Il settore delle concessioni balneari è nuovamente al centro di un’importante svolta giurisprudenziale che potrebbe cambiare radicalmente le dinamiche di accesso alle gare pubbliche. Con la sentenza n. 138/2025, la Corte Costituzionale ha chiarito un principio fondamentale: chi partecipa a una gara d’appalto per ottenere una concessione demaniale marittima (come quelle per stabilimenti balneari), non può avere debiti fiscali superiori a 5.000 euro, pena l’inammissibilità alla gara stessa.
Sommario
Questa pronuncia risponde a un’eccezione di legittimità costituzionale sollevata in merito all’art. 80 del Codice dei Contratti Pubblici, che disciplina i requisiti morali, fiscali e tecnici degli operatori economici. Il principio affermato è chiaro e tagliente: l’omesso pagamento di imposte oltre la soglia prevista dalla legge è causa legittima di esclusione, anche quando la procedura riguarda beni demaniali come le spiagge italiane, oggetto da anni di controversie politiche, giuridiche ed economiche.
Questo intervento normativo, convalidato dalla Consulta, si inserisce in un contesto già molto complesso e delicato, dove le concessioni balneari sono da tempo sotto la lente dell’Unione Europea per presunti profili di concorrenza distorta. Ma cosa dice esattamente la sentenza? Quali sono le ripercussioni per le imprese e i titolari di stabilimenti? E come è possibile mettersi in regola per non perdere le opportunità legate ai bandi pubblici?
Vediamolo nel dettaglio.
Cosa prevede la sentenza n. 138/2025
Con la sentenza n. 138 del 24 giugno 2025, la Corte Costituzionale ha messo un punto fermo sul regime delle concessioni demaniali marittime, stabilendo un principio che avrà ricadute importanti su tutte le future gare d’appalto, comprese quelle per l’assegnazione delle concessioni balneari. La pronuncia, originata da un contenzioso sugli appalti pubblici, ha confermato la piena applicabilità dell’art. 80, comma 4 del D.lgs. 50/2016 (oggi trasfuso negli artt. 94 e 95 del nuovo Codice dei Contratti pubblici, D.lgs. 36/2023), anche alle procedure per le concessioni di beni demaniali come le spiagge.
In sostanza, chi ha violazioni fiscali definitivamente accertate superiori a 5.000 euro, viene automaticamente escluso dalla partecipazione alle gare pubbliche, senza possibilità di valutazione discrezionale da parte della stazione appaltante. Questo principio non è considerato né irragionevole né sproporzionato dalla Consulta, che lo giudica coerente con gli obiettivi di trasparenza, correttezza e par condicio tra gli operatori economici.
Il punto chiave è che tale limite non può essere superato o ignorato nemmeno in presenza di gare ad alto valore economico. La Corte ha infatti respinto le obiezioni sollevate dal Consiglio di Stato, che aveva messo in dubbio la compatibilità della norma con l’articolo 3 della Costituzione, sottolineando il rischio di una sproporzione tra il debito fiscale e la gravità della sanzione (l’esclusione). Tuttavia, la Consulta ha ritenuto che l’esclusione automatica sia funzionale a evitare vantaggi competitivi indebiti per chi non adempie ai propri obblighi verso l’erario.
Pur dichiarando infondata la questione di legittimità costituzionale, la Corte ha aperto una finestra per il legislatore: valutare la possibilità di introdurre deroghe o di rivedere la soglia dei 5.000 euro, ad esempio consentendo la partecipazione a chi estingue tempestivamente il debito prima della gara. Questo aspetto sarà probabilmente oggetto di future modifiche normative, soprattutto in vista delle procedure competitive da avviare entro il 2027 secondo la legge 116/2024.
Impatto concreto sugli operatori del settore
Le conseguenze della sentenza n. 138/2025 della Corte Costituzionale si fanno sentire in maniera diretta e significativa sul mondo delle concessioni balneari, già da anni al centro di un acceso dibattito tra Europa, enti locali e imprenditori. L’estensione dell’art. 80 del Codice dei Contratti anche alle concessioni demaniali marittime introduce un criterio stringente: nessuna possibilità di partecipare ai bandi pubblici per chi ha debiti fiscali superiori a 5.000 euro.
