Il 1° gennaio 2026 entreranno ufficialmente in vigore le nuove disposizioni fiscali previste per gli enti del Terzo settore, con un impatto diretto sul regime forfettario applicabile a Organizzazioni di Volontariato (ODV) e Associazioni di Promozione Sociale (APS). Il 22 luglio 2025, il Consiglio dei Ministri ha approvato in via preliminare un nuovo Decreto Legislativo destinato a correggere e semplificare le norme fiscali attualmente in vigore, accogliendo le numerose segnalazioni giunte dagli operatori del settore.
Sommario
Si tratta di una riforma attesa e strategica, che mira a risolvere diverse criticità applicative segnalate in questi anni. L’intervento legislativo non solo razionalizza il quadro normativo per gli enti del Terzo Settore, ma introduce anche importanti semplificazioni fiscali, agevolazioni amministrative e nuove soglie per l’accesso al regime forfettario, uno dei più utilizzati dalle piccole realtà associative per gestire in modo snello le proprie attività economiche.
Questa riforma rappresenta un passo fondamentale verso una maggiore inclusione fiscale degli enti no-profit, offrendo un terreno normativo più chiaro e sostenibile. Ma quali sono, nel concreto, le modifiche introdotte? Quali vantaggi ne derivano per ODV e APS? E cosa cambia per chi vuole usufruire del regime forfettario nel 2026?
In questo articolo analizzeremo in dettaglio tutte le novità previste, soffermandoci sulle soglie di accesso, le nuove regole operative e le implicazioni economico-fiscali per gli enti del Terzo settore.
Nuova soglia a 85.000 euro
Il cuore della riforma approvata dal Governo riguarda l’innalzamento della soglia di ricavi per l’accesso al regime forfettario da parte delle Organizzazioni di Volontariato (ODV) e delle Associazioni di Promozione Sociale (APS). In particolare, l’articolo 2 del nuovo Decreto Legislativo stabilisce una modifica significativa al comma 15-quinquies dell’articolo 5 del Decreto-Legge 146/2021: la precedente soglia di 65.000 euro viene innalzata a 85.000 euro annui.
Questa modifica va letta in parallelo con l’intervento sull’articolo 86 del Codice del Terzo Settore (D.lgs. 117/2017), dove si sostituisce il riferimento ai vecchi limiti di 130.000 euro – soggetti a deroghe comunitarie – con una nuova soglia uniforme di 85.000 euro, in linea con l’armonizzazione europea. Questo significa che, almeno per il momento, gli enti che non superano i 85.000 euro di entrate potranno continuare a operare con esclusione dall’applicazione dell’IVA e beneficiando del regime forfettario agevolato.
Come ha dichiarato il Vice Ministro dell’Economia Maurizio Leo in conferenza stampa, l’obiettivo è duplice: da un lato semplificare gli adempimenti fiscali, e dall’altro rendere più sostenibile la gestione contabile per le realtà associative di piccole e medie dimensioni, che costituiscono la maggioranza degli enti del Terzo Settore.
In pratica, oltre all’innalzamento della soglia, è previsto che ODV e APS siano esonerate dalla certificazione dei corrispettivi, dall’obbligo di registratori di cassa e da altre formalità tipiche delle attività commerciali. Si tratta di un pacchetto di misure che punta a snellire gli oneri amministrativi e a incentivare l’emersione e la formalizzazione delle attività associative sul territorio.
Semplificazioni fiscali
L’innalzamento della soglia di ricavi per l’accesso al regime forfettario non è l’unico cambiamento rilevante. Il Decreto Legislativo approvato in via preliminare introduce anche ulteriori semplificazioni che riguardano direttamente le modalità di gestione contabile e fiscale delle Organizzazioni di Volontariato (ODV) e delle Associazioni di Promozione Sociale (APS).
In particolare, viene confermata l’esclusione dall’obbligo di utilizzo del registratore di cassa e dalla certificazione dei corrispettivi, due adempimenti spesso percepiti come onerosi e poco compatibili con le dinamiche operative delle piccole realtà associative. Questa misura è strategica perché riduce i costi di gestione e semplifica la rendicontazione, rendendo più accessibile la formalizzazione delle attività da parte di enti che operano a livello territoriale con scarse risorse amministrative.
Rispetto alla normativa precedente, che fissava un tetto più basso e richiedeva comunque una serie di adempimenti, oggi il messaggio è chiaro: lo Stato intende agevolare davvero le associazioni no-profit, valorizzandone il ruolo sociale e incentivando la loro regolarizzazione fiscale.
Tutto questo rappresenta un’opportunità concreta per il Terzo Settore, che potrà contare su una cornice normativa più semplice, sostenibile e coerente con le sue finalità solidaristiche. In un contesto in cui la riforma del Terzo Settore ha suscitato non poche incertezze negli anni precedenti, le nuove soglie e semplificazioni segnano un punto di svolta verso una fiscalità più giusta e proporzionata.

