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giovedì 30 Ottobre 2025

Legge di Bilancio 2026: taglio dell’IRPEF, rottamazione delle cartelle e agevolazioni per le imprese

La macchina della Legge di Bilancio 2026 è ufficialmente in moto. Durante l’edizione di settembre 2025 di Telefisco, l’evento organizzato da Il Sole 24 Ore e considerato tra i più autorevoli appuntamenti italiani su fisco e lavoro, si sono accesi i riflettori sulle prime anticipazioni della prossima manovra finanziaria. In particolare, è stato il Vice Ministro dell’Economia Maurizio Leo a svelare alcune delle linee guida che il Governo Meloni intende seguire per il prossimo intervento di politica economica.

Al centro dell’attenzione c’è il possibile nuovo taglio dell’IRPEF, già protagonista della Legge di Bilancio 2024 e confermato anche nella manovra del 2025, attualmente in fase di completamento. Un’ulteriore riduzione delle aliquote rappresenterebbe una svolta significativa per lavoratori dipendenti, autonomi e pensionati, oltre che un messaggio politico forte in vista della seconda parte della legislatura.

Nel corso del suo intervento, Leo ha fornito conferme ma anche sollevato dubbi: l’intenzione del Governo è chiara, ma i margini finanziari sono stretti, e molto dipenderà dalle valutazioni che la Commissione Europea darà sulla sostenibilità della manovra, così come dai dati macroeconomici contenuti nel nuovo DPFP, che ha sostituito la tradizionale NADEF il 18 settembre 2025.

In questo articolo analizzeremo le anticipazioni ufficiali, le strategie fiscali in discussione, e i vantaggi o rischi per contribuenti e imprese.

Taglio IRPEF 2026

Il capitolo fiscale sarà ancora una volta il cuore pulsante della Legge di Bilancio 2026, e in particolare l’attenzione si concentra sulla riduzione dell’IRPEF per il ceto medio. Dopo l’importante riforma del 2024 che ha accorpato i primi due scaglioni di reddito, portando da quattro a tre le aliquote IRPEF, il Governo punta ora a un intervento mirato sulla seconda fascia di reddito, quella che riguarda milioni di contribuenti con redditi compresi tra i 28.000 e i 50.000 euro annui.

Durante il convegno Telefisco 2025, il Vice Ministro dell’Economia Maurizio Leo ha confermato che il lavoro tecnico e politico è già avviato. L’ipotesi sul tavolo è la riduzione dell’aliquota dal 35% al 33%, con possibile estensione dello scaglione fino a 60.000 euro. Una misura che avrebbe un impatto diretto su lavoratori dipendenti, autonomi e pensionati appartenenti alla cosiddetta “classe media”, oggi schiacciata tra l’inflazione, la pressione fiscale e una percezione crescente di iniquità.

Il tema centrale, come spesso accade, resta quello delle coperture finanziarie. Leo ha chiarito che ogni decisione dipenderà dai dati aggiornati dell’ISTAT sui conti economici nazionali, attesi per il 22 settembre 2025. Questi dati saranno fondamentali per la definizione del Documento Programmatico di Finanza Pubblica (DPFP), che orienterà in modo decisivo l’intera Legge di Bilancio 2026.

Rottamazione cartelle 2026

Oltre alla riforma IRPEF, la Legge di Bilancio 2026 potrebbe includere una nuova edizione della rottamazione delle cartelle esattoriali, nota ormai come versione “quinquies”. Il Governo sta valutando con attenzione questa misura, spinto dall’obiettivo di sgonfiare il magazzino fiscale di crediti accumulati che ha ormai superato la soglia di 1.300 miliardi di euro, un’enormità in larga parte composta da debiti di difficile, se non impossibile, riscossione.

Secondo le prime indiscrezioni, la nuova sanatoria non sarà generalizzata come in passato. L’intenzione dell’Esecutivo è piuttosto quella di differenziare i contribuenti, escludendo i debitori seriali e garantendo equità tra chi ha sempre adempiuto regolarmente e chi si è trovato in difficoltà economica reale.

Si ipotizza quindi una rottamazione selettiva, riservata:

  • a categorie specifiche di contribuenti (es. soggetti in comprovata crisi economica),

  • a importi sotto soglia (es. debiti sotto i 5.000 euro),

  • con possibili formule di saldo e stralcio parziale.

