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domenica 23 Novembre 2025

Pignoramento per debiti fiscali: la Cassazione gela i correntisti con la trappola dei 60 giorni

Il pignoramento del conto corrente è una delle misure più temute dai contribuenti in difficoltà con il Fisco. Fino a oggi, molti ritenevano di essere protetti da un periodo “cuscinetto” di 60 giorni, utile per pagare o rateizzare il debito prima che l’Agenzia delle Entrate Riscossione potesse agire in modo diretto e aggressivo. Tuttavia, una recente sentenza della Cassazione ha completamente ribaltato questo schema, introducendo un’interpretazione che lascia poco spazio all’intervento del debitore.
La Suprema Corte ha stabilito che, una volta trascorsi i 60 giorni dalla notifica della cartella esattoriale, il pignoramento può scattare anche senza ulteriori avvisi, né notifiche preventive. Una “trappola” legale che può colpire in modo silenzioso e improvviso, trovando il correntista impreparato.

In questo articolo approfondiremo cosa prevede la normativa vigente in tema di pignoramento per debiti fiscali, qual è l’impatto concreto della sentenza n. 21767/2024 della Cassazione, quali sono i diritti del contribuente e soprattutto come tutelarsi e prevenire blocchi improvvisi del conto corrente.

Un tema di enorme attualità, che interessa milioni di italiani e che impone una seria riflessione su diritti, procedure e strumenti di difesa contro la riscossione coattiva.

La trappola invisibile dei 60 giorni

Immagina questa scena: ricevi una notifica di pignoramento sul tuo conto corrente da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Un incubo. Controlli il saldo: è a zero, o magari addirittura in rosso. Tiri un sospiro di sollievo pensando: “Non possono prendere nulla”. Sbagliato. Drammaticamente sbagliato.
Da quel momento, per sessanta lunghissimi giorni, il tuo conto si trasforma in una scatola vuota pronta a inghiottire ogni centesimo che vi entrerà. Lo stipendio? Sparito. Un bonifico in arrivo? Prelevato. Qualsiasi somma transiti sul conto dopo il pignoramento verrà automaticamente vincolata e successivamente trasferita al Fisco.

Questa è la conseguenza diretta e brutale della sentenza n. 28520 del 27 ottobre 2025 (Terza Sezione Civile della Cassazione), che ha riscritto le regole del pignoramento esattoriale speciale, quello previsto dall’art. 72-bis del DPR 602/1973.
Secondo la Suprema Corte, la banca – in quanto terzo pignorato – non solo deve congelare le somme presenti, ma ha anche l’obbligo di custodire e consegnare tutto ciò che viene accreditato nei 60 giorni successivi alla notifica, come disposto dall’art. 546 del Codice di Procedura Civile.

Una vera e propria “gabbia fiscale”, nella quale ogni euro maturato dopo il pignoramento è destinato al Fisco, senza possibilità di opporsi o interloquire con l’agente della riscossione.

Il “tempo di cattura”

La sentenza della Cassazione n. 28520/2025 non lascia spazio a dubbi o interpretazioni fantasiose: i 60 giorni concessi alla banca dopo la notifica dell’ordine di pagamento diretto dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione non rappresentano una finestra di tolleranza, ma un vero e proprio “periodo di cattura”.
In gergo giuridico si parla di spatium deliberandi, cioè il lasso di tempo previsto dall’articolo 72-bis del DPR 602/1973entro cui la banca dovrebbe “deliberare” sull’adempimento. Ma la Cassazione chiarisce che non si tratta affatto di un tempo di riflessione, bensì di un arco temporale vincolante, durante il quale ogni somma che affluisce sul conto è automaticamente destinata al Fisco.

Il vincolo di custodia, previsto dall’art. 546 del Codice di procedura civile, scatta immediatamente e si estende a “crediti futuri ed eventuali”. Tradotto: non importa se al momento della notifica il conto è vuoto o in rosso. Se esiste il conto corrente, tutto ciò che vi entra nei successivi 60 giorni è aggredibile dall’agente della riscossione.
E non si salva nulla: lo stipendio, i bonifici occasionali, persino le somme provenienti da terzi. La Corte è chiarissima nel suo principio di diritto: il saldo attivo va versato anche se maturato dopo il pignoramento, senza che ciò possa essere limitato da quanto già presente sul conto al momento della notifica.

Pignoramento per debiti fiscali- Commercialista.it

Irrilevante il conto in rosso

Forse è questo l’aspetto più sconvolgente della recente pronuncia della Cassazione: non importa se il conto corrente sia in rosso al momento della notifica dell’atto di pignoramento.
Molti contribuenti, fino a oggi, si sentivano “al sicuro” in presenza di un conto incapiente, ritenendo che un saldo negativo fosse sinonimo di impignorabilità. Ma la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 28520/2025, ha demolito questa convinzione, affermando un principio nuovo e molto chiaro: il pignoramento esattoriale “speciale” guarda al futuro, non al presente.