Tetto a 400.000 euro
Accanto alle modifiche destinate agli enti del Terzo Settore, il nuovo Decreto Legislativo chiarisce anche un aspetto rilevante per gli enti sportivi e le associazioni che applicano la Legge 398/1991, un regime fiscale agevolato particolarmente utilizzato nel mondo dell’associazionismo sportivo e culturale. Secondo quanto annunciato dal Viceministro Maurizio Leo, viene infatti elevato il tetto massimo di ricavi per accedere al regime agevolato a 400.000 euro annui.
Questo chiarimento è fondamentale per garantire continuità e certezza normativa a migliaia di associazioni che finora hanno beneficiato della semplificazione contabile e fiscale prevista dalla 398/91. Con questo aggiornamento, si consolida l’intenzione del legislatore di uniformare e rendere più coerente il panorama fiscale applicabile agli enti non commerciali, offrendo una maggiore flessibilità operativa a quelle realtà che, pur superando le soglie del regime forfettario del Terzo Settore, non intendono gestire contabilità complesse da regime ordinario.
La soglia di 400.000 euro rappresenta quindi un punto di equilibrio tra la necessità di monitorare l’attività economica degli enti e la volontà di non penalizzare la crescita delle realtà associative più dinamiche, soprattutto in ambito sportivo e culturale.
È interessante osservare come l’intervento normativo si muova in modo integrato: da un lato semplifica per i piccoli enti del Terzo Settore (ODV e APS), dall’altro tutela le esigenze delle associazioni più strutturate, riconoscendo l’importanza della loro funzione sociale ed economica nel tessuto italiano.
Implicazioni fiscali
L’innalzamento della soglia a 85.000 euro per l’accesso al regime forfettario e le semplificazioni sugli adempimenti contabili rappresentano per gli enti del Terzo Settore un’opportunità concreta per operare con maggiore sostenibilità economica e minori carichi burocratici. Dal punto di vista fiscale, infatti, queste misure producono effetti immediati e tangibili per le piccole e medie realtà associative.
Innanzitutto, il risparmio sui costi amministrativi è considerevole: non sarà più necessario dotarsi di registratori telematici o sostenere i costi per la certificazione dei corrispettivi, semplificando così la gestione quotidiana. Inoltre, il regime forfettario consente di beneficiare di un’imposizione agevolata basata su una percentuale fissa di redditività, evitando la complessità della determinazione analitica del reddito.
Queste novità potrebbero anche stimolare la regolarizzazione fiscale di molte realtà ancora “invisibili”, che fino ad oggi evitavano la registrazione formale per timore dei costi e della complessità amministrativa. In questo senso, la riforma può diventare uno strumento di inclusione fiscale, contribuendo a portare alla luce una parte significativa del mondo associativo che finora operava informalmente.
Dal punto di vista economico, gli enti avranno più margine di manovra per raccogliere fondi, promuovere progetti e coinvolgere sponsor, potendo contare su un tetto più alto senza perdere le agevolazioni. Questo crea un circolo virtuoso in cui l’accessibilità fiscale diventa leva per lo sviluppo delle attività sociali e culturali, in linea con gli obiettivi generali della riforma del Terzo Settore.
Sostenibilità e trasparenza
Le nuove soglie e semplificazioni introdotte dal Decreto Legislativo del 22 luglio non vanno lette solo come un alleggerimento degli adempimenti burocratici, ma anche come un segnale forte verso una maggiore sostenibilità gestionale e trasparenza operativa degli enti del Terzo Settore. Grazie a queste modifiche, infatti, molte organizzazioni potranno gestire le proprie attività in modo più chiaro, tracciabile e responsabile, anche nei confronti della pubblica amministrazione e dei donatori.
L’eliminazione di alcuni obblighi strumentali – come il registratore di cassa – e l’uniformazione della soglia IVA con quella del regime forfettario, semplificano notevolmente la rendicontazione, evitando il rischio di errori formali o sanzioni derivanti da una normativa eccessivamente frammentata. In questo contesto, la chiarezza normativa diventa uno stimolo alla compliance, e consente agli enti di concentrare le risorse sulla missione sociale, anziché sugli adempimenti burocratici.
Inoltre, la stabilizzazione della soglia a 85.000 euro, in coerenza con quanto previsto a livello europeo, elimina l’incertezza legata alla deroga provvisoria concessa dall’Unione Europea fino al 2019. Questo rende il quadro normativo più prevedibile e stabile, elemento fondamentale per favorire la programmazione pluriennale delle attività e attirare finanziamenti pubblici o privati.
Infine, il nuovo assetto rappresenta un potente incentivo alla trasparenza nei rapporti con la base associativa e con i beneficiari dei progetti, rafforzando la fiducia e la credibilità delle ODV e delle APS sul territorio.

