Negli ultimi anni, l’Italia ha accelerato significativamente il passo verso la transizione energetica, puntando sulle fonti rinnovabili come motore per uno sviluppo più sostenibile. Tuttavia, nonostante gli sforzi normativi e finanziari, numerosi ostacoli burocratici e autorizzativi hanno rallentato la diffusione degli impianti a energia pulita. In risposta a queste criticità, il Consiglio dei Ministri ha recentemente approvato in via preliminare un nuovo decreto legislativo correttivo (Dlgs), che rivede e semplifica la disciplina dei regimi amministrativi per la produzione di energia da fonti rinnovabili.
Sommario
Questo correttivo si inserisce nel più ampio contesto del recepimento della Direttiva UE RED II (Direttiva 2018/2001), con l’obiettivo dichiarato di snellire i procedimenti autorizzativi, rafforzare la certezza normativa per gli operatori del settore e accelerare l’installazione di nuovi impianti. La semplificazione riguarda tanto gli impianti fotovoltaici quanto quelli eolici, idroelettrici, geotermici e a biomasse.
In questo articolo analizziamo nel dettaglio tutte le novità introdotte dal correttivo, con un occhio di riguardo agli aspetti fiscali, economici e procedurali che interessano imprese, pubbliche amministrazioni e cittadini.
Il nuovo decreto correttivo
L’11 settembre 2025, il Consiglio dei Ministri ha approvato in esame preliminare un decreto legislativo correttivo che interviene sulla disciplina dei regimi amministrativi relativi alla produzione di energia da fonti rinnovabili. Il testo modifica e integra il Dlgs 25 novembre 2024, n. 190, già adottato in attuazione della Direttiva RED II, con l’intento di rafforzarne l’efficacia e colmare alcune lacune applicative emerse durante i primi mesi di attuazione.
La base giuridica di questo intervento si fonda sull’articolo 26, commi 4 e 5, lettere b) e d), della legge 5 agosto 2022, n. 118, che ha delegato al Governo il compito di adottare correttivi e integrazioni alla normativa vigente sulle energie rinnovabili. Il decreto si inserisce, inoltre, nel più ampio disegno strategico delineato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che prevede un’accelerazione degli investimenti nel settore dell’energia verde, con obiettivi ambiziosi in termini di riduzione delle emissioni e autosufficienza energetica.
Secondo quanto riportato nel comunicato ufficiale del Governo, la finalità principale del correttivo è quella di semplificare i regimi amministrativi e ridurre drasticamente i tempi di rilascio delle autorizzazioni per gli impianti a fonti rinnovabili. Si punta così a rimuovere gli ostacoli burocratici che hanno storicamente frenato la realizzazione di progetti energetici, favorendo un clima più favorevole agli investimenti, anche stranieri.
Le principali novità
Il decreto correttivo appena approvato in via preliminare punta a sbloccare e accelerare concretamente l’iter autorizzativo per la costruzione e l’esercizio di impianti da fonti rinnovabili. Una delle novità più significative è la drastica riduzione dei tempi per l’ottenimento della cosiddetta “autorizzazione unica”, che ora – per alcune tipologie di interventi – passerà da 120 a soli 40 giorni. Questo rappresenta un cambiamento epocale per un settore che ha sempre sofferto lunghi iter procedurali, spesso ostacolati da interpretazioni divergenti tra enti locali e Sovrintendenze.
Il correttivo introduce anche definizioni normative più precise, tra cui quella di “infrastrutture indispensabili” per il funzionamento degli impianti e quella relativa alla “revisione della potenza” per gli impianti esistenti. Tali definizioni sono cruciali per ridurre l’ambiguità normativa e facilitare gli investitori nella pianificazione tecnica e giuridica dei progetti.
Un altro punto chiave riguarda gli interventi in aree sottoposte a vincoli paesaggistici o di tutela del patrimonio culturale: il decreto propone una razionalizzazione delle procedure, con l’intento di evitare blocchi generalizzati e promuovere un approccio più equilibrato tra tutela e sviluppo sostenibile.
Viene inoltre rivisto il termine per il ripristino dei luoghi a carico degli esercenti, una modifica che rende più chiaro l’obbligo di rimuovere gli impianti a fine vita. Infine, è prevista la creazione di un “punto di contatto unico” a livello comunale, che fungerà da sportello per cittadini e imprese, migliorando la trasparenza e l’efficienza delle comunicazioni amministrative.

Impatti concreti
Le modifiche introdotte dal decreto correttivo rappresentano un’importante occasione per aziende, operatori energetici, investitori esteri e pubbliche amministrazioni locali. La semplificazione delle procedure autorizzative e la riduzione dei tempi amministrativi rispondono a una necessità concreta: rendere l’Italia un paese più attrattivo per chi vuole puntare sulle energie rinnovabili come asset strategico.