Nel contesto attuale, in cui — in base alla legge 116/2024 — tutte le concessioni balneari dovranno essere riassegnate entro il 2027 tramite procedura competitiva, il principio affermato dalla Corte diventa cruciale. Gli operatori che intendono concorrere all’assegnazione della propria concessione, o ambiscono ad acquisirne una nuova, devono dimostrare integrità fiscale assoluta. In mancanza di ciò, saranno automaticamente esclusi, senza alcun margine di valutazione da parte dell’ente concedente (Comune, Regione o altra autorità demaniale).
Questo scenario obbliga le imprese del settore a un monitoraggio costante della propria posizione fiscale e, in particolare, a verificare l’assenza di cartelle esattoriali non pagate o atti di accertamento definitivi. Non è rilevante che il debito sia frutto di errori contabili, disattenzioni o problemi temporanei di liquidità: se l’omissione è definitivamente accertata e supera i 5.000 euro, l’esclusione è automatica.
Si apre dunque una fase di profonda attenzione e responsabilizzazione fiscale per migliaia di operatori economici lungo le coste italiane. In particolare, le piccole imprese familiari, che costituiscono la struttura portante di molti stabilimenti balneari, potrebbero trovarsi in difficoltà a causa di debiti pregressi anche di modesta entità. Tuttavia, come accennato dalla Corte stessa, l’unico margine di recupero sarà l’estinzione tempestiva del debito prima della pubblicazione del bando, se e quando il legislatore deciderà di introdurre questa possibilità.

Implicazioni giuridiche e costituzionali
La decisione della Corte Costituzionale si inserisce in un contesto più ampio, in cui le concessioni balneari rappresentano un tema caldo a livello europeo e costituzionale. Da anni l’Unione Europea chiede all’Italia di rispettare i principi della Direttiva Bolkestein (2006/123/CE), in materia di concorrenza e libertà di stabilimento, sollecitando l’apertura del mercato delle concessioni demaniali tramite procedure trasparenti e competitive. La legge 116/2024, che prevede l’affidamento di tutte le concessioni entro il 31 dicembre 2027, è nata proprio per rispondere a queste istanze.
In tale scenario, la pronuncia n. 138/2025 appare in linea con la necessità di garantire la concorrenza leale, escludendo a priori soggetti che non rispettano obblighi fondamentali come quelli fiscali. Il principio di legalità e integrità tributaria diventa così uno strumento per garantire l’equità tra concorrenti, evitando che chi ha pendenze con l’Erario possa ottenere vantaggi a discapito degli operatori corretti. In questa logica, la Corte ha ritenuto la disciplina conforme all’art. 3 della Costituzione, respingendo l’idea che vi sia una disparità di trattamento o una sproporzione tra il debito e la sanzione dell’esclusione.
Al tempo stesso, la Consulta ha fatto un passo importante anche dal punto di vista della certezza del diritto: fissando una soglia precisa (5.000 euro) oltre la quale scatta l’esclusione automatica, ha confermato la necessità di regole chiare e uguali per tutti. Tuttavia, ha anche sollecitato il legislatore a valutare una maggiore flessibilità, ad esempio introducendo una disciplina che consenta all’operatore economico di sanare il debito prima della gara, tutelando così i principi di proporzionalità e di economicità dell’azione amministrativa.
Infine, questa sentenza è anche un chiaro segnale politico e istituzionale: nel momento in cui l’Italia si appresta a riformare il sistema delle concessioni balneari, sarà essenziale trovare un equilibrio tra rigore fiscale, tutela della concorrenza e valorizzazione delle imprese locali, spesso radicate nei territori da generazioni.
Concessioni balneari e gare pubbliche
L’applicazione del principio di esclusione automatica per debiti fiscali sopra i 5.000 euro rappresenta una vera e propria “soglia di sbarramento” per chi intende partecipare ai futuri bandi per le concessioni balneari. In un settore caratterizzato da una forte presenza di microimprese e gestioni familiari, spesso poco strutturate sotto il profilo amministrativo, il rischio di non accorgersi per tempo di pendenze fiscali è tutt’altro che remoto.
Le imprese del comparto dovranno quindi adottare un approccio molto più rigoroso alla gestione fiscale, anche con il supporto di professionisti qualificati.
In particolare, sarà fondamentale:
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Verificare periodicamente la propria posizione fiscale, richiedendo un DURC fiscale aggiornato e monitorando eventuali atti di accertamento definitivi;
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Controllare la presenza di cartelle esattoriali non pagate o avvisi bonari non regolarizzati, anche se riferiti a periodi precedenti;
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Sanare tempestivamente ogni posizione debitoria, idealmente prima della pubblicazione del bando, per evitare il rischio di esclusione automatica;
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Valutare il ricorso a strumenti come la rateizzazione, purché i debiti non siano già definitivi e iscritti a ruolo in modo irrevocabile.
