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giovedì 30 Ottobre 2025

CCNL Energia e Petroli 2025: nuovo EDR, aumenti retributivi e vantaggi fiscali fino al 2027

Il 10 luglio 2025 è stato siglato un nuovo e importante accordo integrativo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per il settore Energia e Petrolio, firmato da Confindustria Energia e dalle organizzazioni sindacali Filctem-CGIL, Femca-CISL e Uiltec-UIL. Questo nuovo intervento segue il rinnovo contrattuale del 16 aprile 2025 e punta a recepire lo scostamento inflattivo relativo al triennio 2022-2024, che ha inciso significativamente sul potere d’acquisto dei lavoratori del comparto.

Il settore coinvolto è uno dei più strategici per l’economia italiana, sia in termini occupazionali che industriali. Si parla di oltre 40.000 lavoratori distribuiti in 34 grandi imprese, tra cui colossi come Gruppo ENI, Snam Rete Gas, Saipem, Esso, Lukoil e Saras. L’adeguamento retributivo 2025–2027 rappresenta dunque un passo cruciale per garantire equità salariale, stabilità economica e tutela del reddito per una platea ampia e qualificata di lavoratori.

Ma cosa prevede esattamente il nuovo testo del CCNL? Quali sono le novità economiche, gli impatti sull’Elemento Distinto della Retribuzione (EDR), e soprattutto, quali opportunità e diritti si aprono per i dipendenti delle aziende del settore?

In questo articolo analizziamo nel dettaglio il testo del nuovo CCNL 2025, con un focus sull’adeguamento EDR, sulle strategie per tutelare il reddito dei lavoratori in un contesto inflazionistico e sugli impatti che queste novità avranno fino al 2027.

Adeguamenti economici 2025

Uno degli elementi cardine dell’accordo integrativo siglato il 10 luglio 2025 è la gestione dello scostamento inflattivo residuo rilevato per il triennio 2022-2024. Dopo la verifica effettuata dalle Parti, è emerso un residuo positivo dello 0,40% da considerarsi in aggiunta rispetto agli adeguamenti già concessi nei precedenti appuntamenti contrattuali: il verbale del 31 luglio 2024 e il rinnovo del 16 aprile 2025. Questo dato ha evidenziato la necessità di ulteriori interventi per mantenere allineata la crescita salariale al reale andamento del costo della vita.

Per dare risposta concreta a questo incremento residuo, Confindustria Energia e le sigle sindacali hanno concordato un intervento strutturale sulla retribuzione, introducendo una modifica nella composizione salariale. A partire dal 1° luglio 2025, verrà quindi effettuato un trasferimento di quota dai minimi contrattuali all’Elemento Distinto della Retribuzione (EDR). Questa rimodulazione non rappresenta un semplice aumento salariale, ma un’azione tecnica mirata a dare maggiore flessibilità e reattività alla dinamica retributiva, tenendo conto delle tensioni inflazionistiche ancora presenti nel panorama economico.

L’operazione ha una duplice valenza: da un lato tutela il potere d’acquisto dei lavoratori, dall’altro consente alle imprese di mantenere una gestione più efficiente e modulabile del costo del lavoro, anche in vista delle prossime verifiche previste entro la vigenza contrattuale fissata al 31 dicembre 2027.

EDR 2025-2026

L’accordo integrativo del 10 luglio 2025 introduce una rimodulazione significativa dell’Elemento Distinto della Retribuzione (EDR), strumento centrale nella gestione dell’equilibrio salariale e nel contrasto agli effetti dell’inflazione. L’EDR, ricordiamo, è una voce della retribuzione distinta dai minimi tabellari, utile per introdurre variazioni economiche senza impattare direttamente su tutte le voci contrattuali accessorie.

Con effetto a partire dal 1° luglio 2025, viene trasferita una quota di 10 euro (calcolata sul livello 4) dai minimi tabellari all’EDR.

Questo valore è poi riparametrato su tutti gli altri livelli professionali, secondo lo schema seguente:

CCNL Energia e Petroli 2025 - Commercialista.it

Ma non finisce qui. L’accordo prevede anche un ulteriore incremento dell’EDR a partire dal 1° gennaio 2026, per rafforzare il sostegno al reddito in un contesto economico ancora incerto.