L’obiettivo è duplice: fare cassa in tempi rapidi e, contemporaneamente, snellire il contenzioso fiscale, riducendo il carico delle liti pendenti con il fisco. Tuttavia, il tema è politicamente sensibile. Il rischio è di inviare un segnale sbagliato ai contribuenti onesti. Per questo, il MEF starebbe lavorando a criteri più restrittivi di accesso e a sistemi di verifica per impedire che la misura venga sfruttata da chi ha accumulato debiti in modo strategico.

Legge di Bilancio 2026: Anticipazioni - Commercialista.it

Regime forfettario 2026

Tra le misure fiscali che potrebbero entrare nella Legge di Bilancio 2026, torna in discussione il possibile innalzamento della soglia del regime forfettario dagli attuali 85.000 euro a 100.000 euro di ricavi. Una proposta che circola già da diversi anni e che aveva trovato spazio anche nella manovra del 2025, salvo poi essere respinta in fase di emendamento.

Il regime forfettario resta uno degli strumenti più apprezzati da professionisti, freelance e piccole partite IVA, grazie all’imposta sostitutiva agevolata al 15% (ridotta al 5% per le start-up nei primi cinque anni). Tuttavia, l’allargamento della platea di accesso incontra vincoli normativi di matrice europea. L’Unione Europea, infatti, prevede limiti precisi per gli Stati Membri sull’adozione di regimi fiscali semplificati con soglie elevate, al fine di evitare concorrenza fiscale sleale e garantire l’armonizzazione tra i diversi sistemi fiscali nazionali.

Secondo le ultime anticipazioni, senza un nulla osta ufficiale da parte dell’UE, il Governo non potrà approvare alcuna modifica sostanziale al regime. Dunque, la soglia a 100.000 euro, per ora, resta solo un’ipotesi politica, in attesa di chiarimenti formali da Bruxelles. L’Esecutivo, però, sembra intenzionato a rilanciare il tema, anche come leva di semplificazione e sostegno al lavoro autonomo, in un momento in cui l’economia italiana mostra ancora segnali deboli di ripresa.

IRES premiale 

Nel quadro della Legge di Bilancio 2026, il Governo punta a rafforzare anche l’IRES premiale, il meccanismo di riduzione dell’aliquota d’imposta per le imprese che reinvestono gli utili. Il Vice Ministro Leo, durante il convegno Telefisco, ha definito il provvedimento come «un passo avanti concreto» verso una fiscalità che premi la crescita aziendale e l’occupazione, nel rispetto dei principi della delega fiscale contenuta nella Legge 111/2023.

L’IRES premiale, introdotto dalla manovra 2025 e attuato con il decreto ministeriale dell’8 agosto 2025, prevede una riduzione dell’aliquota IRES dal 24% al 20%, ma solo a determinate condizioni. In particolare, l’agevolazione si applica alle imprese che decidono di non distribuire gli utili, bensì di accantonarne almeno il 30% per destinarlo a investimenti. Questi possono riguardare sia beni strumentali sia l’assunzione di nuovo personale.

Tuttavia, Leo ha evidenziato alcune criticità tecniche nell’applicazione della norma, parlando di una “asimmetria” tra la base imponibile e la natura degli investimenti. Infatti, mentre la riduzione dell’aliquota IRES è calcolata sul reddito, l’investimento è legato all’utile accantonato, il che potrebbe creare difficoltà operative e interpretative.

Il Ministero dell’Economia è al lavoro per chiarire i dettagli attuativi e potrebbe introdurre nuove semplificazioni o correttivi già con la prossima manovra. In ogni caso, la misura rappresenta un’opportunità concreta per le aziende che intendono rafforzare il capitale produttivo e creare occupazione beneficiando di una fiscalità di vantaggio.

Come prepararsi 

Anche se la Legge di Bilancio 2026 non è ancora definitiva, i segnali lanciati dal Governo permettono già a contribuenti, professionisti e imprese di iniziare a valutare le possibili opportunità e rischi fiscali in arrivo. In particolare, chi rientra nella fascia di reddito medio (tra i 28.000 e i 60.000 euro) potrebbe beneficiare del taglio IRPEF, e conviene già ora monitorare con attenzione eventuali modifiche agli scaglioni e all’aliquota del 33%.

