In un periodo storico in cui la transizione ecologica è al centro dell’agenda politica ed economica, il nuovo Conto Termico 3.0 rappresenta una svolta concreta e attesa per cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni. Con incentivi che coprono fino al 65% delle spese sostenute questa misura si propone come uno strumento strategico per favorire l’efficienza energetica e lo sviluppo delle fonti rinnovabili termiche.
Sommario
A distanza di quasi un decennio dal Conto Termico 2.0 (DM 16 febbraio 2016), il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) ha finalmente approvato, con l’intesa raggiunta in Conferenza Unificata il 5 agosto 2025, il nuovo schema di decreto che dà vita alla versione aggiornata del meccanismo. Un sistema più snello, digitalizzato e accessibile, che punta a semplificare le procedure e ad ampliare la platea dei beneficiari, includendo anche nuove tipologie di interventi.
Ma cosa cambia concretamente con il Conto Termico 3.0? Quali sono le principali novità introdotte, e quali opportunità reali offre in termini di risparmio fiscale, benefici ambientali e ritorno economico dell’investimento?
In questo approfondimento analizziamo tutto quello che c’è da sapere: dalla normativa di riferimento alle categorie di interventi ammessi, fino alle modalità di accesso agli incentivi.
Le principali novità del Conto Termico 3.0
Il Conto Termico 3.0 introduce una serie di novità rilevanti che lo rendono uno strumento decisamente più moderno e inclusivo rispetto alla versione precedente. L’obiettivo è ampliare la platea dei beneficiari, agevolare la realizzazione di interventi integrati e garantire una maggiore flessibilità operativa, anche alla luce dell’evoluzione tecnologica e delle esigenze di efficientamento più complesse.
Una prima novità riguarda l’estensione dei soggetti ammessi all’incentivo: oltre alle Pubbliche Amministrazioni (PA), possono ora accedervi i soggetti privati (sia per edifici residenziali che non residenziali), gli Enti del Terzo Settore (ETS), e i membri delle configurazioni di Autoconsumo Collettivo di Energia Rinnovabile (CACER). Proprio a questi ultimi è riconosciuta una premialità specifica, per stimolare interventi coordinati su edifici condominiali o complessi multifamiliari, incentivando l’autoproduzione e l’efficienza condivisa.
Sul piano tecnico, vengono ammessi nuovi interventi come l’integrazione di infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici, ma solo se parte di progetti multi-intervento in cui sia presente anche un intervento di riqualificazione energetica. Altri esempi includono l’installazione congiunta di impianti solari fotovoltaici e pompe di calore, la sostituzione di generatori con sistemi di teleriscaldamento efficiente o micro-cogenerazione, nonché l’ampliamento dell’uso delle pompe di calore “add-on” anche in impianti non factory made.
Infine, viene introdotto un sistema di adeguamento automatico dei massimali di spesa, legato ai prezzi di mercato rilevati dall’ISTAT. Il Gestore dei Servizi Energetici (GSE) avrà il compito di monitorare e aggiornare tali parametri, garantendo che gli incentivi restino coerenti con i reali costi degli interventi.

Chi può accedere
Il Conto Termico 3.0 conferma e amplia l’accesso agli incentivi per una platea molto eterogenea di soggetti. Possono usufruirne le Pubbliche Amministrazioni (PA), gli Enti del Terzo Settore (ETS), le imprese e i soggetti privati (persone fisiche o giuridiche), compresi coloro che operano in configurazioni di autoconsumo collettivo di energia da fonti rinnovabili (CACER).
Un elemento particolarmente rilevante riguarda la possibilità di assimilazione degli ETS alle Pubbliche Amministrazioni, nel caso in cui siano privi di attività economica. In questo modo, tali soggetti possono beneficiare di una gamma più ampia di interventi ammissibili e accedere agli incentivi tramite prenotazione, modalità solitamente riservata agli enti pubblici. Questo rappresenta un vantaggio competitivo significativo, soprattutto per fondazioni e associazioni che operano in ambito socio-ambientale o culturale.
Gli interventi incentivati si suddividono in due grandi categorie:
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Efficientamento energetico: lavori finalizzati alla riduzione dei consumi su edifici di qualunque destinazione d’uso, compresa la riqualificazione degli edifici NZEB (Nearly Zero Energy Buildings).
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Produzione di energia termica da fonti rinnovabili: esclusivamente per edifici non residenziali.
La misura del beneficio economico varia tra il 40% e il 65% delle spese ammissibili, con l’applicazione di massimali per ciascuna tipologia di intervento. In alcuni casi specifici il contributo può arrivare fino al 100% delle spese sostenute, qualora l’intervento soddisfi i requisiti tecnici e normativi previsti.
Limiti di spesa e accesso agli incentivi
Uno degli aspetti più concreti del Conto Termico 3.0 riguarda i limiti di spesa annuali fissati dal legislatore, con l’obiettivo di assicurare la sostenibilità economica del meccanismo incentivante. Per il 2025, i soggetti privati (persone fisiche e giuridiche) possono accedere a un plafond complessivo massimo di 500 milioni di euro, mentre le Pubbliche Amministrazioni hanno a disposizione 400 milioni di euro, di cui 20 milioni riservati esclusivamente alla realizzazione delle diagnosi energetiche. Questi importi saranno soggetti a monitoraggio costante da parte del GSE (Gestore dei Servizi Energetici), l’ente preposto all’istruttoria e all’erogazione dei contributi.
Per ottenere l’incentivo, i soggetti interessati devono seguire una procedura amministrativa, che prevede la presentazione telematica della domanda attraverso il portale GSE, allegando tutta la documentazione richiesta. L’incentivo viene riconosciuto solo dopo l’istruttoria positiva del GSE, e viene erogato in unica soluzione (se l’importo è inferiore a 5.000 euro) o in rate annuali, in funzione del tipo di intervento e del suo importo.