Le nuove cifre, sempre riparametrate per livello, saranno le seguenti:

CCNL Energia e Petroli 2025 - Commercialista.it

Questi adeguamenti rappresentano un’azione concreta per garantire maggiore equità retributiva e un miglioramento strutturale del reddito netto dei lavoratori, con una progressività che tiene conto del livello e dell’inquadramento professionale. L’obiettivo è duplice: tutelare il potere d’acquisto e mantenere un sistema retributivo flessibile, coerente con le dinamiche economiche del settore energia e petrolio.

Impatto su buste paga e fisco

L’adeguamento dell’Elemento Distinto della Retribuzione (EDR), così come previsto dall’accordo del 10 luglio 2025, non ha solo una valenza economica ma anche fiscale e contributiva. Trattandosi di una voce distinta dai minimi tabellari, l’EDR incide in maniera differenziata su imponibile previdenziale e fiscale, con effetti specifici che variano in base alla natura del contratto e alle politiche aziendali.

In generale, l’EDR concorre a formare il reddito da lavoro dipendente, quindi è soggetto a tassazione IRPEF e agli ordinari contributi previdenziali. Tuttavia, il suo trasferimento dai minimi contrattuali comporta uno spostamento della base retributiva, che può avere ripercussioni su tredicesima, TFR, maggiorazioni e trattamenti di fine rapporto, a seconda delle regole aziendali e contrattuali specifiche.

Per il lavoratore, questo significa che:

  • l’aumento dell’EDR si traduce in un incremento netto mensile in busta paga, variabile a seconda del livello di inquadramento;

  • potrebbero esserci differenze nel calcolo di istituti contrattuali legati alla retribuzione ordinaria, come straordinari, premi e ferie;

  • la gestione fiscale del reddito complessivo potrebbe necessitare di una revisione, specialmente per chi si trova in fasce IRPEF più alte o beneficia di detrazioni e agevolazioni collegate al reddito lordo annuale.

Per le aziende, invece, questa manovra consente una maggiore flessibilità nella gestione dei costi salariali, evitando un aumento diretto dei minimi contrattuali che avrebbe un impatto più rigido e duraturo nel tempo, anche su costi accessori come il TFR e il costo figurativo del lavoro.

L’EDR, quindi, si conferma uno strumento utile per bilanciare esigenze economiche e sostenibilità contributiva, ma richiede attenzione nella sua applicazione pratica e nella lettura dei cedolini paga, sia da parte dei lavoratori che dei consulenti del lavoro.

CCNL Energia e Petroli 2025 - Commercialista.it

Vigenza del contratto fino al 2027

Il nuovo testo del CCNL Energia e Petroli, aggiornato con l’accordo integrativo del 10 luglio 2025, sarà valido fino al 31 dicembre 2027, dando così stabilità al quadro contrattuale di un comparto strategico per l’economia nazionale. La durata triennale, coerente con la prassi dei rinnovi collettivi, consente alle Parti di intervenire in modo puntuale ogni volta che si registrino scostamenti rilevanti tra inflazione programmata e inflazione reale, come accaduto nel triennio appena concluso.

Il sistema adottato nel CCNL energia e petrolio si basa su un meccanismo di verifica periodica dell’andamento inflattivo e di aggiornamento dell’EDR, senza automatismi ma con l’impegno a negoziare sulla base di dati oggettivi. In questo modo si garantisce un adeguamento calibrato e sostenibile, evitando impatti distorsivi sulle imprese ma proteggendo il potere d’acquisto dei lavoratori.

Nel corso della vigenza contrattuale, potrebbero essere aperti tavoli tecnici o negoziali su altri aspetti fondamentali, come la formazione professionale, l’orario di lavoro, la transizione energetica, la sicurezza sul lavoro e la digitalizzazione del settore. Si tratta di tematiche già emerse nei confronti precedenti e che potrebbero tornare centrali in un’ottica di modernizzazione e competitività dell’intero comparto industriale.

