La holding è oggi una delle strutture societarie più utilizzate per organizzare, proteggere e sviluppare un gruppo di imprese, sia in ambito nazionale che internazionale. Da strumento tradizionalmente associato ai grandi conglomerati finanziari, la holding è diventata sempre più diffusa anche tra le PMI italiane, che ne hanno compreso i vantaggi fiscali, patrimoniali e organizzativi.
Sommario
Il tema centrale è uno: le regole sono le stesse per tutti, ma cambia la scala. Le logiche utilizzate da grandi gruppi industriali possono essere applicate con successo anche da imprese più piccole, se strutturate correttamente.
In uno scenario in cui la pressione fiscale aumenta, la competizione è globale e la necessità di efficienza e controllo è sempre più strategica, la holding rappresenta uno strumento di pianificazione fiscale, grazie al regime PEX e all’ottimizzazione dei flussi finanziari, un modello di gestione del rischio, separando gli asset strategici dalle attività operative, un veicolo per attrarre investitori, semplificare la governance e scalare più rapidamente e un’opportunità di crescita sostenibile, basata su controllo, trasparenza e coerenza giuridico-economica.
In questo articolo analizzeremo come funziona una holding, quali benefici può portare dalla piccola impresa fino ai grandi gruppi e quali sono le scelte strategiche da valutare per sfruttarla al meglio, anche in Italia e all’estero.
Dalla PMI a Exor
L’utilizzo di una holding non è un’esclusiva delle grandi multinazionali: è una strategia che funziona sia per le PMI italiane che per i colossi internazionali. Se realtà imponenti come Exor Holding NV, la finanziaria della famiglia Agnelli, adottano da anni questa struttura per gestire in modo efficiente i propri asset e ridurre la pressione fiscale, significa che la holding è molto più di un semplice veicolo societario: è una vera e propria leva di crescita strategica.
Il modello Exor: struttura e vantaggi competitivi
Exor Holding NV, con sede nei Paesi Bassi, rappresenta un caso scuola di ottimizzazione fiscale e organizzativa. Questo modello è studiato per:
- Massimizzare la redditività del gruppo attraverso l’esenzione da imposte su dividendi e plusvalenze, sfruttando le direttive europee (come la Direttiva Madre-Figlia 2011/96/UE) e le convenzioni contro le doppie imposizioni.
- Garantire flessibilità finanziaria, consentendo di trattenere gli utili all’interno della holding e impiegarli per acquisizioni, investimenti o sviluppo, senza subire l’imposizione immediata a livello personale o operativo.
- Attirare investitori internazionali, grazie a una giurisdizione fiscale favorevole (come quella olandese) e a una struttura trasparente, affidabile e scalabile.
Il caso Exor dimostra che una holding può agire come una cassaforte patrimoniale, utile sia alla protezione degli utili sia alla loro valorizzazione futura. Ma questi principi possono essere adattati con successo anche alle piccole e medie imprese italiane, a condizione che si scelga la giusta struttura societaria e un corretto inquadramento fiscale.
Il modello Exor
La forza di una holding internazionale come Exor non risiede solo nelle dimensioni del gruppo o nel valore delle partecipazioni (tra cui spiccano nomi come Stellantis, Ferrari, Juventus, GEDI, The Economist Group), ma nella capacità di strutturare il capitale in modo efficiente e vantaggioso a livello fiscale. Secondo i dati riportati dal Sole 24 ORE, Exor detiene partecipazioni strategiche con quote rilevanti, il che le consente di esercitare controllo e al tempo stesso beneficiare di agevolazioni fiscali in ambito comunitario.
Sebbene Exor operi su scala globale, le stesse logiche possono essere replicate con successo anche da PMI italiane, con l’obiettivo di:
- Separare le attività operative dagli asset strategici, proteggendo così il patrimonio aziendale da eventuali rischi imprenditoriali;
- Ottimizzare la tassazione su dividendi e plusvalenze, sfruttando il regime della Participation Exemption (PEX) (art. 87 del TUIR), che prevede una detassazione del 95% delle plusvalenze su partecipazioni qualificate;
- Utilizzare finanziamenti infragruppo, migliorando la gestione della liquidità interna e riducendo la dipendenza da fonti di finanziamento esterne, spesso più onerose;
- Valutare la sede più vantaggiosa per la holding, anche all’interno del territorio italiano (come Milano o il Trentino Alto-Adige) o all’estero, tenendo conto di trattati contro le doppie imposizioni e normative antiabuso (come la Direttiva ATAD e l’art. 10-bis della Legge 212/2000 sul principio di abuso del diritto).
La chiave del successo non è solo costituire una holding, ma progettarla in modo coerente con gli obiettivi aziendali, come fanno i grandi gruppi. E con la giusta consulenza, anche una PMI può costruire una struttura holding efficace, legale e vantaggiosa.
Italia vs estero
La scelta della sede della holding è una decisione cruciale per qualunque imprenditore, poiché incide direttamente su fiscalità, compliance normativa, gestione degli utili e costi amministrativi.
