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giovedì 30 Ottobre 2025

Deducibilità TFM: la Cassazione conferma il principio di competenza e i vantaggi fiscali per le imprese

La fiscalità italiana è un terreno complesso, ricco di interpretazioni e costante oggetto di interventi giurisprudenziali. Uno dei temi che negli ultimi anni ha suscitato maggiore interesse riguarda il Trattamento di Fine Mandato (TFM), ossia l’indennità riconosciuta agli amministratori di società alla cessazione del loro incarico. In particolare, la questione si concentra sulla deducibilità delle quote accantonate a tale titolo e sulla corretta applicazione del principio di competenza, rispetto a quello di cassa.

Il dibattito nasce dal fatto che, a differenza del TFR (Trattamento di Fine Rapporto) spettante ai lavoratori dipendenti, il TFM non è disciplinato da norme dettagliate, ma si fonda sulla libertà contrattuale tra società e amministratore. Questa peculiarità ha portato negli anni a numerose contestazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate, che spesso ha negato la deducibilità delle quote accantonate, sostenendo che la stessa fosse possibile solo al momento dell’effettiva erogazione.

La Corte di Cassazione, con recenti sentenze, ha tuttavia fatto chiarezza: le somme accantonate a titolo di TFM, così come i premi assicurativi stipulati per garantire tali trattamenti, sono deducibili per competenza, a condizione che rispettino determinati requisiti formali e sostanziali. Questo orientamento apre scenari importanti sia per le imprese che per gli amministratori, in termini di pianificazione fiscale e di risparmio sulle imposte.

In questo articolo analizzeremo nel dettaglio il principio espresso dalla Cassazione, i casi concreti di deducibilità, le differenze con il TFR e i vantaggi fiscali che le aziende possono ottenere, senza rischiare contestazioni da parte del Fisco.

Il principio di competenza 

Il Trattamento di Fine Mandato (TFM) rappresenta un aspetto peculiare della fiscalità societaria. A differenza del TFR, esso non è disciplinato in modo dettagliato dal Codice Civile, ma trova fondamento nella libertà contrattuale tra società e amministratore. La sua deducibilità, tuttavia, è stata oggetto di numerosi contrasti tra contribuenti e Amministrazione Finanziaria.

L’art. 105, comma 4 del TUIR stabilisce che gli accantonamenti al fondo TFM sono deducibili per competenza, a condizione che siano previsti da un atto scritto con data certa anteriore all’inizio del mandato, contenente l’importo o il criterio di calcolo dell’indennità. In mancanza di tali presupposti, trova applicazione il principio di cassa previsto dall’art. 95, comma 5 TUIR.

In una vicenda che ha coinvolto le società Alfa Group S.p.A. e Alfa S.p.A., l’Agenzia delle Entrate aveva contestato la deduzione degli accantonamenti al fondo TFM per gli anni 2011-2012-2013, ritenendo che le somme fossero eccessive e dovessero rispettare i limiti previsti per il TFR ex art. 2120 c.c. Le Commissioni Tributarie avevano inizialmente accolto la tesi dell’Ufficio, escludendo la piena deducibilità.

Le società hanno quindi proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che il TFM non può essere assimilato al TFR dei lavoratori dipendenti e che i limiti di deducibilità andavano piuttosto ricondotti all’art. 2389 c.c., relativo ai compensi degli amministratori. Con l’ordinanza n. 18026/2025, la Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando gli avvisi di accertamento.

La Cassazione ha affermato che, in assenza di una norma che imponga di trattare il TFM come il TFR, non è applicabile l’art. 2120 c.c. Pertanto, la deducibilità per competenza è ammessa se esiste un atto valido e documentato; in caso contrario, vale il principio di cassa.

TFM e TFR

Un punto chiave chiarito dalla giurisprudenza riguarda la distinzione tra TFM (Trattamento di Fine Mandato) e TFR (Trattamento di Fine Rapporto). Mentre il TFR è un diritto riconosciuto ex lege ai lavoratori subordinati ed è regolato dall’art. 2120 c.c., il TFM nasce da una scelta contrattuale della società, che può decidere di riconoscere agli amministratori un’indennità al termine del loro incarico. Non esiste, quindi, un obbligo generalizzato, ma solo una possibilità che diventa vincolante se fissata da un atto scritto con data certa.

Questa differenza è fondamentale: il TFR è soggetto a limiti di calcolo stabiliti per legge, mentre il TFM è legato alla discrezionalità delle parti, purché non si trasformi in uno strumento elusivo. Proprio per evitare contestazioni, è essenziale che l’atto che prevede il TFM indichi chiaramente l’importo o il criterio di determinazione.

