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giovedì 30 Ottobre 2025

Contributi volontari INPS per l’agricoltura 2025: aliquote, importi e guida operativa per aziende e consulenti

Nel mondo dell’agricoltura, la possibilità di versare contributi volontari rappresenta uno strumento prezioso per garantire la continuità contributiva ai fini pensionistici, in particolare nei periodi di interruzione o riduzione dell’attività lavorativa. Con la Circolare INPS n. 110 del 17 luglio 2025, l’Istituto fornisce un aggiornamento completo su aliquote, importi, classi di reddito e modalità di calcolo dei contributi volontari dovuti da lavoratori autonomi agricoli (coltivatori diretti, mezzadri, coloni) e dai piccoli coloni e compartecipanti familiari.

Questa guida operativa è pensata per essere un riferimento pratico non solo per i lavoratori interessati, ma soprattutto per i consulenti del lavoro, i commercialisti e le aziende agricole, che si trovano spesso a dover pianificare correttamente i versamenti volontari in funzione delle strategie previdenziali individuali. L’obiettivo è garantire una copertura adeguata e regolare dei periodi non lavorati, senza perdere il diritto a prestazioni pensionistiche future.

Nel 2025, le tabelle INPS sono state aggiornate in funzione dell’aumento del trattamento minimo pensionistico (oggi fissato a 598,61 euro mensili) e della rivalutazione degli importi contributivi, con l’introduzione di nuove classi di reddito e coefficienti applicativi. Questo rende necessario, più che mai, un attento esame dei parametri indicati nella circolare per non incorrere in errori o sanzioni.

Aliquote FPLD e modalità di calcolo

La Circolare INPS n. 110/2025, pubblicata il 14 luglio, stabilisce le nuove aliquote e gli importi per il versamento dei contributi volontari da parte dei lavoratori agricoli per l’anno 2025. Tra i soggetti interessati rientrano sia i lavoratori dipendenti a tempo determinato che quelli a tempo indeterminato. I contributi volontari permettono di coprire i periodi non lavorati, al fine di perfezionare i requisiti pensionistici minimi, come i 20 anni di contribuzione per la pensione di vecchiaia.

Per quanto riguarda i lavoratori agricoli dipendenti, il calcolo dei contributi avviene sulla base dell’aliquota del Fondo Pensione Lavoratori Dipendenti (FPLD), che per il 2025 è stata confermata al 30,30%. Tale aliquota è composta da:

  • Quota pensione: 30,19%

  • Aliquota base: 0,11%

Questa suddivisione si applica in modo uniforme sia a chi ha ottenuto l’autorizzazione alla prosecuzione volontaria prima del 30 dicembre 1995, sia a chi è stato autorizzato successivamente.

I coefficienti di riparto sono infatti identici per entrambe le categorie:

Contributi Volontari INPS Agricoltura 2025-Commercialista.it

L’importo da versare si calcola applicando tale aliquota al salario di riferimento stabilito per ciascun lavoratore. Le tabelle retributive sono aggiornate annualmente in base ai minimi contributivi e al costo della vita.

Autonomi agricoli

Per il 2025, l’INPS ha aggiornato anche gli importi dei contributi volontari dovuti dai lavoratori autonomi agricoli, ovvero coltivatori diretti, mezzadri, coloni e imprenditori agricoli professionali (IAP). Il calcolo si basa su quattro classi di reddito settimanale, ciascuna delle quali determina un importo contributivo differenziato. L’obiettivo è garantire un sistema proporzionale e coerente con la capacità contributiva dei soggetti interessati.

I contributi si calcolano sommando tre componenti:

  • Quota pensione (pari al 22% del reddito settimanale di riferimento);

  • Addizionale Legge 233/1990 (2%);

  • Addizionale fissa Legge 160/1975, pari a €0,79 moltiplicato per tre giornate (€2,37 totali).

Ecco la tabella completa con gli importi settimanali:

Contributi Volontari INPS Agricoltura 2025-Commercialista.it

Va inoltre precisato che è previsto un contributo minimo settimanale:

  • €67,27 per i soggetti autorizzati prima del 31 dicembre 1995;

  • €79,65 per chi ha ottenuto l’autorizzazione dopo tale data.

Questi importi sono validi per ogni settimana di contribuzione volontaria richiesta e autorizzata, e vanno considerati attentamente anche in sede di pianificazione previdenziale e fiscale, soprattutto per chi desidera colmare lacune contributive o anticipare l’età pensionabile.

