La Legge di Bilancio 2026 si preannuncia come una delle più complesse degli ultimi anni, e non solo per l’elevato valore politico che assumerà a ridosso delle elezioni del 2027. Al centro del dibattito pubblico e delle manovre governative c’è una questione cruciale: la copertura finanziaria delle misure che l’esecutivo intende confermare o introdurre. Secondo le prime anticipazioni diffuse a fine agosto, tra le priorità vi sono il rinnovo del taglio del cuneo fiscale sul lavoro dipendente, la conferma delle agevolazioni per le famiglie (come l’assegno unico), e la gestione delle pensioni in un quadro demografico e finanziario sempre più critico.
Sommario
Tuttavia, i margini di manovra sono ristretti. Il Governo dovrà affrontare una difficile partita tra le attese dei contribuenti, i vincoli imposti dal nuovo Patto di Stabilità europeo e l’eredità di una spesa pubblica cresciuta sensibilmente negli ultimi anni, anche per effetto delle misure emergenziali legate alla pandemia e alla crisi energetica.
In questo scenario, l’articolo si propone di analizzare le principali novità attese nella Legge di Bilancio 2026, i rischi legati alla sostenibilità finanziaria delle promesse politiche, e le possibili soluzioni di ottimizzazione fiscale legale che professionisti e imprese potranno adottare per prepararsi in anticipo.
Taglio IRPEF
Uno dei temi cardine della Legge di Bilancio 2026 sarà senza dubbio la riforma dell’IRPEF, con un focus mirato sui redditi medi, tradizionalmente considerati il “motore fiscale” del Paese, ma anche tra i più penalizzati dal sistema attuale. Dopo l’intervento del 2024, che ha visto l’accorpamento dei primi due scaglioni IRPEF con un’aliquota unica al 23%, il Governo guarda ora al secondo scaglione, quello compreso tra i 28.000 e i 50.000 euro, con l’obiettivo di alleggerire ulteriormente il carico fiscale.
Secondo le anticipazioni, l’esecutivo starebbe valutando un’estensione dello scaglione agevolato fino a 60.000 euro, con la contestuale riduzione dell’aliquota dal 35% al 33%. Una manovra che potrebbe tradursi in un risparmio annuo stimato di 440 euro per i contribuenti nella fascia 28.000–50.000 euro, che salirebbe a 660 euro in caso di allargamento fino a 60.000 euro.
Si tratta di un intervento strategico per riequilibrare la pressione fiscale e incentivare i consumi, in un momento in cui l’economia italiana mostra segnali di rallentamento. Tuttavia, il costo di questa misura è tutt’altro che trascurabile: si parla di circa 4 miliardi di euro in minori entrate, una cifra che rende necessaria una copertura finanziaria solida. Come ribadito dal ministro Giorgetti, il taglio dell’IRPEF potrà avvenire solo se supportato da “misure responsabili” sia sul fronte delle entrate che delle uscite.
Rottamazione cartelle 2026
Oltre al tema dell’IRPEF, la Legge di Bilancio 2026 potrebbe contenere una nuova misura di definizione agevolata dei debiti fiscali: una sorta di “rottamazione Quinquies” delle cartelle esattoriali. Una soluzione pensata per affrontare l’enorme magazzino dei crediti non riscossi, che ha ormai superato la soglia di 1.300 miliardi di euro, una cifra di fatto non più gestibile dal sistema di riscossione.
A differenza delle precedenti edizioni, questa volta non si tratterebbe di un condono generalizzato, ma di un intervento mirato e selettivo.
Le ipotesi sul tavolo includono:
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l’accesso riservato a determinate categorie di contribuenti, come persone fisiche in condizioni economiche svantaggiate o piccole imprese;
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limiti d’importo – ad esempio cartelle inferiori ai 10.000 euro;
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e l’introduzione di formule di saldo e stralcio parziale, in cui il contribuente potrebbe pagare solo una parte del debito, rinunciando però a future agevolazioni.