Dal punto di vista contabile, entra in gioco anche il Documento OIC 31, che consente alle imprese di sostituire gli accantonamenti con il pagamento dei premi di una polizza assicurativa. In questo caso, il rischio legato al pagamento dell’indennità viene trasferito all’assicurazione, e i premi corrisposti sono deducibili per competenza, purché finalizzati esclusivamente a garantire il TFM.

La Cassazione ha confermato questa impostazione: i premi assicurativi destinati a coprire il TFM godono della stessa deducibilità degli accantonamenti, sempre che sussistano le condizioni formali. Ciò rende le polizze uno strumento particolarmente utile per le società, in quanto consentono di pianificare in maniera più agevole la gestione dei costi futuri e, al contempo, di ottenere un beneficio fiscale immediato.

Deducibilità TFM - Commercialista.it

Requisiti formali e sostanziali 

Affinché gli accantonamenti o i premi assicurativi relativi al Trattamento di Fine Mandato siano deducibili per competenza, non basta la semplice delibera assembleare: è necessario rispettare precisi requisiti formali e sostanziali, così come chiarito dalla Cassazione e già previsto dal TUIR.

  1. Atto scritto con data certa: il TFM deve risultare da un documento redatto prima dell’inizio del mandato. La data certa è essenziale per dimostrare la non retroattività della previsione e può essere ottenuta tramite registrazione, PEC, o altro mezzo idoneo.

  2. Indicazione dell’importo o dei criteri di calcolo: il contratto o la delibera devono specificare chiaramente la somma spettante all’amministratore o il metodo per determinarla (ad esempio, una percentuale dei compensi annui). In assenza di questa chiarezza, il rischio di contestazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate è elevato.

  3. Conformità con l’art. 2389 c.c.: i compensi degli amministratori, inclusi i trattamenti di fine mandato, devono essere stabiliti dall’assemblea dei soci, salvo diversa previsione statutaria. Questo assicura la legittimità della decisione e impedisce che il TFM sia considerato un costo indebito.

  4. Non assimilazione al TFR: come ribadito dalla Cassazione, non possono applicarsi i limiti di deducibilità previsti per il TFR dei dipendenti. Ciò significa che le società hanno margini più ampi di pianificazione, purché non si superino i principi di ragionevolezza e proporzionalità.

  5. Polizze assicurative dedicate: se si opta per la copertura tramite assicurazione, i premi devono essere correlati esclusivamente al TFM. In caso contrario, potrebbero essere riqualificati dall’Amministrazione Finanziaria come spese non inerenti.

Il rispetto di questi requisiti consente alle imprese non solo di difendersi da potenziali avvisi di accertamento, ma anche di sfruttare in pieno la deducibilità per competenza, riducendo l’imponibile e pianificando in modo efficiente il carico fiscale.

Vantaggi fiscali 

La conferma della deducibilità per competenza delle quote di TFM da parte della Cassazione rappresenta una grande opportunità per le imprese che intendono ottimizzare la propria fiscalità in maniera legittima. Questo principio, infatti, consente di imputare i costi relativi al trattamento di fine mandato già negli esercizi in cui maturano, senza dover attendere l’effettiva erogazione delle somme agli amministratori.

Dal punto di vista pratico, ciò significa ridurre immediatamente l’imponibile fiscale e, di conseguenza, abbattere l’IRES e l’IRAP. Per le società di capitali, questo si traduce in un risparmio concreto e programmabile, che può essere inserito in una strategia di tax planning pluriennale.

Un ulteriore vantaggio riguarda la possibilità di sostituire gli accantonamenti con i premi assicurativi, anch’essi deducibili per competenza. Questa soluzione consente alle imprese di pianificare meglio i flussi di cassa, trasferendo il rischio all’assicurazione e beneficiando di un’immediata deduzione fiscale. In questo modo, la società non solo si tutela nei confronti dei futuri esborsi, ma ottiene un beneficio fiscale certo già durante la durata del mandato.

Non va trascurato poi l’aspetto della certezza giuridica: la pronuncia della Cassazione riduce sensibilmente i margini di contestazione da parte dell’Agenzia delle Entrate, purché siano rispettati i requisiti formali. Questo rappresenta un elemento chiave per gli imprenditori che desiderano adottare strategie di pianificazione fiscale senza rischiare sanzioni o recuperi d’imposta.