Il meccanismo previsto dall’articolo 72-bis del DPR 602/1973 è costruito su un vincolo “in attesa”, che si attiva anche se il conto è a zero o addirittura con saldo negativo. Basta che il conto esista.
Appena una somma – anche minima – vi affluisce, questa viene automaticamente congelata dalla banca, la quale è tenuta a custodirla per poi trasferirla all’agente della riscossione.
Il vincolo rimane attivo per 60 giorni, e ogni euro che entra è destinato a essere prelevato fino al raggiungimento del debito oggetto del pignoramento.

Questa interpretazione rafforza il carattere esecutivo immediato del pignoramento fiscale e pone il contribuente in una posizione di estrema vulnerabilità, specie se ignaro del meccanismo o impossibilitato a intervenire tempestivamente.

Obblighi e conseguenze

La sentenza della Cassazione n. 28520/2025 prende spunto da un caso concreto, emblematico della confusione che può generarsi tra istituti di credito, contribuenti e Agenzia delle Entrate-Riscossione.
Una banca, dopo aver ricevuto un pignoramento fiscale ai sensi dell’art. 72-bis del DPR 602/1973, aveva provveduto a versare non solo il saldo disponibile al momento della notifica, ma anche tutte le somme affluite sul conto nei successivi 60 giorni.
Tale operazione aveva comportato una segnalazione negativa in Centrale Rischi presso la Banca d’Italia per il correntista, il quale si era trovato esposto nei confronti dell’istituto per effetto dell’addebito automatico delle somme vincolate.

La Cassazione, però, ha confermato la correttezza dell’operato della banca. La Terza Sezione Civile ha ribadito che l’istituto non ha margini discrezionali: in base all’articolo 546 del Codice di procedura civile, è obbligato a custodire e poi trasferire al Fisco tutte le somme transitate sul conto entro i 60 giorni.
In pratica, per quel lasso di tempo, il conto corrente non appartiene più realmente al titolare, ma si trasforma in una stazione di passaggio obbligata verso le casse pubbliche.

Un doppio fuoco che mette la banca tra le esigenze del Fisco e la fiducia dei propri clienti, spesso ignari del fatto che ogni accredito effettuato in quei 60 giorni non sarà disponibile per le loro esigenze personali o aziendali.

Prevenzione e reazione

Il quadro delineato dalla Cassazione è chiaro: il pignoramento esattoriale è uno strumento rapido, automatico e difficile da contrastare una volta attivato. Tuttavia, ciò non significa che il contribuente sia completamente indifeso. La strategia migliore resta sempre la prevenzione, che inizia non appena si riceve la cartella esattoriale.
Infatti, i famosi 60 giorni non iniziano con il pignoramento, ma con la notifica della cartella di pagamento: è in questo intervallo che è possibile intervenire.

Ecco le principali vie per evitare il blocco del conto:

  • Pagare entro 60 giorni dalla cartella: se il debito viene saldato subito, il rischio di pignoramento viene annullato.

  • Rateizzare tempestivamente: la richiesta di rateizzazione, se accettata, sospende le azioni esecutive.

  • Presentare ricorso o istanza di autotutela: in caso di errori o contestazioni sul merito del debito, è possibile attivare una difesa legale o amministrativa.

  • Verificare la regolarità della notifica: molte azioni della riscossione sono viziate da notifiche irregolari, che possono rendere illegittimo il pignoramento.

  • Controllare la prescrizione del credito: alcuni tributi possono decadere se l’ente non agisce nei tempi previsti dalla legge.

È fondamentale agire tempestivamente, possibilmente con l’assistenza di un commercialista o legale esperto in contenzioso tributario. Attendere che arrivi l’atto di pignoramento significa trovarsi già in una posizione quasi irreversibile.

Pignoramento per debiti fiscali- Commercialista.it

Pignoramento e casi particolari

Il pignoramento esattoriale può colpire qualsiasi tipo di rapporto bancario o finanziario intestato al debitore. Tuttavia, ci sono alcune situazioni particolari che meritano attenzione, perché possono attenuare o complicare gli effetti del pignoramento. Vediamole nel dettaglio.

Conto cointestato

Quando il conto è cointestato (ad esempio tra coniugi o familiari), il pignoramento non blocca l’intero saldo, ma solo la quota parte riconducibile al debitore. Generalmente si presume una suddivisione al 50%, salvo prova contraria.
Tuttavia, la banca – per evitare responsabilità – può bloccare l’intero importo, lasciando ai cointestatari l’onere di contestare il pignoramento presso il giudice competente.

Stipendio e pensione accreditati sul conto

Anche gli stipendi e le pensioni, una volta accreditati sul conto corrente, perdono la loro natura di “reddito impignorabile” e diventano aggredibili come qualsiasi altra somma, fino al limite del pignoramento previsto.
La legge tutela queste entrate solo prima dell’accredito: se il pignoramento avviene presso il datore di lavoro o l’INPS, si applicano i limiti (es. 1/5). Ma se lo stipendio viene accreditato sul conto già pignorato, può essere interamente prelevato, entro i 60 giorni.