Applicazione del regime
Se da un lato l’innalzamento della soglia a 85.000 euro e le semplificazioni contabili rappresentano un’opportunità rilevante per migliaia di ODV e APS, dall’altro è fondamentale sottolineare che l’ampliamento della platea di enti ammessi al regime forfettario richiederà maggiore attenzione al rispetto delle condizioni previste dalla legge. Con più soggetti che potranno accedere a regimi agevolati, è infatti lecito attendersi un rafforzamento dell’attività di controllo da parte dell’Agenzia delle Entrate, finalizzato a prevenire abusi o usi distorti della normativa.
Il regime forfettario, proprio per la sua semplicità, può essere talvolta percepito come un “rifugio fiscale”. Ma è bene ricordare che per beneficiarne è necessario rispettare precisi requisiti soggettivi e oggettivi, come l’iscrizione al Registro Unico del Terzo Settore (RUNTS), lo svolgimento effettivo di attività di interesse generale e l’assenza di finalità lucrative. Inoltre, anche se gli obblighi contabili sono ridotti, la documentazione relativa alle entrate e alle attività associative deve comunque essere conservata e tracciabile, in caso di accertamenti.
Sarà quindi importante che gli enti beneficiari di queste misure investano – anche con l’aiuto di consulenti esperti – in una corretta gestione interna e in un aggiornamento continuo sulla normativa, per evitare errori che potrebbero portare alla perdita delle agevolazioni fiscali o a sanzioni.
In questo scenario, trasparenza e rigore diventano condizioni essenziali per consolidare i benefici ottenuti e costruire un rapporto di fiducia duraturo con le istituzioni fiscali.
Vantaggi principali
Le modifiche introdotte dal Governo con il nuovo Decreto Legislativo presentano un pacchetto di vantaggi concreti per le Organizzazioni di Volontariato (ODV) e le Associazioni di Promozione Sociale (APS), soprattutto per quelle di piccole e medie dimensioni che rappresentano la stragrande maggioranza del Terzo Settore italiano.
Il primo beneficio evidente è l’aumento della soglia di ricavi a 85.000 euro, che permette a più enti di accedere al regime forfettario, mantenendo l’esenzione IVA e un’imposizione fiscale semplificata. In un contesto in cui molte attività associative sono limitate da vincoli di bilancio, questo maggiore margine può fare la differenza tra continuità operativa e chiusura.
Il secondo vantaggio è la semplificazione degli obblighi contabili e fiscali: l’esonero dalla certificazione dei corrispettivi e dall’uso del registratore di cassa elimina una serie di costi fissi e riduce la necessità di personale amministrativo qualificato. Questo consente di reinvestire tempo e risorse direttamente nelle attività istituzionali, migliorando l’efficacia sul territorio.
Un altro aspetto positivo è la certezza normativa, data dall’allineamento delle soglie con i parametri europei. Questo offre agli enti una maggiore stabilità e la possibilità di programmare le attività a medio-lungo termine, senza il timore di improvvisi cambi normativi o restrizioni retroattive.
Infine, il coordinamento con il regime agevolato previsto dalla Legge 398/1991 e l’elevazione del relativo tetto a 400.000 euro creano un sistema più coerente e accessibile anche per le associazioni che crescono e sviluppano attività più articolate, senza dover subito affrontare il salto nel regime ordinario.
Conclusione
L’innalzamento della soglia a 85.000 euro per l’accesso al regime forfettario, unito alla semplificazione degli obblighi fiscali e contabili per le ODV e le APS, rappresenta un cambiamento sostanziale per il Terzo Settore italiano. Non si tratta solo di un adeguamento tecnico, ma di una scelta politica e strategica che riconosce il ruolo sociale, economico e culturale delle organizzazioni no-profit sul territorio.
Questa riforma, attesa da tempo e sollecitata da più parti, va nella direzione di favorire la legalità, l’inclusione e la trasparenza, senza penalizzare l’operatività di chi svolge attività di interesse generale. Semplificare non significa abbassare la guardia, ma creare condizioni più eque e sostenibili affinché le associazioni possano svilupparsi, pianificare progetti e offrire servizi alla comunità in modo strutturato.
Con il nuovo quadro normativo in vigore dal 1° gennaio 2026, il Terzo Settore avrà a disposizione strumenti più chiari e vantaggiosi per crescere, accedere a nuove fonti di finanziamento e interagire con la pubblica amministrazione in un contesto normativo più stabile.
Il passo successivo, ora, sarà monitorare l’attuazione concreta di queste disposizioni e garantire che gli enti siano messi nelle condizioni di comprenderle e applicarle correttamente, magari con l’aiuto di professionisti del settore. Solo così la riforma potrà raggiungere pienamente i suoi obiettivi: valorizzare il no-profit italiano e rafforzarne l’impatto sociale.