Le imprese, invece, dovrebbero iniziare a considerare strategie di reinvestimento degli utili, in vista di un possibile ampliamento o rafforzamento del meccanismo dell’IRES premiale. In quest’ottica, è fondamentale pianificare attentamente la distribuzione degli utili 2025, valutando la convenienza tra dividendi e accantonamenti destinati a investimenti o nuove assunzioni.

Sul fronte delle cartelle esattoriali, chi ha debiti con il fisco potrebbe trovarsi davanti a una nuova finestra per la rottamazione o il saldo e stralcio. È quindi consigliabile fare una ricognizione delle proprie pendenze, anche con l’aiuto di un commercialista, per essere pronti ad aderire tempestivamente a eventuali misure agevolative, evitando ulteriori interessi o azioni esecutive.

Infine, i professionisti in regime forfettario (o aspiranti tali) dovranno prestare attenzione ai possibili limiti europei. In caso di innalzamento della soglia a 100.000 euro, potrebbe essere strategico posticipare aperture di partite IVA o valutare passaggi da altri regimi nel momento più favorevole.

In tutti i casi, un’attenta pianificazione fiscale e un confronto con un consulente esperto possono fare la differenza tra pagare il giusto e perdere opportunità di risparmio del tutto legali.

Legge di Bilancio 2026: Anticipazioni - Commercialista.it

Fisco e crescita

Oltre ai numeri, alle aliquote e ai vincoli di bilancio, ciò che davvero conta è l’impatto economico delle scelte fiscali. La Legge di Bilancio 2026, se confermerà l’orientamento anticipato dal Vice Ministro Leo, potrebbe diventare una leva importante per stimolare la crescita, soprattutto se le misure saranno strutturali e non limitate a un solo anno.

Il taglio dell’IRPEF per i redditi medi – se ben calibrato – ha un effetto diretto sulla domanda interna, poiché aumenta il reddito disponibile di una fascia di popolazione che tende a spendere piuttosto che risparmiare. Questo può generare un ciclo virtuoso di consumi, produzione e occupazione, soprattutto nei settori più colpiti dall’inflazione. Parallelamente, l’estensione o il rafforzamento dell’IRES premiale ha l’obiettivo di spingere le imprese a reinvestire in capitale e risorse umane, anziché puntare sulla sola distribuzione degli utili. Un modello che premia la crescita interna, la produttività e la creazione di valore a lungo termine.

Anche le eventuali rottamazioni fiscali possono avere un impatto, se ben strutturate: da un lato alleggeriscono i bilanci di cittadini e piccole imprese in difficoltà, dall’altro permettono allo Stato di incassare risorse immediate che altrimenti resterebbero solo “crediti teorici”.

Tuttavia, perché questi effetti si traducano in crescita reale, serve una visione di medio periodo, che integri fisco, investimenti pubblici, riforme strutturali e politiche per l’occupazione. La manovra 2026 sarà quindi un banco di prova non solo fiscale, ma strategico, per il futuro dell’economia italiana.

Conclusione

La Legge di Bilancio 2026 si preannuncia come una manovra ambiziosa, ma inevitabilmente condizionata da vincoli europei, spazi fiscali ristretti e dalla necessità di conciliare rigore e crescita. Il Governo ha già delineato le priorità politiche: taglio dell’IRPEF per il ceto medio, nuove forme di rottamazione selettiva, sostegno agli investimenti attraverso l’IRES premiale, e un possibile ampliamento del regime forfettario, se Bruxelles darà il via libera.

Tuttavia, le certezze al momento sono poche. Molto dipenderà dai dati ISTAT sui conti pubblici, dalle valutazioni dell’UE e dalle scelte finali che verranno incluse nel testo della manovra, la cui approvazione è prevista entro fine anno. In attesa di conferme, è fondamentale che contribuenti e imprese si preparino in anticipo, rivedendo i propri bilanci, valutando la convenienza di determinate scelte fiscali e affidandosi a professionisti qualificati per cogliere ogni opportunità di risparmio fiscale legale.

In un contesto in continua evoluzione, conoscere in anticipo le intenzioni del Governo e interpretare correttamente le misure in arrivo diventa un vantaggio competitivo, non solo per le imprese, ma anche per i singoli cittadini. La fiscalità non è più solo un obbligo, ma un campo strategico in cui agire con consapevolezza, per ottimizzare risorse e proteggere il proprio futuro economico.

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