Limiti al pignoramento

Restano impignorabili:

  • somme inferiori a 1.000 euro sul conto (salvo cumulo);

  • assegni di maternità, indennità di accompagnamento e simili;

  • importi destinati a scopi specifici, se dimostrabili.

La conoscenza di questi dettagli può fare la differenza tra perdere tutto e salvare almeno una parte del proprio patrimonio.

Paralisi finanziaria totale

Il pignoramento del conto corrente non è solo un problema giuridico o fiscale: è una vera e propria paralisi finanziariache può compromettere gravemente la gestione della vita quotidiana e dell’attività lavorativa.
Dal momento in cui la banca riceve l’ordine di pagamento diretto dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione, l’accesso alle somme depositate viene bloccato e il contribuente non può più disporre liberamente dei propri fondi. La banca agisce come un esecutore passivo: congela il denaro e lo trasferisce al Fisco.

Ma gli effetti non si fermano qui:

  • Carte di debito e credito disattivate: molti istituti sospendono automaticamente l’operatività della carta collegata al conto, rendendo impossibili prelievi, pagamenti POS e online.

  • Domiciliazioni bancarie rifiutate: bollette, affitti, mutui o altri addebiti automatici vengono respinti, con conseguenti more e segnalazioni come cattivo pagatore.

  • Inaccessibilità ai bonifici in entrata: anche i bonifici di terzi (stipendi, clienti, familiari) vengono trattenuti, generando un effetto domino di insolvenza su altri obblighi.

  • Problemi reputazionali e creditizi: in caso di sconfinamento o scoperti, la banca può procedere con segnalazioni in Centrale Rischi, danneggiando la possibilità di ottenere prestiti futuri.

Per un libero professionista o un imprenditore, il blocco del conto può significare la fine operativa dell’attività, con fatture non incassate, fornitori non pagati e clienti in fuga.
E tutto può accadere senza ulteriori avvisi, dopo i 60 giorni dalla cartella, anche per debiti relativamente modesti.

Strategie preventive:

Prevenire è meglio che curare, soprattutto quando si parla di pignoramenti fiscali. Una volta che l’Agenzia delle Entrate-Riscossione attiva la procedura, i margini di manovra sono ristretti. Ecco perché adottare strategie preventive intelligenti e legali è essenziale per proteggere i propri conti, la propria liquidità e il proprio patrimonio.
Di seguito, alcune azioni concrete e consigli pratici da adottare per anticipare il Fisco e tutelarsi in tempo utile.

1. Monitoraggio attivo della propria posizione fiscale

Accedere regolarmente al cassetto fiscale e al portale di Agenzia Entrate-Riscossione permette di verificare la presenza di debiti iscritti a ruolo, avvisi, cartelle o intimazioni. Prima arriva la consapevolezza, più è possibile agire.

 2. Rateizzazione tempestiva

Non aspettare che la cartella scada: attiva subito un piano di rate. Anche solo la richiesta di rateizzazione sospende le azioni esecutive e può evitare il blocco dei conti.

 3. Frazionamento dei conti e gestione separata

Può essere utile non concentrare tutta la liquidità in un solo conto, magari usando conti secondari per gestioni diverse (es. azienda / famiglia). Questo non aggira la legge, ma riduce i danni di un blocco totale.

 4. Attenzione ai cointestati

Un conto cointestato può offrire una (parziale) tutela, ma non è esente da rischi. Serve documentazione per dimostrare che le somme non appartengono al debitore.

 5. Collaborare con un commercialista

Un bravo consulente fiscale può aiutarti a prevedere e risolvere criticità prima che diventino problemi gravi: rate, istanze, rottamazioni, saldo e stralcio, contestazioni su prescrizione o su notifiche.

Conclusione

Il pignoramento fiscale sul conto corrente non è un evento improvviso, ma la conseguenza diretta di un processo che parte molto prima: dalla notifica della cartella esattoriale fino allo scadere dei 60 giorni concessi al contribuente. La sentenza n. 28520/2025 della Cassazione ha confermato che, una volta superato questo termine, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione può agire in modo rapido, silenzioso e devastante.
Non serve più alcun avviso, nessun ulteriore passaggio: il conto viene bloccato e ogni somma che vi entra può essere assorbita dal Fisco.

Proprio per questo, oggi più che mai, è fondamentale essere informati, proattivi e affiancati da professionisti esperti. Capire come funziona il pignoramento fiscale, conoscere i propri diritti e muoversi in tempo può fare la differenza tra un semplice debito e un disastro finanziario.

Non aspettare l’atto di pignoramento per agire.Monitora la tua posizione fiscale, pianifica con attenzione la gestione bancaria, chiedi una consulenza qualificata e costruisci una strategia di protezione patrimoniale su misura. Perché con il Fisco, giocare d’anticipo non è un’opzione: è una necessità.

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