In particolare, la riduzione dei tempi per il rilascio dell’autorizzazione unica permette alle imprese di accorciare sensibilmente la fase di avvio degli investimenti, migliorando il time-to-market degli impianti. Questo si traduce in una riduzione dei costi di progetto, minori spese legali e amministrative e una maggiore certezza per i finanziatori. La presenza di un punto di contatto unico a livello comunale risponde poi all’esigenza di coordinare meglio le comunicazioni tra imprese e PA, riducendo i conflitti tra enti e accelerando i processi decisionali.
Anche gli enti locali beneficiano della razionalizzazione normativa: con regole più chiare e processi più snelli, sarà più facile attrarre progetti di rigenerazione energetica sui propri territori, soprattutto nelle aree industriali dismesse o in declino. Questo potrà contribuire alla creazione di nuovi posti di lavoro, all’aumento del gettito fiscale derivante da nuove attività produttive e a una maggiore sostenibilità ambientale a livello territoriale.
Infine, le nuove definizioni tecniche, come quelle di “infrastrutture indispensabili”, permetteranno di evitare blocchi interpretativi e offrire uno standard comune per la progettazione e l’approvazione dei progetti. Un passo importante per chi vuole investire in Italia in modo rapido, trasparente e sicuro.
Transizione ecologica e PNRR
L’approvazione del decreto correttivo non è un evento isolato, ma si inserisce in un contesto più ampio di strategie nazionali ed europee che puntano alla transizione ecologica, all’indipendenza energetica e alla decarbonizzazione dell’economia. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), finanziato nell’ambito del programma Next Generation EU, destina risorse significative allo sviluppo delle energie rinnovabili, con l’obiettivo di raggiungere il 65% di produzione elettrica da fonti green entro il 2030.
In questo quadro, la semplificazione normativa introdotta dal correttivo si configura come una condizione abilitante per il raggiungimento degli obiettivi ambientali, economici e sociali. Senza un sistema autorizzativo snello, infatti, risulta impossibile realizzare in tempi brevi nuovi impianti fotovoltaici, eolici o a biomassa, mettendo a rischio l’intero piano di decarbonizzazione nazionale. L’Italia, rispetto ad altri Paesi UE, ha accumulato ritardi significativi nell’installazione di nuova capacità rinnovabile, proprio a causa della complessità dei procedimenti amministrativi.
Il decreto agisce dunque come un acceleratore normativo, capace di dare slancio agli investimenti pubblici e privati, anche grazie alla maggiore chiarezza delle regole. Inoltre, contribuisce alla diversificazione delle fonti energetiche, riducendo la dipendenza da gas e petrolio importati, un tema diventato centrale alla luce delle recenti crisi geopolitiche.
Queste riforme rappresentano anche un messaggio chiaro verso l’Europa: l’Italia intende rispettare i propri impegni climatici, ma lo fa dotandosi di strumenti concreti e moderni per favorire una transizione sostenibile, efficace e partecipata.
Semplificazioni e nuove regole operative
Uno dei nodi più complessi per l’espansione delle energie rinnovabili in Italia è rappresentato dai vincoli paesaggistici e ambientali, che spesso hanno rallentato o addirittura bloccato la realizzazione di impianti anche di piccole dimensioni. Il decreto correttivo affronta questo tema con una serie di misure orientate alla semplificazione senza rinunciare alla tutela del patrimonio culturale e naturale.
La novità principale riguarda la razionalizzazione delle procedure autorizzative per gli interventi in aree sottoposte a vincoli. Viene infatti introdotta una disciplina più chiara e coerente, con l’obiettivo di evitare interpretazioni arbitrarie da parte delle autorità competenti. In particolare, il testo specifica quali interventi possono essere considerati “compatibili” con il paesaggio e in quali casi è possibile derogare a determinati vincoli, nel rispetto comunque dei principi costituzionali di tutela ambientale.
La riduzione dei tempi di esame delle pratiche, che per alcuni interventi passa da 120 a 40 giorni, si applica anche ai procedimenti che includono la valutazione di impatto ambientale (VIA), grazie al riconoscimento dell’autorizzazione unica come procedimento con valore abilitante anche ai fini paesaggistici. Questo snellisce notevolmente l’iter per la realizzazione di impianti in zone sensibili, sempre che vengano rispettati determinati criteri tecnici e di sostenibilità.
Un’altra importante innovazione è la previsione di un approccio più uniforme tra i diversi enti coinvolti, in modo da evitare conflitti tra Sovrintendenze, Regioni e Comuni. L’obiettivo è garantire chiarezza normativa, certezza dei tempi e coerenza nell’applicazione delle regole, rendendo il sistema più prevedibile per operatori e investitori.

Nuove responsabilità
Uno degli aspetti più rilevanti e innovativi introdotti dal decreto correttivo riguarda la gestione del fine vita degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili. In passato, l’assenza di una disciplina uniforme e vincolante su questo fronte ha generato incertezze, con il rischio che alcuni impianti dismessi restassero in stato di abbandono, con conseguenze negative sul paesaggio e sull’ambiente.