L’obiettivo è duplice: da un lato alleggerire il carico amministrativo e il contenzioso tributario, dall’altro generare un gettito immediato, utile proprio a finanziare parte della manovra. Tuttavia, il nodo politico è sensibile: il Governo vuole evitare di premiare i debitori seriali, introducendo criteri più rigidi per l’accesso alla misura e puntando a un condono “etico”, destinato solo a chi è realmente in difficoltà.
Il nodo delle coperture
Uno dei principali ostacoli alla definizione della Legge di Bilancio 2026 è rappresentato dal reperimento delle risorse necessarie. Solo per confermare le misure già in essere – taglio del cuneo fiscale, bonus famiglie, indicizzazione delle pensioni – servono tra i 20 e i 25 miliardi di euro, a cui si aggiungono i nuovi interventi ipotizzati, come il taglio dell’IRPEF o la rottamazione selettiva delle cartelle. Il totale potrebbe superare i 30 miliardi, mettendo a dura prova i conti pubblici.
Nel contesto del ritorno del Patto di Stabilità europeo, il Governo italiano non può più contare su flessibilità illimitata. Questo significa che ogni nuova spesa dovrà essere coperta, o da tagli strutturali, o da maggiori entrate.
Tra le ipotesi in discussione:
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una razionalizzazione delle agevolazioni fiscali esistenti (come detrazioni e deduzioni, spesso poco efficaci);
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tagli alla spesa improduttiva in alcuni comparti della Pubblica Amministrazione;
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e il possibile ricorso a entrate straordinarie, come i proventi delle privatizzazioni o il recupero dell’evasione fiscale.
In alternativa, si è parlato anche di revisioni selettive di aliquote su imposte indirette (come l’IVA), ipotesi però molto delicata dal punto di vista politico e sociale.
La difficoltà sta nel bilanciare l’impatto economico delle coperture con l’effettiva sostenibilità delle promesse politiche, in un anno che precede l’ultima legge di bilancio della legislatura. In assenza di risorse certe, molte delle misure annunciate potrebbero restare solo sulla carta.

Legge di Bilancio 2026
La Legge di Bilancio 2026 si annuncia determinante anche per il mondo delle imprese e dei lavoratori autonomi, che da anni chiedono maggiore stabilità normativa, meno burocrazia e una fiscalità più competitiva. Al momento non sono state annunciate riforme radicali, ma alcuni segnali lasciano intendere che il Governo potrebbe intervenire su diversi fronti per favorire la crescita economica e l’occupazione.
Una delle ipotesi sul tavolo riguarda l’estensione dei regimi agevolati per le partite IVA, come il regime forfettario, oggi applicabile fino a 85.000 euro di fatturato. Potrebbero essere introdotte nuove soglie o meccanismi di gradualità per evitare salti fiscali bruschi, spesso penalizzanti per i piccoli professionisti. Inoltre, si parla di una revisione dei coefficienti di redditività, con l’obiettivo di renderli più equi e aderenti alle reali marginalità dei diversi settori.
Sul fronte delle imprese, l’attenzione è puntata sul possibile rinnovo o potenziamento del credito d’imposta per investimenti in beni strumentali 4.0, in scadenza a fine 2025. La misura potrebbe essere rifinanziata, ma in una forma più selettiva, rivolta solo alle aziende che investono in transizione digitale e sostenibilità.
Infine, si discute della possibilità di introdurre incentivi per nuove assunzioni, soprattutto nel Mezzogiorno, e di misure per semplificare l’accesso al credito tramite garanzie pubbliche. Tuttavia, anche in questo caso, tutto dipenderà dalla disponibilità delle risorse e dalla priorità che il Governo deciderà di dare al tessuto produttivo italiano.
Gli effetti della manovra sui contribuenti
La Legge di Bilancio 2026 avrà un impatto diretto sulla vita di milioni di contribuenti italiani. Tra riduzioni d’imposta, possibili agevolazioni e ipotetici tagli alla spesa pubblica, il vero tema sarà la redistribuzione del peso fiscale e la capacità del Governo di rendere il sistema più equo, senza gravare ulteriormente su chi già sostiene il carico tributario del Paese.