Un’importante novità introdotta con il Conto Termico 3.0 è la semplificazione delle pratiche, particolarmente utile per interventi di piccole dimensioni. Sono previste modalità più snelle per:
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Impianti di potenza termica ≤ 35 kW e impianti solari ≤ 50 m², che rientrano nel cosiddetto “catalogo GSE”, con iter abbreviato;
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Diagnosi energetiche delle PA, che potranno accedere a modelli standardizzati;
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Prenotazione degli incentivi, riservata agli edifici pubblici (o assimilati) e in particolare agli immobili collocati in aree colpite da eventi calamitosi.
Queste semplificazioni mirano a rendere più accessibile ed efficiente l’intero iter, eliminando molti ostacoli burocratici che avevano rallentato la diffusione del Conto Termico 2.0.
Risparmio fiscale, economico e ambientale
Investire in interventi di efficientamento energetico attraverso il Conto Termico 3.0 significa non solo ottenere un contributo a fondo perduto, ma anche generare un ritorno economico strutturale nel medio-lungo periodo. Il principale vantaggio immediato è l’incentivo in conto capitale, che può coprire dal 40% al 65% delle spese sostenute, arrivando in casi specifici fino al 100% per le Pubbliche Amministrazioni e gli ETS assimilati. Ciò rappresenta una forma diretta di risparmio, ben diversa dalle tradizionali detrazioni fiscali spalmate in 10 anni.
A livello fiscale, il Conto Termico non rientra tra i contributi imponibili per i soggetti che non svolgono attività d’impresa, mentre per le imprese può essere gestito come contributo in conto impianti, secondo quanto previsto dalla normativa civilistica e fiscale. In ogni caso, si tratta di una misura complementare rispetto ad altre agevolazioni (come il Superbonus, ora in forte rimodulazione), e che può essere utilizzata strategicamente anche in progetti multi-intervento o nell’ambito di comunità energetiche.
Dal punto di vista economico e finanziario, l’investimento in efficienza energetica permette una riduzione immediata dei costi in bolletta, sia per riscaldamento che per raffrescamento, oltre a un aumento del valore dell’immobile, soprattutto se si migliora la classe energetica dell’edificio.
Infine, il beneficio è anche ambientale: grazie all’utilizzo di fonti rinnovabili e all’adozione di tecnologie ad alta efficienza, si riducono drasticamente le emissioni di CO₂ e altri inquinanti, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi climatici europei e nazionali.

Conto Termico 3.0 vs Superbonus ed Ecobonus
Molti contribuenti si chiedono quale sia la misura fiscale più vantaggiosa tra Conto Termico 3.0, Superbonus ed Ecobonus. In realtà, si tratta di strumenti differenti per natura, modalità di accesso e tempistiche, e ognuno risponde a esigenze specifiche.
Il Conto Termico 3.0 è un incentivo in conto capitale, ovvero un contributo diretto erogato dal GSE, che copre una parte delle spese sostenute (dal 40% al 65%, fino al 100% per la PA e gli ETS assimilati). Il rimborso avviene in tempi brevi, solitamente entro 60 giorni dalla chiusura dell’istruttoria, anche in un’unica soluzione se l’importo è inferiore a 5.000 euro. Si rivolge a una vasta gamma di soggetti, tra cui privati, imprese, PA, enti del terzo settore e configurazioni di autoconsumo collettivo.
Il Superbonus, invece, è un’agevolazione sotto forma di detrazione IRPEF del 110% (ora rimodulata in misura decrescente), da ripartire in più anni. Ha regole più complesse, è soggetto a continue modifiche normative e non prevede liquidità immediata, se non attraverso meccanismi di cessione del credito o sconto in fattura.
L’Ecobonus, infine, è una detrazione fiscale “classica” dal 50% al 65%, dedicata a interventi di miglioramento energetico su edifici esistenti. Anche in questo caso, il beneficio si recupera in 10 anni, senza contributo diretto.
La scelta tra i tre strumenti dipende quindi da variabili come tipologia di intervento, soggetto beneficiario, tempistiche e accesso alla liquidità. Il Conto Termico 3.0, grazie alla sua semplicità e velocità di rimborso, si sta imponendo come soluzione preferibile per interventi mirati e per chi non ha capienza fiscale.
Conclusione
Il Conto Termico 3.0 rappresenta una delle leve più interessanti e concrete per accelerare la transizione energetica in Italia, con benefici evidenti non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e fiscale. L’estensione dei soggetti beneficiari, l’inclusione di nuove tipologie di interventi, la semplificazione delle procedure e l’adeguamento dei massimali alle reali dinamiche di mercato rendono questo incentivo uno strumento particolarmente efficace e accessibile.
Per i privati, si tratta di un’occasione per ridurre i consumi, aumentare il valore del proprio immobile e accedere a contributi significativi, in tempi relativamente brevi. Per le imprese e gli ETS, è una leva strategica per migliorare la sostenibilità operativa e ridurre i costi fissi. Le Pubbliche Amministrazioni, infine, possono beneficiare di contributi fino al 100% per riqualificare edifici pubblici, scuole, strutture sanitarie e molto altro.
Considerata la disponibilità dei fondi e la crescente attenzione a livello europeo e nazionale verso l’efficienza energetica, approfittare subito di questa misura significa anticipare il cambiamento, trasformando un costo in un investimento duraturo e sostenibile.
Per orientarsi al meglio e ottenere il massimo vantaggio, è consigliabile rivolgersi a professionisti del settore in grado di valutare la fattibilità tecnica e fiscale dell’intervento e accompagnare passo dopo passo il processo di richiesta del contributo.