Categorie particolari di lavoratori agricoli

Anche per il 2025, la possibilità di versare contributi volontari integrativi è estesa a diverse categorie di lavoratori agricoli, ciascuna con regole di calcolo differenti. Gli operai agricoli, sia a tempo determinato che indeterminato, possono versare fino a 270 giornate contributive annue, al fine di integrare i periodi di attività lavorativa insufficiente. L’aliquota applicata è quella dell’IVS (Invalidità, Vecchiaia e Superstiti), pari al 30,30%, da applicare sull’imponibile derivante dalla retribuzione effettivamente percepita.

I piccoli coloni e i compartecipanti familiari non utilizzano la retribuzione reale, ma si basano sui salari medi convenzionali provinciali, stabiliti ogni anno con apposito decreto ministeriale. Per l’anno 2025, tali valori sono stati fissati con il DM del 10 giugno 2025, repertorio 91/2025, differenziati per ogni provincia in base al costo del lavoro agricolo locale.

Diverso è il caso dei coloni e mezzadri reintegrati nell’AGO, per i quali la modalità di calcolo varia a seconda della data di autorizzazione:

  • Autorizzati prima del 12 luglio 1997: il contributo si calcola in base alla classe di contribuzione preesistente, poi aggiornata al costo della vita.

  • Autorizzati dopo il 12 luglio 1997: il contributo è composto da:

    • Quota integrativa: somma fissa di €22,97 più il 9,34% della retribuzione media annua dell’anno precedente;

    • Quota base: 0,11% della retribuzione media annua dell’anno precedente.

Queste disposizioni rendono necessaria una valutazione caso per caso, specialmente per i consulenti del lavoro e i patronati che assistono le aziende agricole e i lavoratori nel calcolo dei versamenti.

Contributi Volontari INPS Agricoltura 2025-Commercialista.it

Procedura INPS 2025

Per poter versare contributi volontari nel 2025, è necessario che il lavoratore agricolo sia stato preventivamente autorizzato dall’INPS alla prosecuzione volontaria della contribuzione. La richiesta può essere presentata in qualsiasi momento, ma è fondamentale rispettare i criteri previsti dalla legge e le tempistiche di decorrenza dei versamenti.

La domanda deve essere inviata in modalità telematica tramite:

  • il portale INPS (www.inps.it), accedendo con SPID, CIE o CNS;

  • tramite CAF o patronati autorizzati;

  • oppure rivolgendosi a un consulente del lavoro o commercialista abilitato.

Per essere ammesso, il richiedente deve dimostrare di avere almeno 5 anni di contributi effettivi (non figurativi), anche non continuativi, nell’arco dell’intera vita lavorativa. In alternativa, può essere accolta la domanda se il lavoratore ha almeno 3 anni di contribuzione nei 5 anni precedenti la richiesta.

Una volta ottenuta l’autorizzazione, i versamenti devono essere effettuati entro il trimestre successivo a quello a cui si riferiscono. Per il pagamento, l’INPS invia i bollettini MAV o comunica il codice per effettuare il versamento tramite modello F24, utilizzando i codici causale specifici per ogni categoria. La mancata regolarizzazione nei tempi previsti comporta l’inutilizzabilità dei contributi versati, anche se pagati successivamente.

Infine, ricordiamo che i contributi volontari non danno diritto a prestazioni assistenziali o assicurative (come maternità o malattia), ma valgono solo ai fini pensionistici. È quindi fondamentale valutare attentamente questa opzione nel contesto di una pianificazione previdenziale completa.

Quando conviene versare contributi volontari

Versare contributi volontari nel 2025 può rappresentare una scelta strategica, ma non è sempre la soluzione più conveniente. La decisione dovrebbe basarsi su un’attenta analisi della situazione contributiva del lavoratore, dell’età anagrafica, degli obiettivi pensionistici e del carico economico che tale operazione comporta.

I contributi volontari sono particolarmente vantaggiosi nei seguenti casi:

  • quando il lavoratore è vicino al requisito dei 20 anni di contributi per accedere alla pensione di vecchiaia;

  • l’interruzione dell’attività lavorativa è temporanea ma significativa (malattia, crisi del settore, riorganizzazione aziendale);

  • quando si è già raggiunta l’età pensionabile ma mancano alcune settimane o mesi per il diritto pieno alla pensione.

Tuttavia, il costo non è irrilevante: ad esempio, un coltivatore diretto nella quarta classe può trovarsi a dover versare oltre 120 euro a settimana, pari a circa 6.000 euro l’anno, una cifra che va valutata in relazione al beneficio atteso.