Un altro aspetto pratico da non trascurare è che, nella maggior parte dei casi, sarà il comune o l’ente locale a gestire la procedura competitiva per l’assegnazione delle concessioni. Ciò significa che ogni amministrazione potrà richiedere documentazione dettagliata, come il casellario fiscale dell’impresa, autocertificazioni o visure aggiornate. L’eventuale omissione o incompletezza della documentazione potrà costituire causa di esclusione, aggravando ulteriormente le difficoltà per le imprese meno organizzate.
In previsione dei bandi entro il 2027, è quindi essenziale che i titolari di concessioni demaniali inizino sin da ora un processo di verifica e regolarizzazione della propria posizione fiscale. Farlo all’ultimo momento potrebbe risultare fatale, anche per chi gestisce da decenni lo stesso tratto di litorale.

Possibili sviluppi normativi
La sentenza della Corte Costituzionale, pur ribadendo la legittimità della norma in vigore, non chiude definitivamente la questione. Al contrario, apre una serie di riflessioni che potrebbero sfociare in interventi normativi futuri, soprattutto per ciò che riguarda la proporzionalità della sanzione dell’esclusione e la possibilità di regolarizzazione preventiva.
Infatti, pur respingendo le censure di incostituzionalità sollevate dal Consiglio di Stato, la Corte ha evidenziato che spetta al legislatore valutare opportuni aggiustamenti alla disciplina, in particolare in due direzioni:
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Revisione della soglia dei 5.000 euro, che oggi appare oggettiva ma anche molto rigida. Potrebbe essere introdotto un sistema più flessibile, che tenga conto della dimensione dell’appalto, del valore della concessione o della tipologia del debito;
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Introduzione di una finestra temporale per sanare il debito, permettendo così agli operatori di rientrare in gara qualora provvedano a salvare la loro posizione fiscale prima dell’aggiudicazione. Questa ipotesi potrebbe riequilibrare il rapporto tra interesse pubblico e diritto di partecipazione.
Non è da escludere che nei prossimi mesi, anche alla luce della scadenza del 2027 per le gare delle concessioni balneari, il Parlamento o il Governo intervengano con una normativa di dettaglio, magari all’interno di un decreto-legge omnibus o di una legge annuale sulla concorrenza. Il rischio, infatti, è che l’applicazione rigida della soglia possa determinare l’esclusione di centinaia di operatori, spesso per errori formali o difficoltà economiche momentanee.
Inoltre, a livello politico, sarà necessario mediare tra le esigenze di legalità e concorrenza da una parte, e quelle di tutela del tessuto economico locale dall’altra. Le imprese balneari rappresentano un comparto fondamentale per l’economia turistica italiana, e un approccio troppo punitivo potrebbe compromettere occupazione, stagionalità e servizi al pubblico.
Responsabilità e vincoli per gli enti locali
La sentenza della Corte Costituzionale n. 138/2025 non ha effetti solo per gli operatori economici, ma incide profondamente anche sulla posizione e sulle responsabilità delle stazioni appaltanti, che, nel caso delle concessioni demaniali marittime, sono solitamente i Comuni costieri o altri enti pubblici territoriali. Con l’introduzione di una soglia fiscale automatica ed escludente, questi enti si trovano ora vincolati ad applicare in modo rigido la normativa, senza alcun margine di discrezionalità.
L’ente che bandisce la gara non potrà valutare caso per caso la gravità del debito o la proporzionalità rispetto al valore della concessione: l’esclusione scatterà automaticamente se il concorrente ha un carico fiscale definitivamente accertato superiore a 5.000 euro. Questo solleva una serie di questioni pratiche non irrilevanti. Innanzitutto, l’obbligo per la stazione appaltante di effettuare controlli rigorosi sulla regolarità fiscale dei partecipanti, anche attraverso il coinvolgimento dell’Agenzia delle Entrate, dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione e dell’INPS.
Si delinea così una necessità operativa: gli enti locali dovranno strutturarsi per gestire procedure complesse e documentazione dettagliata, spesso senza avere le risorse tecniche e professionali necessarie. Inoltre, eventuali errori o omissioni nei controlli potrebbero esporre l’amministrazione a ricorsi amministrativi o, nei casi più gravi, anche a responsabilità erariale.
