Il 14 luglio 2025 il Consiglio dei Ministri ha approvato in via preliminare un nuovo Correttivo al Decreto Legislativo n. 1/2024, che introduce modifiche significative alla disciplina degli errori contabili, tema centrale per imprese, professionisti e operatori del settore fiscale. La revisione normativa risponde all’esigenza di maggiore chiarezza e semplificazione nelle procedure di correzione di errori nei bilanci e nei documenti fiscali, uno degli ambiti più delicati per chi gestisce la contabilità aziendale.
Sommario
Questo aggiornamento, parte del più ampio progetto di riforma del sistema tributario previsto dalla Legge Delega 111/2023, punta a offrire strumenti più flessibili e coerenti con la normativa civilistica, cercando di superare le attuali incertezze interpretative tra diritto tributario e contabile. In particolare, vengono aggiornate le disposizioni dell’art. 83 del TUIR sulla rilevanza fiscale delle variazioni di bilancio, e viene data centralità al principio della competenza economica.
Ma cosa cambierà nella pratica per i contribuenti? In che modo le imprese potranno correggere gli errori contabili, anche se riferiti ad annualità precedenti, senza incorrere in sanzioni o in contestazioni future? E quali opportunità di risparmio fiscale si possono cogliere con le nuove regole? Questo articolo fa il punto sulle principali novità, sulle criticità risolte, e su come agire concretamente in base al nuovo testo.
Correttivo IRPEF e IRES
Il nuovo Correttivo, approvato in via preliminare dal Governo il 14 luglio 2025, introduce modifiche sostanziali al trattamento fiscale degli errori contabili, intervenendo sull’articolo 83 del TUIR e sull’articolo 8, comma 1-bis, del DL 73/2022. Il fulcro della novità sta nella differenziazione tra errori contabili rilevanti e non rilevanti: solo per questi ultimi sarà possibile beneficiare delle semplificazioni fiscali senza dover ricorrere alla dichiarazione integrativa.
Gli errori non rilevanti, secondo la definizione dei principi contabili nazionali (OIC 29) e internazionali (IAS 8), potranno essere corretti direttamente in bilancio, con riconoscimento fiscale automatico, a patto che la correzione avvenga in un determinato arco temporale. Per gli errori rilevanti, invece, continua ad applicarsi la procedura ordinaria, che prevede la presentazione della dichiarazione integrativa, con tutti i relativi adempimenti e potenziali sanzioni.
L’articolo 4 del decreto rappresenta un passo avanti nel processo di armonizzazione tra valori fiscali e valori civilistici, come richiesto dalla Legge Delega 111/2023, che mira a semplificare la fiscalità delle imprese, riducendo margini di ambiguità. Tuttavia, l’agevolazione non è estesa indistintamente a tutte le correzioni: restano esclusi gli errori che abbiano un impatto significativo sui bilanci, proprio per preservare la trasparenza e l’affidabilità dell’informazione contabile.
Le nuove condizioni
Secondo quanto previsto dalla nuova formulazione dell’art. 83 del TUIR, introdotta dal Correttivo, la correzione fiscale degli errori contabili non rilevanti sarà ammessa solo a determinate condizioni temporali. Nello specifico, la rettifica deve essere effettuata entro la data di chiusura dell’esercizio successivo a quello in cui l’errore è stato commesso o avrebbe dovuto essere rilevato. Questo significa che, ad esempio, un errore commesso nel bilancio 2024 (come un costo erroneamente iscritto o non rilevato) potrà essere corretto fiscalmente nel bilancio 2025, senza necessità di dichiarazione integrativa.
Tuttavia, la correzione non sarà valida se l’impresa ha già ricevuto notifiche formali di accertamenti, accessi, ispezioni o verifiche relativi agli elementi contabili coinvolti nell’errore. È quindi fondamentale che la rettifica venga effettuata prima dell’avvio di qualunque attività amministrativa di controllo, pena l’invalidità della semplificazione fiscale.
Questa nuova disciplina risponde all’esigenza di snellire il carico burocratico per le imprese, riducendo il ricorso a numerose dichiarazioni integrative e limitando il rischio di sanzioni. Tuttavia, lascia fuori le situazioni più gravi o sistemiche, che richiedono ancora la via “classica” della rettifica formale tramite il modello Redditi.
Un punto importante riguarda il fatto che solo le correzioni tempestive e trasparenti possono godere del riconoscimento fiscale ai fini di IRES e IRAP, limitando il rischio di doppie imposizioni o contestazioni future.