In alternativa, è possibile considerare:

  • la totalizzazione o il cumulo gratuito dei contributi versati in più gestioni previdenziali;

  • l’opzione per il riscatto agevolato di periodi non coperti da contribuzione (es. anni di studio universitario non lavorati);

  • o ancora, in alcuni casi, la prosecuzione effettiva del lavoro con contratto flessibile, come strumento più efficace per incrementare la posizione contributiva.

In quest’ottica, il ruolo del commercialista o consulente previdenziale è fondamentale per costruire un piano sostenibile e personalizzato, che ottimizzi l’equilibrio tra costo e beneficio, nel rispetto delle normative INPS.

Contributi Volontari INPS Agricoltura 2025-Commercialista.it

Pianificazione fiscale

Nel 2025, la corretta gestione dei contributi volontari nel settore agricolo non è solo una questione previdenziale, ma anche uno strumento di ottimizzazione fiscale e di sostenibilità finanziaria. Per le aziende agricole che si avvalgono della collaborazione di familiari, coadiuvanti o lavoratori a tempo determinato, la possibilità di prevedere versamenti volontari può rientrare in una più ampia strategia di gestione del personale e del budget contributivo.

Ad esempio, l’integrazione di contributi volontari per periodi di inattività o bassa intensità lavorativa può aiutare il lavoratore a mantenere la continuità previdenziale, evitando penalizzazioni sulla futura pensione. Allo stesso tempo, la scelta di effettuare o meno tali versamenti può incidere sul bilancio familiare o aziendale, specie in un contesto agricolo spesso caratterizzato da stagionalità, volatilità dei prezzi e accesso limitato a forme di welfare strutturato.

In questo scenario, la figura del commercialista agricolo o del consulente del lavoro specializzato in previdenza agricola diventa centrale: attraverso un’analisi della posizione contributiva e reddituale del lavoratore e della realtà aziendale, è possibile:

  • valutare la convenienza dei versamenti volontari rispetto ad alternative previdenziali (es. riscatto contributivo, cumulo gratuito);

  • pianificare il carico fiscale in modo compatibile con i redditi dell’impresa agricola, anche tramite strumenti come il regime forfettario agricolo o l’imposta sostitutiva sui redditi agrari;

  • orientare le scelte contrattuali e gestionali nel rispetto delle normative INPS e del calendario contributivo.

Una programmazione integrata consente, quindi, non solo di evitare errori e sanzioni, ma anche di trasformare un obbligo previdenziale in una leva di efficienza fiscale e previdenziale per tutta l’azienda agricola.

Errori nei versamenti volontari

Nel processo di versamento dei contributi volontari agricoli, sia per dipendenti che per autonomi, errori di calcolo, ritardi o indicazioni errate nei modelli F24 possono compromettere seriamente il riconoscimento della contribuzione ai fini pensionistici. La Circolare INPS 110/2025 ribadisce l’importanza della corretta individuazione della categoria di appartenenza, del codice causale e dell’importo settimanale o mensile esatto, in base alla fascia contributiva applicabile.

Tra i principali rischi per lavoratori, aziende e consulenti segnaliamo:

  • Versamenti fuori termine: i contributi volontari devono essere pagati entro i limiti temporali previsti (trimestre successivo al periodo di riferimento). Il superamento di tale scadenza comporta l’irrecuperabilità del contributo.

  • Importi versati non conformi: pagare un importo errato (in eccesso o in difetto) può portare al mancato accredito delle settimane contributive, con ripercussioni dirette sulla pensione.

  • Errori nei codici causale: utilizzare un codice F24 non corretto può causare l’annullamento del versamento da parte dell’INPS o l’assegnazione a una gestione sbagliata.

  • Classificazione errata del lavoratore: confondere un piccolo colono con un coltivatore diretto, ad esempio, può generare un errore nel calcolo dell’importo e quindi nella validità del versamento.

Per evitare questi problemi, è indispensabile l’assistenza di professionisti specializzati, che conoscano nel dettaglio le disposizioni INPS e siano aggiornati sulle modifiche normative annuali, come quelle pubblicate nella circolare 110/2025. Inoltre, l’utilizzo di software gestionale certificato e costantemente aggiornato può ridurre il rischio di errori manuali.

Una piccola svista può costare migliaia di euro in termini di mancata contribuzione valida, quindi l’attenzione e la verifica sistematica devono diventare una prassi standard nella gestione previdenziale.

Esempi pratici

Per comprendere l’impatto reale dei contributi volontari nel settore agricolo, è utile analizzare due casi concreti, facendo riferimento ai dati ufficiali pubblicati dalla Circolare INPS 110/2025.