Si tratta di un’opzione strategica da valutare con attenzione, tenendo conto di numerosi fattori: il regime fiscale applicabile, le agevolazioni su dividendi e plusvalenze, la stabilità normativa del Paese, l’eventuale rischio di contestazioni da parte del fisco e i costi di mantenimento della struttura.
Holding in Italia: vantaggi e svantaggi
Contrariamente a quanto si possa pensare, costituire una holding in Italia può essere estremamente vantaggioso, grazie ad alcuni strumenti previsti dal TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi) che incentivano la pianificazione fiscale interna al Paese:
- Participation Exemption (PEX) – Art. 87 TUIR: esenzione del 95% delle plusvalenze derivanti dalla cessione di partecipazioni qualificate, a condizione che siano rispettati requisiti temporali e qualificativi;
- Dividendi agevolati – Art. 89 TUIR: solo il 5% dei dividendi percepiti da società partecipate è soggetto a IRES, rendendo la tassazione effettiva estremamente contenuta;
- Consolidato fiscale nazionale – Artt. 117-129 TUIR: permette di compensare utili e perdite tra le società del gruppo, migliorando l’efficienza fiscale complessiva;
- Gestione unificata dell’IVA – Tramite l’IVA di gruppo (art. 73 DPR 633/1972), si possono centralizzare le operazioni IVA tra le consociate;
- Stabilità normativa: a differenza di molte giurisdizioni estere (soprattutto offshore), l’Italia presenta un sistema consolidato e monitorabile, riducendo il rischio di interventi improvvisi o black list.
Tuttavia, è importante considerare anche alcuni svantaggi:
Nonostante sia ridotta, la tassazione del 5% su dividendi e plusvalenze è comunque presente; la normativa e la burocrazia italiane risultano più rigide rispetto a quelle di altre giurisdizioni “business friendly”, come l’Olanda o il Lussemburgo; infine, i costi operativi sono generalmente più elevati, soprattutto per la gestione amministrativa e fiscale.
Quando conviene scegliere l’Italia?
Se l’obiettivo è costruire una holding solida, trasparente e fiscalmente efficiente, evitando il rischio di contestazioni con l’Agenzia delle Entrate (in virtù del principio dell’abuso del diritto, art. 10-bis Legge 212/2000) e gestendo tutto con maggiore sicurezza a livello nazionale.
Holding all’estero
Molti imprenditori valutano la possibilità di costituire una holding estera per beneficiare di regimi fiscali più vantaggiosi, soprattutto se il gruppo ha attività internazionali o ambizioni di crescita fuori dai confini italiani. Giurisdizioni come Olanda, Lussemburgo e Regno Unito sono storicamente attrattive per strutture di holding grazie a un mix di esenzioni fiscali, burocrazia più snella e maggiore apertura agli investitori esteri.
Vantaggi principali
- Esenzione totale su dividendi e plusvalenze in molte giurisdizioni: ad esempio, l’Olanda applica una piena esenzione sui dividendi in entrata se sono soddisfatte specifiche condizioni (Participation Exemption), così come il Lussemburgo;
- Flessibilità fiscale: possibilità di differire la tassazione degli utili reinvestiti, sfruttando strumenti come le società di partecipazione (SOPARFI) o i trust in common law;
- Clima favorevole per investitori: molte holding estere sono più attraenti per i capitali stranieri, grazie alla percezione di affidabilità, neutralità fiscale e facilità di gestione societaria;
- Procedure semplificate: in diverse giurisdizioni, la costituzione e la gestione della holding richiedono meno adempimenti rispetto all’Italia.
Svantaggi e rischi
- Normative anti-elusione (CFC rules): in base all’art. 167 del TUIR e alle direttive europee (come la Direttiva ATAD), se una holding estera è solo “di facciata” e gestita di fatto dall’Italia, l’Agenzia delle Entrate può riqualificare la residenza fiscale e tassare i redditi in Italia;
- Costi di governance: mantenere una sede estera “reale” (ufficio, personale, amministratori locali) può comportare costi elevati e obblighi di compliance complessi;
- Incertezza normativa: alcune giurisdizioni possono modificare rapidamente i loro regimi fiscali, o finire sotto osservazione da parte della Commissione Europea o OCSE.
Quando conviene scegliere una holding estera?
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Se il gruppo ha operatività internazionale reale e può garantire sostanza economica (economic substance) nel Paese ospitante;
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Se si punta ad attrarre investitori esteri o fondi internazionali;
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Se si vuole beneficiare di un regime fiscale competitivo, senza ricadere in violazioni delle norme antiabuso.
La holding estera è quindi una scelta che va valutata caso per caso, con una pianificazione fiscale attenta e strutturata.
Forma giuridica, iter e aspetti pratici
Costituire una holding in Italia è un processo relativamente semplice, ma che deve essere pianificato con attenzione, soprattutto per evitare problematiche fiscali o inefficienze strutturali. La forma giuridica più utilizzata è quella della società di capitali, in particolare la S.r.l. (società a responsabilità limitata) per la sua flessibilità, o la S.p.A. (società per azioni) nei gruppi più strutturati o quando è prevista l’entrata di soci istituzionali.