Errori contabili
La nuova disciplina di semplificazione introdotta dal decreto correttivo distingue chiaramente tra errori contabili non rilevanti (ammessi al beneficio fiscale) ed errori rilevanti (esclusi). Questa distinzione si basa su quanto stabilito dai principi contabili nazionali OIC 29 e dagli standard internazionali IAS 8, già utilizzati dalle imprese nella redazione del bilancio.
Nel dettaglio, gli errori non rilevanti riguardano generalmente imprecisioni che non alterano in modo significativo la rappresentazione veritiera e corretta del bilancio, come ad esempio errori di classificazione, di imputazione temporale o di lieve entità nella quantificazione di costi e ricavi. Questi possono essere corretti direttamente in bilancio, con effetto fiscale riconosciuto a patto che siano rispettati i vincoli temporali e formali previsti dalla norma.
Diversamente, gli errori rilevanti sono quelli che avrebbero potuto influenzare le decisioni economiche degli utilizzatori del bilancio, e per i quali si richiede un trattamento più rigoroso. Rientrano in questa categoria, ad esempio, la mancata rilevazione di componenti reddituali significativi, l’errata qualificazione di un’operazione che incide sul risultato d’esercizio o il riconoscimento errato di voci patrimoniali rilevanti. In questi casi, anche con la nuova normativa, è obbligatorio presentare una dichiarazione integrativa per sanare l’errore, seguendo la disciplina già in vigore.
Un ulteriore elemento di attenzione riguarda i casi in cui l’errore consiste nella mancata rilevazione di un componente reddituale o patrimoniale: anche tali omissioni, se rientrano nei limiti di rilevanza previsti, possono godere della semplificazione, a condizione che la rettifica avvenga in tempo utile e al di fuori di procedimenti di accertamento già avviati.
Grandi gruppi e semplificazione
La riforma del trattamento fiscale degli errori contabili si inserisce in un quadro più ampio di semplificazione normativa e di avvicinamento tra bilancio civilistico e imponibile fiscale, obiettivo perseguito dalla Legge Delega n. 111/2023. Uno dei motivi principali che ha spinto il legislatore a intervenire è legato alla realtà dei grandi gruppi imprenditoriali, che spesso gestiscono una mole elevata di operazioni complesse, sia in Italia che all’estero.
Secondo la relazione illustrativa allegata al decreto, queste realtà sono soggette a una grande varietà di rapporti giuridici, molti dei quali si svolgono o si concludono nelle fasi finali dell’esercizio. È proprio in queste situazioni, in cui i tempi sono stretti e le informazioni frammentarie, che possono verificarsi errori nella contabilizzazione dei componenti reddituali, sia positivi che negativi. Tali errori possono riguardare non solo la competenza temporale, ma anche la quantificazione o classificazione delle operazioni.
Non si tratta solo di errori a sfavore dell’Erario: molti di questi riguardano anche situazioni in cui l’impresa è penalizzata, ad esempio per avere sottostimato un costo o sovrastimato un ricavo, con impatti fiscali distorsivi. Tuttavia, in passato la soluzione a questi errori era spesso la dichiarazione integrativa, procedura complessa, onerosa e soggetta a sanzioni.
Con il nuovo correttivo, il Governo mira quindi a ridurre il carico amministrativo, rendere più efficiente la gestione degli errori di modesta entità e aumentare la compliance spontanea, soprattutto per quei soggetti che operano in mercati dinamici e ad alta variabilità.
Vantaggi operativi
Con l’introduzione delle nuove regole previste dal Correttivo, le imprese e i professionisti si trovano di fronte a una procedura più semplice e trasparente per la gestione degli errori contabili meno gravi. Il nuovo impianto normativo, infatti, consente – in presenza di determinati requisiti – di evitare la dichiarazione integrativa e i rischi sanzionatori, a patto che l’errore non sia rilevante e che la sua correzione avvenga nei tempi previsti dalla legge.
Questo comporta vantaggi operativi significativi, soprattutto per le PMI e per le realtà aziendali con contabilità articolata: la possibilità di effettuare le correzioni direttamente in bilancio, con automatico riconoscimento fiscale, consente di risparmiare tempo, costi e complessità. È una soluzione che incentiva anche una maggiore compliance volontaria, rendendo più fluido il rapporto tra contribuenti e Amministrazione finanziaria.