Altro aspetto da considerare è che il rigore della norma potrebbe indurre alcune amministrazioni a ritardare o evitare la pubblicazione dei bandi, temendo contenziosi o criticità gestionali. Un rischio che potrebbe compromettere l’intero processo di assegnazione delle concessioni entro il 2027, come previsto dalla legge 116/2024. Per evitare questo scenario, sarà probabilmente necessario un supporto statale o regionale, anche attraverso linee guida o strumenti digitali condivisi per il controllo delle posizioni fiscali.
Come tutelarsi in modo legale e tempestivo
Alla luce della rigida applicazione del principio sancito dalla Corte Costituzionale, le imprese che operano nel settore balneare devono adottare un approccio proattivo e preventivo per evitare conseguenze disastrose. L’obiettivo è chiaro: non superare mai la soglia dei 5.000 euro di debito fiscale accertato, pena l’esclusione automatica dalla gara. Per farlo, sono diverse le strategie fiscali e legali che è possibile mettere in atto, tutte nel pieno rispetto della legge.
La prima azione fondamentale è il monitoraggio continuo della propria posizione fiscale: è consigliabile, almeno ogni trimestre, richiedere un estratto di ruolo aggiornato presso l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, oltre a verificare la presenza di eventuali avvisi bonari o accertamenti non ancora impugnati. Questo permette di intervenire per tempo, prima che il debito diventi definitivo e quindi ostativo.
In caso di difficoltà nel pagamento immediato, è utile sapere che la rateizzazione non impedisce l’accertamento, ma può evitare l’aggravarsi della situazione debitoria. Tuttavia, bisogna distinguere tra debiti in fase di accertamento (ancora non definitivi) e quelli definitivamente iscritti a ruolo: solo i primi sono ancora “sanabili” ai fini della partecipazione alla gara, mentre i secondi comportano l’esclusione se superano la soglia prevista.
Un’altra strategia cruciale è quella di intervenire subito su eventuali contestazioni fiscali, presentando istanza di autotutela, ricorsi tributari o accedendo a istituti deflattivi come il ravvedimento operoso, l’accertamento con adesione o la conciliazione giudiziale. Questi strumenti, se attivati in tempo, possono interrompere il procedimento di accertamento e impedire che il debito diventi definitivo.
Infine, è fortemente consigliato per ogni concessionario balneare rivolgersi con regolarità a un commercialista specializzato in fiscalità pubblica e appalti, in grado di offrire assistenza tempestiva e aggiornamenti normativi. In un contesto normativo sempre più complesso, il fai-da-te può risultare pericoloso e controproducente.
Conclusione
La sentenza n. 138/2025 della Corte Costituzionale segna un punto di svolta nella gestione delle concessioni balneari in Italia, inserendosi in un quadro normativo in rapida evoluzione e fortemente condizionato dalle richieste europee di concorrenza e trasparenza. Il principio affermato è chiaro: chi ha debiti fiscali superiori a 5.000 euro non può accedere alle gare, senza eccezioni, deroghe o valutazioni caso per caso.
Per i titolari di concessioni demaniali marittime si apre dunque una fase di massima attenzione e responsabilizzazione fiscale, dove ogni omissione può costare cara, anche a fronte di gestioni storiche consolidate nel tempo. Allo stesso tempo, le amministrazioni locali sono chiamate a gestire con precisione e rigore l’intero processo di selezione, senza margini di discrezionalità ma con una grande esposizione a contenziosi e responsabilità operative.
Serve però un intervento legislativo mirato, che tenga conto della realtà economica del settore balneare: un comparto spesso composto da piccole imprese a conduzione familiare, strategiche per l’economia turistica italiana, ma talvolta in difficoltà sotto il profilo fiscale e burocratico. Introdurre meccanismi di regolarizzazione preventiva o valutazioni proporzionate potrebbe evitare effetti distorsivi, salvaguardando allo stesso tempo i principi di legalità e integrità del mercato.
In attesa delle procedure competitive previste dalla legge 116/2024 entro il 2027, è fondamentale che gli operatori si attivino subito, verificando la propria posizione fiscale e regolarizzandola laddove necessario. Solo così si potrà partecipare senza rischi a un processo che, nei prossimi anni, ristrutturerà profondamente il panorama delle concessioni balneari in Italia.