È importante sottolineare che il CCNL firmato da Confindustria Energia, Filctem CGIL, Femca CISL e Uiltec UIL non si limita a regolare la retribuzione, ma costituisce un vero e proprio patto sociale, capace di influenzare le relazioni industriali, la qualità del lavoro e le strategie aziendali. In un contesto economico che resta volatile, il fatto di aver introdotto strumenti come l’EDR e di averli legati a verifiche puntuali dimostra una crescente maturità delle parti sociali e un impegno verso la sostenibilità del lavoro.

TFR, maggiorazioni e altri istituti

La scelta di trasferire una quota dai minimi contrattuali all’Elemento Distinto della Retribuzione (EDR) non è neutra quando si parla di istituti legati alla retribuzione utile, come il Trattamento di Fine Rapporto (TFR), la tredicesima mensilità, le maggiorazioni per lavoro straordinario o festivo, e i premi di produttività.

In linea generale, il TFR viene calcolato sulla retribuzione annuale lorda che include tutte le somme corrisposte in modo continuativo e non occasionale. Tuttavia, l’EDR – proprio perché distinto dai minimi tabellari – non sempre rientra nel computo del TFR, salvo che non vi sia una specifica previsione normativa o contrattuale. Questo comporta che una parte del salario ora trasferita all’EDR potrebbe non contribuire a formare la base di calcolo del TFR, riducendo potenzialmente l’accantonamento annuale.

Lo stesso ragionamento vale per la tredicesima mensilità e altre indennità calcolate sulla retribuzione ordinaria: se l’EDR non viene considerato nel calcolo, il lavoratore potrebbe percepire importi leggermente inferiori in occasione di tali erogazioni. Tuttavia, molte aziende – soprattutto le grandi del comparto energia – tendono ad assorbire queste differenze prevedendo clausole integrative o sistemi di welfare aziendale che compensano eventuali svantaggi.

Dal punto di vista contributivo, invece, l’EDR è soggetto a contributi INPS e IRPEF, al pari degli altri elementi fissi della retribuzione, quindi il suo impatto sulla contribuzione sociale è reale. Questo significa che, pur non rientrando in alcuni istituti, l’EDR contribuisce comunque al montante pensionistico e agli altri diritti previdenziali del lavoratore.

Le aziende, dal canto loro, possono beneficiare di maggiore flessibilità gestionale: separando l’aumento retributivo dai minimi tabellari, si riduce l’effetto “a catena” su tutti gli istituti accessori, mantenendo sotto controllo il costo del lavoro complessivo e rendendo più sostenibile la pianificazione salariale nel medio-lungo termine.

In definitiva, l’EDR rappresenta una soluzione tecnica raffinata che, però, richiede monitoraggio e chiarezza contrattuale per evitare contenziosi o incomprensioni tra datori di lavoro e lavoratori, soprattutto al momento della cessazione del rapporto.

CCNL Energia e Petroli 2025 - Commercialista.it

EDR e fiscalità personale

L’introduzione e l’incremento dell’Elemento Distinto della Retribuzione (EDR), previsto dal CCNL Energia e Petroli a partire da luglio 2025, ha ricadute dirette non solo sulla busta paga netta mensile, ma anche sul carico fiscale complessivo a carico del lavoratore. In quanto parte integrante del reddito da lavoro dipendente, l’EDR è assoggettato a tassazione IRPEF secondo le aliquote progressive previste dalla normativa fiscale.

Questo significa che, in base al proprio livello retributivo e all’aumento EDR percepito, il lavoratore potrebbe:

  • subire un passaggio a uno scaglione IRPEF superiore, con un aumento dell’aliquota marginale;

  • ridurre l’importo delle detrazioni per lavoro dipendente, in quanto queste si riducono all’aumentare del reddito complessivo;

  • perdere il diritto ad agevolazioni collegate al reddito, come ad esempio il trattamento integrativo (ex bonus Renzi) o i bonus familiari.

Si tratta di aspetti non sempre immediatamente percepibili, ma che possono erodere parzialmente il vantaggio netto derivante dall’aumento dell’EDR, soprattutto in assenza di un corretto monitoraggio fiscale.