Caso 1: Coltivatore diretto – Reddito settimanale di €390 (classe 3ª)

Mario è un coltivatore diretto autorizzato alla prosecuzione volontaria dopo il 31 dicembre 1995. Ha scelto di integrare 52 settimane contributive nel 2025. Il suo reddito settimanale rientra nella 3ª fascia (tra €360,01 e €450,00), per cui il contributo dovuto è:

  • Quota pensione: €89,10

  • Addizionale L. 233/1990 (2%): €8,10

  • Addizionale L. 160/1975 (€0,79 x 3): €2,37

  • Totale settimanale: €99,57

  • Totale annuo (52 settimane): €99,57 × 52 = €5.178,64

Caso 2: Operaio agricolo a tempo determinato – Integrazione fino a 270 giornate

Luca è un operaio agricolo a tempo determinato che ha lavorato 200 giornate nel 2025. Per accedere alla pensione ha bisogno di integrare altre 70 giornate. L’imponibile giornaliero medio è di €85, quindi:

  • Imponibile integrativo: €85 × 70 = €5.950

  • Aliquota IVS: 30,30%

  • Contributo volontario dovuto: €5.950 × 30,30% = €1.802,85

Come si evince, i costi possono essere significativi, ma in molti casi rappresentano l’unica soluzione per evitare penalizzazioni pensionistiche o per accedere ai trattamenti minimi. La scelta va quindi sempre effettuata con il supporto di un consulente, che potrà anche verificare la possibilità di dilazionare i pagamenti o pianificare eventuali deduzioni fiscali.

Benefici fiscali

Un aspetto spesso trascurato nella valutazione dei contributi volontari è la possibilità di dedurli dal reddito imponibile ai fini IRPEF, ottenendo così un risparmio fiscale diretto. Secondo la normativa vigente, i contributi previdenziali obbligatori e volontari versati all’INPS sono interamente deducibili dal reddito complessivo, purché effettivamente sostenuti e documentabili.

Per i lavoratori autonomi agricoli (coltivatori diretti, coloni, mezzadri, IAP), il vantaggio si applica nel quadro LM del Modello Redditi, oppure nel calcolo IRPEF semplificato del regime forfettario agricolo. Tuttavia, in quest’ultimo caso, essendo il reddito determinato in via presuntiva, la deduzione non è automatica ma può incidere su altri parametri agevolativi (es. accesso a contributi o bonus).

Per i lavoratori dipendenti agricoli, inclusi operai e compartecipanti familiari, la deduzione si opera nel quadro RP del Modello 730 o Redditi PF, contribuendo a ridurre direttamente la base imponibile, con un risparmio fino al 43% in base all’aliquota marginale. In particolare:

  • un contributo volontario annuo di €5.000 può generare un risparmio fiscale di circa €1.150 con aliquota al 23%, o di oltre €2.000 per redditi soggetti all’aliquota del 41%.

È importante che il pagamento sia effettuato esclusivamente con strumenti tracciabili (bonifico, F24, MAV) e che il contribuente conservi la documentazione in caso di controlli fiscali. Inoltre, i professionisti possono valutare forme di rateazione o compensazione con crediti d’imposta per ottimizzare la gestione finanziaria del contributo.

In sintesi, i contributi volontari, se ben pianificati, non solo rafforzano la posizione previdenziale, ma rappresentano anche un interessante strumento di risparmio fiscale.

Conclusione

La Circolare INPS 110/2025 ha aggiornato in modo chiaro e dettagliato le regole per i versamenti volontari dei contributi nel settore agricolo, fornendo una guida operativa indispensabile per orientarsi tra aliquote, classi di reddito e modalità di calcolo. L’importanza di questi versamenti, sia per lavoratori autonomi che dipendenti, è evidente: garantiscono la continuità della posizione previdenziale, permettono di accedere alla pensione in tempi certi, e possono anche rappresentare uno strumento di ottimizzazione fiscale.

Tuttavia, è altrettanto evidente che si tratta di una scelta che va valutata con attenzione: non sempre versare è la soluzione più conveniente, soprattutto se esistono alternative come il cumulo contributivo gratuito, il riscatto agevolato o la ripresa dell’attività lavorativa. Il ruolo del consulente del lavoro o del commercialista specializzato in agricoltura è dunque centrale per affiancare aziende e singoli lavoratori nella costruzione di un piano previdenziale efficace, sostenibile e conforme alle normative vigenti.

Nel complesso, i contributi volontari per il 2025 si confermano come uno strumento tecnico ma strategico, la cui utilità dipende da come viene pianificata e integrata nella gestione più ampia dell’impresa agricola e della carriera lavorativa del singolo. Restare aggiornati e agire con consapevolezza è il primo passo per trasformare un obbligo previdenziale in un’opportunità concreta.

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