In sintesi, il TFM, se correttamente deliberato e documentato, diventa non solo un riconoscimento economico agli amministratori, ma anche uno strumento di ottimizzazione fiscale che permette alle imprese di risparmiare sulle imposte in modo pienamente legittimo.

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Errori da evitare

Se da un lato la Cassazione ha confermato la piena deducibilità del TFM per competenza, dall’altro ha ribadito con fermezza che tale beneficio fiscale è subordinato al rispetto di determinati requisiti. In assenza di questi presupposti, infatti, l’Amministrazione Finanziaria può legittimamente negare la deduzione, con conseguente recupero a tassazione e applicazione di sanzioni.

Tra le situazioni più frequenti che determinano l’indeducibilità troviamo:

  • Mancanza di un atto scritto con data certa: se la previsione del TFM risulta inserita solo in verbali privi di data certa, oppure successiva all’inizio del mandato, il Fisco può disconoscere la deduzione, applicando il principio di cassa ex art. 95, co. 5 TUIR.

  • Importi non proporzionati: l’indennità deve essere ragionevole rispetto ai compensi dell’amministratore e alle dimensioni economiche della società. Accantonamenti sproporzionati possono essere riqualificati come elusivi.

  • Criteri di calcolo vaghi o assenti: l’assenza di un importo preciso o di regole chiare per la determinazione dell’indennità rende l’accantonamento indeducibile.

  • Polizze assicurative non pertinenti: se i premi assicurativi non sono esclusivamente finalizzati a coprire il TFM, essi non possono essere dedotti come costi inerenti.

  • Assenza di delibera assembleare: la mancanza di un atto deliberativo conforme all’art. 2389 c.c. rappresenta una delle cause principali di contestazione da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Le conseguenze fiscali di tali errori possono essere significative: oltre al recupero delle imposte, le società rischiano sanzioni e interessi, con impatti negativi sulla liquidità e sull’immagine aziendale. Per questo motivo, è fondamentale che imprese e consulenti fiscali predispongano con attenzione la documentazione e verifichino in anticipo la conformità delle scelte adottate.

Esempi pratici 

Per comprendere meglio come funziona la deducibilità del Trattamento di Fine Mandato, è utile analizzare alcuni casi concreti che evidenziano le differenze tra una gestione corretta e una errata.

Esempio di corretta applicazione:

Una società delibera l’assegnazione di un TFM a favore dell’amministratore nel momento stesso della sua nomina. L’atto è registrato presso l’Agenzia delle Entrate, conferendo data certa, e contiene la previsione che l’indennità sarà pari al 20% del compenso annuo percepito. La società, negli esercizi successivi, procede ad accantonare le relative quote e le deduce dal reddito imponibile. In questo scenario, l’Agenzia delle Entrate non può contestare la deduzione, in quanto sussistono tutti i requisiti previsti dall’art. 105, comma 4 TUIR.

Esempio di scorretta applicazione:

Un’impresa decide di riconoscere il TFM a un amministratore a metà del suo mandato, senza formalizzare la decisione con un atto scritto con data certa. L’importo previsto è elevato e non proporzionato rispetto ai compensi annuali. In sede di verifica fiscale, l’Agenzia delle Entrate nega la deducibilità, considerando l’accantonamento privo dei presupposti formali e potenzialmente elusivo. In questo caso, la deduzione sarebbe ammessa solo al momento dell’effettivo pagamento (principio di cassa), con conseguente perdita del vantaggio fiscale.

Esempio con polizza assicurativa:

Una società stipula una polizza dedicata esclusivamente alla copertura del TFM. I premi versati annualmente vengono imputati a conto economico e dedotti per competenza. Tale soluzione non solo consente la deduzione immediata, ma garantisce anche la disponibilità delle somme necessarie al termine del mandato, senza gravare sulla liquidità aziendale.

Questi esempi dimostrano come una corretta pianificazione e una documentazione adeguata possano fare la differenza tra una deduzione legittima e una contestazione con pesanti conseguenze fiscali.

Consigli operativi

Per sfruttare appieno i benefici fiscali derivanti dal Trattamento di Fine Mandato, le imprese devono adottare un approccio prudente e pianificato. La sentenza della Cassazione offre un quadro favorevole, ma resta fondamentale rispettare le regole formali e sostanziali. Ecco alcuni suggerimenti operativi:

  1. Formalizzare la decisione in anticipo: il TFM deve essere deliberato dall’assemblea o previsto nello statuto prima dell’inizio del mandato dell’amministratore. Ogni decisione successiva rischia di invalidare la deducibilità.