Le principali modalità di costituzione di una holding
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Costituzione ex novo: si crea una nuova società (holding) con capitale proprio, che poi acquisisce le partecipazioni nelle società operative;
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Conferimento di partecipazioni: i soci conferiscono alla nuova holding le proprie quote o azioni delle società operative. Questa modalità è spesso preferita per ragioni fiscali e di continuità nella gestione;
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Riorganizzazione di gruppo: si ristruttura un gruppo già esistente, tramite operazioni straordinarie come fusioni, scissioni o apporti in natura.
Iter pratico
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Scelta della forma societaria e predisposizione dello statuto con oggetto sociale compatibile con l’attività di holding;
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Atto notarile di costituzione, registrazione al Registro delle Imprese e apertura partita IVA;
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Richiesta codice ATECO adeguato (es. 64.20.00 “Attività delle holding di partecipazione”);
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Valutazione della possibilità di aderire al regime PEX, al consolidato fiscale, e alla gestione centralizzata IVA, se applicabile.
Un aspetto fondamentale è che l’attività della holding deve essere effettiva e documentabile: gestione delle partecipazioni, pianificazione finanziaria, governance e coordinamento strategico. In caso contrario, l’Agenzia delle Entrate può disconoscere la struttura come artificiosa, applicando le norme sull’abuso del diritto.
Vantaggi fiscali di una holding
Uno degli aspetti più attrattivi della holding, sia per la piccola impresa italiana che per un colosso come Exor, è la possibilità di ottimizzare la pressione fiscale in maniera del tutto legale, sfruttando le norme italiane ed europee esistenti.
Caso PMI: Holding familiare in Italia
Un imprenditore che possiede due aziende operative (es. produzione e servizi), può costituire una S.r.l. holding alla quale conferire le partecipazioni. I vantaggi fiscali immediati includono:
Esenzione del 95% delle plusvalenze: se l’imprenditore un domani vende una delle aziende, la plusvalenza incassata dalla holding sarà tassata solo al 5%;
Dividendi quasi esenti da tassazione: i profitti distribuiti dalle società operative alla holding sono anch’essi tassati solo per il 5%;
Pianificazione successoria: la holding consente una gestione più ordinata del passaggio generazionale, anche attraverso il patto di famiglia;
Compensazione di utili e perdite: se le aziende operative aderiscono al consolidato fiscale nazionale, è possibile compensare utili e perdite, riducendo la tassazione complessiva del gruppo.
Caso Exor: Holding internazionale
Exor applica lo stesso modello su scala globale. Ecco alcuni vantaggi concreti:
Esenzione totale su dividendi e capital gain in base alla normativa olandese e ai trattati internazionali contro le doppie imposizioni;
Gestione flessibile del capitale: gli utili delle partecipate (come Stellantis o Ferrari) possono essere reinvestiti o distribuiti a seconda delle strategie di crescita, senza imposizione immediata;
Pianificazione fiscale internazionale: Exor sfrutta una rete di convenzioni fiscali per minimizzare la ritenuta su dividendi in uscita da altri Paesi verso la holding;
Attrattività per investitori globali: una holding in Olanda, ben strutturata e conforme alle direttive europee, aumenta la fiducia degli investitori e dei mercati.
In entrambi i casi, la holding non serve a “non pagare le tasse”, ma a gestirle in modo intelligente e sostenibile nel tempo. Con la differenza che ciò che vale per Exor è perfettamente replicabile su scala ridotta, purché si rispettino sostanza economica, legalità e coerenza strategica.
Considerazioni finali
La holding non è semplicemente un veicolo societario, ma uno strumento strategico a tutto tondo, capace di rispondere alle esigenze fiscali, patrimoniali e organizzative di imprese di ogni dimensione. La sua adozione consente di ottimizzare la struttura del gruppo, centralizzare la gestione finanziaria e semplificare la governance, in un’ottica di maggiore efficienza e controllo.
Dalla riduzione della pressione fiscale su dividendi e plusvalenze, alla possibilità di sfruttare strumenti come il consolidato fiscale e i finanziamenti infragruppo, una holding ben progettata permette di migliorare la redditività complessiva e rendere il gruppo più reattivo alle sfide del mercato.
Inoltre, la holding consente di proteggere il patrimonio aziendale, separando gli asset strategici dalle attività operative più esposte al rischio, pianificare la crescita e gli investimenti, grazie a una gestione più flessibile delle risorse finanziarie e favorire il passaggio generazionale, facilitando il ricambio nella proprietà o nella gestione in modo ordinato e fiscalmente efficiente.
Strutturare una holding in modo corretto richiede competenze tecniche e una visione a lungo termine, ma rappresenta una scelta in grado di rafforzare la stabilità finanziaria del gruppo e supportarne l’evoluzione, in piena conformità con la normativa vigente.
In un contesto economico e normativo sempre più complesso, dotarsi di una holding significa anticipare i problemi e prepararsi alla crescita, con strumenti concreti e legali.