Il correttivo affronta il problema in modo diretto, introducendo una revisione degli obblighi a carico dei soggetti esercenti in materia di ripristino dei luoghi. Viene chiarito che, alla cessazione dell’attività, il titolare dell’impianto è tenuto a smantellare tutte le infrastrutture non più operative e a ripristinare lo stato originario dei terreni su cui l’impianto insisteva, secondo modalità e tempistiche definite in sede autorizzativa.
Questa nuova impostazione rafforza il principio di responsabilità ambientale dell’operatore, ponendo anche le basi per eventuali forme di garanzia finanziaria, come fideiussioni o accantonamenti, per coprire i costi di dismissione. In questo modo si riduce il rischio che i costi del ripristino ricadano sulle amministrazioni locali o sulla collettività, in caso di fallimento o inattività dell’impresa.
Si tratta di un passaggio fondamentale per assicurare una transizione energetica davvero sostenibile, che non si limiti solo alla fase di installazione, ma consideri anche l’intero ciclo di vita degli impianti. Inoltre, la chiarezza normativa offre agli operatori maggiore certezza su obblighi futuri, permettendo di pianificare meglio gli investimenti e valorizzare l’impegno ambientale anche a livello reputazionale.
Vantaggi fiscali
Oltre alla semplificazione amministrativa, il nuovo decreto correttivo rafforza indirettamente anche la convenienza fiscale per chi sceglie di investire nella produzione di energia da fonti rinnovabili. La riduzione dei tempi autorizzativi e la maggiore certezza normativa aumentano infatti l’efficacia degli incentivi fiscali già previsti, permettendo agli operatori di accedere più rapidamente a detrazioni, agevolazioni e meccanismi di compensazione.
Tra le principali misure fiscali attualmente in vigore troviamo:
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Superbonus 90% e bonus edilizi: per impianti fotovoltaici installati su edifici residenziali, anche con sistemi di accumulo, se collegati a lavori trainanti.
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Credito d’imposta per investimenti 4.0: applicabile anche agli impianti fotovoltaici e di cogenerazione installati da imprese, nel rispetto dei requisiti di interconnessione e controllo da remoto.
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Ammortamenti accelerati: per le imprese che installano impianti a energie rinnovabili nell’ambito di attività produttive, con possibilità di dedurre più velocemente il costo dell’investimento.
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Regimi fiscali agevolati per le comunità energetiche rinnovabili (CER), inclusi esoneri da imposte su proventi autoconsumati collettivamente.
Inoltre, grazie alla semplificazione delle autorizzazioni, i tempi di avvio degli impianti si accorciano, permettendo di iniziare prima la produzione e la vendita di energia e quindi anticipare il rientro fiscale dell’investimento. La possibilità di accedere al ritiro dedicato o allo scambio sul posto (SSP), gestiti dal GSE, resta un’opzione economicamente interessante per molti soggetti.
Per i professionisti e le imprese del settore, questa nuova cornice normativa rappresenta anche un’opportunità per diversificare l’attività, aprirsi a nuovi mercati e attrarre capitali, in un contesto sempre più favorevole alla finanza sostenibile e ai progetti green.
Conclusioni
Il decreto correttivo approvato l’11 settembre dal Consiglio dei Ministri segna un importante passo avanti verso una transizione energetica più rapida, efficiente e sostenibile. Le novità introdotte dalla semplificazione dei regimi autorizzativi alla definizione normativa di concetti tecnici, passando per la gestione responsabile del fine vita degli impianti e la creazione di sportelli comunali dedicati, rappresentano strumenti concreti per rimuovere gli ostacoli che, fino ad oggi, hanno frenato lo sviluppo delle rinnovabili nel nostro Paese.
Ma oltre al valore ambientale e strategico, non vanno sottovalutati i vantaggi economici e fiscali: riduzione dei costi burocratici, accesso più rapido agli incentivi, maggiore appetibilità per gli investitori e ritorni più veloci sugli investimenti effettuati. Il nuovo quadro normativo apre la strada a progetti più semplici da gestire, più facili da finanziare e meglio integrati con le esigenze delle comunità locali e del tessuto imprenditoriale.
Sarà fondamentale, nei prossimi mesi, monitorare l’iter parlamentare per l’approvazione definitiva del decreto e la sua attuazione concreta sul territorio. Il successo di questa riforma dipenderà non solo dalla qualità della norma, ma anche dalla capacità delle istituzioni locali e centrali di applicarla in modo uniforme, trasparente e tempestivo.
Per cittadini, professionisti e imprese, questo è il momento ideale per informarsi, pianificare investimenti e cogliere le opportunità offerte dalle rinnovabili, sia in termini di sostenibilità che di vantaggio competitivo. La rivoluzione energetica è già iniziata: ora l’Italia ha le carte in regola per accelerarla davvero.

