diventa quindi fondamentale per tradurre le disposizioni normative in progetti reali e sostenibili. I professionisti del settore hanno oggi l’opportunità di accompagnare i propri clienti in percorsi virtuosi, contribuendo non solo al risparmio energetico, ma anche alla valorizzazione del patrimonio immobiliare e alla crescita economica del territorio.
Il momento è adesso: con le risorse disponibili, le regole chiare e il supporto degli incentivi, chi investe in efficienza e rinnovabili investe anche nel futuro.