  2. Garantire la data certa: registrare la delibera o il contratto presso l’Agenzia delle Entrate, oppure utilizzare strumenti digitali certificati (PEC, firma digitale), per dare prova della data e prevenire contestazioni.

  3. Definire importi proporzionati: l’indennità deve essere ragionevole e rapportata sia al compenso dell’amministratore sia alla dimensione economico-finanziaria della società. Importi sproporzionati sono facilmente attaccabili dal Fisco.

  4. Prevedere criteri chiari di calcolo: indicare in modo trasparente come viene determinata la somma (percentuale dei compensi, importo fisso, altri parametri). Criteri vaghi o arbitrari rendono il TFM vulnerabile a contestazioni.

  5. Valutare la polizza assicurativa: stipulare una polizza dedicata consente di trasferire il rischio all’assicurazione, garantire le risorse future e, contemporaneamente, ottenere la deducibilità dei premi per competenza.

  6. Conservare la documentazione: è buona prassi mantenere agli atti copia delle delibere, dei contratti e delle ricevute dei premi assicurativi, così da poter rispondere prontamente a eventuali verifiche fiscali.

Seguendo queste linee guida, le imprese possono non solo tutelarsi da possibili accertamenti, ma anche trasformare il TFM in un efficace strumento di pianificazione fiscale, utile a ottimizzare i bilanci e a garantire maggiore stabilità finanziaria.

La sentenza della Cassazione n. 18026/2025

Con l’ordinanza n. 18026/2025, la Corte di Cassazione ha ribadito in modo inequivocabile che il Trattamento di Fine Mandato non può essere assimilato al TFR dei lavoratori dipendenti. La pronuncia ha accolto il ricorso congiunto delle società Alfa Group S.p.A. e Alfa S.p.A., annullando tre avvisi di accertamento emessi dall’Agenzia delle Entrate per gli anni d’imposta 2011, 2012 e 2013.

Secondo la Suprema Corte, l’art. 2120 c.c., che disciplina il TFR, non è applicabile agli amministratori di società, in quanto manca una norma che obblighi a un accantonamento secondo gli stessi criteri previsti per i dipendenti. Ne consegue che i limiti di deducibilità richiamati dall’Agenzia non possono essere estesi al TFM.

Il principio affermato è chiaro:

  • il TFM è deducibile per competenza ai sensi dell’art. 105, comma 4 TUIR, a condizione che esista un atto scritto con data certa, redatto prima dell’inizio del rapporto, che indichi l’importo o il criterio di calcolo;

  • in assenza di tali requisiti, la deduzione è consentita solo per cassa, secondo l’art. 95, comma 5 TUIR.

La Cassazione ha quindi confermato che la deducibilità per competenza non può essere negata laddove siano rispettati i presupposti di legge, smentendo l’impostazione restrittiva seguita in precedenza da alcune Commissioni Tributarie.

Questa pronuncia rappresenta un precedente di rilievo per tutte le imprese italiane: sancisce un principio di certezza giuridica, riduce il rischio di contenziosi e, soprattutto, legittima l’utilizzo del TFM come strumento di pianificazione fiscale.

Conclusione

Il tema della deducibilità del Trattamento di Fine Mandato ha rappresentato a lungo un terreno di incertezza per imprese e professionisti, spesso costretti a confrontarsi con interpretazioni restrittive da parte dell’Agenzia delle Entrate. Con l’ordinanza n. 18026/2025, la Corte di Cassazione ha finalmente posto un punto fermo: il TFM non è assimilabile al TFR e, se previsto da un atto scritto con data certa e criteri chiari, è pienamente deducibile per competenza.

Questa pronuncia non solo rafforza la certezza del diritto, ma apre la strada a strategie di pianificazione fiscale più efficaci e trasparenti. Le imprese possono ora utilizzare il TFM, anche tramite polizze assicurative dedicate, come strumento per ottimizzare i propri bilanci e ridurre il carico tributario in modo del tutto legittimo.

Resta fondamentale, tuttavia, rispettare rigorosamente i requisiti formali e sostanziali: atto scritto, data certa, proporzionalità degli importi e documentazione adeguata. Solo così il TFM può trasformarsi da potenziale fonte di contenzioso a leva fiscale utile e sicura.

In definitiva, la sentenza della Cassazione rappresenta un punto di svolta per la fiscalità societaria e un’opportunità che le imprese, piccole e grandi, non dovrebbero trascurare. Con il supporto di una consulenza fiscale esperta, il TFM può diventare un alleato strategico per garantire stabilità finanziaria, risparmio sulle imposte e piena conformità alle regole.

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