Per i lavoratori dipendenti, il possibile taglio dell’IRPEF per il ceto medio rappresenta una buona notizia, ma rischia di rimanere un’operazione a saldo zero se non accompagnata da un reale miglioramento dei servizi pubblici. Allo stesso tempo, per le famiglie, resta forte l’incertezza sul rinnovo degli incentivi esistenti, come l’assegno unico universale, i bonus energia o le agevolazioni per la casa.
Dal lato opposto, potrebbe emergere una pressione indiretta derivante da tagli alle agevolazioni fiscali meno efficienti, oppure da aumenti selettivi delle imposte indirette – come IVA o accise – che colpiscono in modo trasversale tutti i consumatori, a prescindere dal reddito.
Anche per i contribuenti con posizioni debitorie aperte con l’erario, la manovra potrebbe segnare un momento decisivo. La nuova rottamazione selettiva delle cartelle offrirà un’occasione importante per regolarizzare la propria posizione, ma solo per chi rispetterà i criteri stringenti in fase di definizione.
In questo quadro di attese e incertezze, sarà fondamentale monitorare l’evoluzione del testo definitivo della manovra, che verrà approvato entro fine anno. L’auspicio è che le misure approvate vadano nella direzione di una semplificazione fiscale e di un maggiore equilibrio tra contribuenti e Stato.

Risparmio fiscale
In attesa della versione definitiva della Legge di Bilancio 2026, è già possibile adottare strategie di risparmio fiscale legale per prepararsi ai possibili cambiamenti. In un contesto di incertezza normativa, la pianificazione fiscale preventiva diventa uno strumento essenziale, soprattutto per chi rientra nel ceto medio, gestisce un’attività d’impresa o ha posizione aperte con l’Agenzia delle Entrate.
Ad esempio, i lavoratori autonomi e le piccole imprese possono iniziare a valutare la convenienza del regime forfettario alla luce delle ipotesi di modifica delle soglie o dei coefficienti di redditività. Un’analisi tempestiva della propria posizione reddituale e dei costi deducibili potrebbe permettere di anticipare scelte fiscali più vantaggiose per il 2026.
Parallelamente, è utile iniziare a monitorare eventuali crediti d’imposta ancora utilizzabili, in particolare quelli legati a investimenti in beni strumentali, digitalizzazione o formazione 4.0. Spesso questi strumenti vengono sottoutilizzati per mancanza di informazione o per ritardi nella presentazione delle domande.
Per chi ha debiti fiscali iscritti a ruolo, è consigliabile iniziare fin da subito a verificare la propria posizione tramite estratti conto Equitalia (Agenzia Entrate-Riscossione). Questo consente di capire se si potrà rientrare nei criteri della nuova definizione agevolata, evitando di perdere un’occasione importante per chiudere situazioni pendenti.
Infine, è importante restare aggiornati sulle modifiche alle detrazioni IRPEF e sulle eventuali revisioni delle spese ammesse. Ogni taglio alle agevolazioni fiscali può incidere significativamente sulla dichiarazione dei redditi, soprattutto per famiglie con carichi di spesa elevati.
Patto di Stabilità europeo
A complicare ulteriormente la costruzione della Legge di Bilancio 2026 c’è il ritorno del Patto di Stabilità e Crescita, sospeso per diversi anni a causa della pandemia e delle crisi internazionali. Dal 2024, infatti, le regole fiscali europee sono tornate in vigore, anche se con alcune modifiche. Per l’Italia, ciò significa una maggiore sorveglianza sui conti pubblici e la necessità di mantenere sotto controllo deficit e debito pubblico.
Il nuovo quadro europeo prevede percorsi di aggiustamento fiscale pluriennale, concordati tra gli Stati membri e la Commissione UE. L’obiettivo è ridurre progressivamente il rapporto debito/PIL, evitando però manovre troppo restrittive che potrebbero deprimere la crescita. In questo contesto, la manovra italiana dovrà necessariamente rispettare i parametri di sostenibilità finanziaria, pena l’avvio di procedure di infrazione.