Per questa ragione è consigliabile che i lavoratori, in particolare quelli in prossimità dei limiti tra uno scaglione e l’altro, si affidino a un commercialista o a un consulente fiscale per simulare l’effetto dell’aumento EDR sul reddito imponibile annuo. In alcuni casi, infatti, potrebbe convenire adottare strategie di ottimizzazione fiscale, come:

  • la destinazione del TFR a un fondo pensione (con deducibilità fino a 5.164,57 euro annui),

  • la richiesta di detrazioni fiscali in sede di conguaglio,

  • o il monitoraggio delle spese detraibili per abbassare l’imponibile.

L’EDR porta più soldi in busta paga, ma per massimizzare il vantaggio è fondamentale gestirlo con attenzione anche sul piano fiscale.

Premi di risultato e welfare aziendale

L’aumento dell’EDR previsto dal CCNL Energia e Petroli 2025 si affianca ad altre importanti leve retributive che le imprese possono utilizzare per migliorare il reddito netto dei lavoratori senza aggravare il carico fiscale e contributivo. In particolare, i premi di risultato e il welfare aziendale rappresentano strumenti chiave per una gestione intelligente e fiscalmente efficiente della retribuzione.

I premi di risultato, legati ad obiettivi di produttività, redditività, qualità ed efficienza, possono infatti beneficiare di una tassazione sostitutiva agevolata al 5%, in base all’art. 1, commi 182-190, della Legge di Stabilità 2016 (e successive proroghe). Ciò vale per importi fino a 3.000 euro annui (elevabili a 4.000 euro), purché i premi siano previsti da un accordo aziendale o territoriale e risultino collegati a parametri misurabili.

In alternativa, questi premi possono essere convertiti in welfare aziendale, ottenendo la totale esenzione fiscale e contributiva, a patto che i servizi offerti rientrino nelle categorie previste dall’art. 51 del TUIR (assistenza sanitaria, previdenza integrativa, buoni spesa, trasporti, istruzione per i figli, ecc.).

Integrare l’EDR con premi e welfare consente di:

  • valorizzare il lavoro senza appesantire la busta paga con IRPEF e contributi;

  • offrire al lavoratore benefici concreti e personalizzabili;

  • ottenere per l’azienda un risparmio fiscale e contributivo rilevante, migliorando al contempo il clima aziendale e la retention del personale qualificato.

Nel contesto del nuovo CCNL, che ha già razionalizzato la componente fissa della retribuzione, l’uso combinato di EDR, premi di risultato e welfare rappresenta la strategia retributiva più efficiente e moderna, soprattutto in un settore altamente competitivo e ad alta intensità di capitale umano come quello dell’energia e del petrolio.

Conclusione

Il rinnovo del CCNL Energia e Petrolio, aggiornato con l’accordo integrativo del 10 luglio 2025, rappresenta un modello evoluto di relazioni industriali. Con l’adeguamento dell’Elemento Distinto della Retribuzione (EDR), le Parti hanno introdotto una soluzione concreta e flessibile per tutelare il potere d’acquisto dei lavoratori in un contesto inflazionistico, ma anche per contenere l’impatto fiscale e contributivo a carico delle imprese.

Il nuovo assetto retributivo, con i suoi adeguamenti scaglionati (luglio 2025 e gennaio 2026), fornisce stabilità fino al 2027, ma allo stesso tempo apre la porta a un approccio più dinamico alla contrattazione collettiva. Lo scostamento inflattivo residuo è stato gestito in modo tecnico, attraverso strumenti che minimizzano il rischio di squilibri retributivi e che offrono spazi di ottimizzazione fiscale, sia per chi assume che per chi lavora.

In parallelo, l’utilizzo combinato di EDR, premi di risultato e welfare aziendale rappresenta oggi la strada più efficace per aumentare la retribuzione netta, abbattere l’IRPEF, ottenere vantaggi contributivi, e rafforzare il legame tra impresa e dipendente. È fondamentale però, per entrambi i soggetti, comprendere a fondo le implicazioni fiscali e previdenziali di ogni voce della busta paga.

Per questo motivo, affidarsi a consulenti esperti in fiscalità del lavoro è oggi una scelta strategica per le aziende, che vogliono gestire il costo del lavoro in modo sostenibile e i lavoratori, che vogliono proteggere il loro reddito netto, il TFR e il futuro pensionistico.

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