Secondo le prime stime, l’Italia avrà uno spazio fiscale molto limitato: si parla di un aggiustamento richiesto di circa 0,5-0,7 punti di PIL all’anno, ovvero tra i 10 e i 14 miliardi di euro di manovra correttiva. Ciò impone scelte molto selettive: ogni misura espansiva dovrà essere compensata da tagli o nuove entrate.
Il vero nodo sarà quindi conciliare le esigenze interne, come il taglio dell’IRPEF o gli aiuti alle famiglie, con i vincoli europei, senza perdere credibilità sui mercati e senza penalizzare la ripresa. Il Governo dovrà dimostrare di saper gestire una manovra politica sotto stretta osservazione tecnica.
Misure per le famiglie
Nel disegno della Legge di Bilancio 2026, uno dei temi più delicati è rappresentato dal sostegno economico alle famiglie. Si tratta di una priorità dichiarata dal Governo, ma che rischia di scontrarsi con la rigidità delle risorse disponibili. Le famiglie italiane, già provate dal rincaro dei beni di prima necessità e dalla crisi abitativa, attendono con attenzione la riconferma di misure chiave come l’Assegno Unico Universale, il bonus nido, il contributo affitti per giovani under 36 e le agevolazioni per famiglie numerose.
Al momento, l’intenzione dell’Esecutivo sembra quella di confermare almeno i principali strumenti già in essere, anche se non è escluso un intervento di razionalizzazione. Alcune misure potrebbero subire una rimodulazione in base all’ISEE, con importi maggiorati solo per le fasce più deboli. Il rischio concreto, però, è che l’inflazione corroda il valore reale degli aiuti, se gli importi non verranno aggiornati in modo adeguato.
In discussione anche nuove forme di detrazione per spese scolastiche o sanitarie, oppure l’introduzione di bonus natalità “rafforzati” per contrastare il crollo demografico. Tuttavia, l’effettiva attuazione di queste proposte dipenderà dalla quantità di risorse liberate attraverso altri tagli o maggiori entrate.
Il sostegno alle famiglie non è solo una questione di assistenzialismo, ma un investimento sul futuro del Paese: il Governo dovrà decidere se puntare su misure strutturali di welfare fiscale, oppure limitarsi a bonus temporanei dalla dubbia efficacia nel medio termine.
Conclusione
La Legge di Bilancio 2026 si preannuncia come una delle più complesse e politicamente strategiche dell’intera legislatura. Con un mix di ambizioni fiscali, vincoli europei e risorse limitate, il Governo è chiamato a un esercizio di equilibrio delicato: da un lato, alleggerire la pressione su famiglie, imprese e lavoratori; dall’altro, mantenere la sostenibilità dei conti pubblici sotto l’occhio vigile di Bruxelles.
Il taglio dell’IRPEF per il ceto medio, la possibile rottamazione selettiva delle cartelle, le agevolazioni per le partite IVA e il sostegno alle famiglie sono solo alcune delle misure sul tavolo, ma tutte accomunate da una necessità imprescindibile: coperture certe e credibili. In assenza di queste, anche le proposte più popolari rischiano di rimanere lettera morta.
Per contribuenti, professionisti e imprese, l’unica strada percorribile è quella della pianificazione fiscale consapevole. Comprendere fin da subito le direzioni della manovra, monitorare le modifiche normative e affidarsi a consulenti esperti diventa essenziale per cogliere le opportunità e limitare i rischi fiscali.
Il vero snodo sarà nei prossimi mesi, quando inizierà la discussione parlamentare sul testo della manovra. Sarà in quella sede che si capirà se il 2026 rappresenterà una vera svolta fiscale o solo un ulteriore tentativo di compromesso tra esigenze economiche e obiettivi politici. Nel frattempo, informarsi, agire per tempo e adottare strategie legali di risparmio fiscale resta la scelta più saggia.