Un altro aspetto da sottolineare è la maggiore certezza interpretativa offerta dalla norma. In passato, infatti, la gestione degli errori contabili minori lasciava spazio a dubbie valutazioni soggettive, che spesso sfociavano in contenziosi o in comportamenti difensivi da parte delle imprese (come la presentazione di dichiarazioni integrative anche quando non necessarie). Con il nuovo quadro normativo, viene meglio definito cosa può essere corretto e quando, offrendo un importante strumento di pianificazione e gestione fiscale.
Infine, la nuova disciplina favorisce un allineamento più coerente tra normativa fiscale e civilistica, contribuendo a eliminare disallineamenti tra bilancio e imponibile, migliorando anche la qualità e l’affidabilità del reporting contabile.

Limiti, rischi e criticità
Nonostante l’obiettivo di semplificazione, il nuovo regime per la correzione degli errori contabili non è privo di criticità operative. Innanzitutto, occorre porre grande attenzione alla corretta valutazione della “rilevanza” dell’errore, poiché è proprio questa distinzione a determinare se si possa procedere con la correzione semplificata o se sia necessario presentare una dichiarazione integrativa. La normativa fa riferimento a OIC 29 e IAS 8, ma l’applicazione pratica può risultare complessa e, in alcuni casi, lascia spazio a interpretazioni soggettive.
È fondamentale, quindi, che le imprese e i consulenti documentino con precisione le motivazioni alla base della classificazione dell’errore come non rilevante, tenendo traccia di ogni passaggio contabile e di bilancio, così da difendersi in caso di controlli successivi. Inoltre, va ricordato che l’effetto fiscale della correzione è subordinato alla tempestività dell’intervento: se l’errore viene corretto oltre i termini previsti, o se nel frattempo l’impresa è oggetto di verifiche, il beneficio viene meno.
Un altro aspetto da non sottovalutare è il coordinamento tra area contabile e area fiscale all’interno delle imprese. Il nuovo regime richiede una maggiore sinergia tra chi redige i bilanci e chi gestisce gli adempimenti tributari, al fine di garantire la coerenza tra i dati e la corretta qualificazione dell’errore.
Infine, va evidenziato che, al momento, il decreto è stato approvato solo in via preliminare e dovrà seguire il suo iter parlamentare. Potrebbero quindi esserci modifiche, chiarimenti interpretativi o addirittura esclusioni parziali dall’ambito applicativo attuale. La prudenza, almeno in questa fase, resta d’obbligo.
Come prepararsi
Alla luce delle novità introdotte dal Correttivo, diventa fondamentale per le imprese adottare un approccio proattivo nella gestione degli errori contabili, anche di minima entità. La possibilità di correggerli senza dover ricorrere alla dichiarazione integrativa rappresenta un’opportunità, ma anche una responsabilità in termini di controllo interno, tracciabilità e tempestività.
Occorrerà dunque rafforzare i presìdi di contabilità analitica, istituire procedure interne di revisione dei bilanci infra-annuali e adottare sistemi informativi in grado di segnalare tempestivamente anomalie nella rilevazione dei costi e dei ricavi. Un errore apparentemente marginale, se non rilevato in tempo, potrebbe infatti perdere i benefici della sanatoria semplificata, con conseguenze economiche e fiscali rilevanti.
Dal punto di vista del consulente fiscale, invece, il cambiamento impone una migliore integrazione con l’area amministrativa dei clienti. È essenziale stabilire fin da ora un dialogo chiaro con le imprese assistite, spiegando cosa cambia e quali comportamenti adottare già nel bilancio 2025. La consapevolezza è il primo passo per ridurre i rischi e valorizzare le nuove possibilità offerte dal legislatore.
Infine, sarà cruciale monitorare l’evoluzione normativa. Come specificato, il testo del decreto è ancora in fase preliminare e soggetto a modifiche. Solo una lettura attenta della versione definitiva, eventualmente integrata da circolari dell’Agenzia delle Entrate o documenti interpretativi, potrà chiarire definitivamente gli ambiti applicativi.
Esempi pratici
Per comprendere davvero l’impatto delle nuove disposizioni, è utile analizzare alcuni casi concreti. Supponiamo, ad esempio, che un’impresa abbia erroneamente imputato un costo di competenza del 2024 nel bilancio del 2025. Se si tratta di un errore non rilevante, la nuova disciplina consente di rettificare il bilancio del 2025, rilevando il costo al 2025 stesso e ottenendo il riconoscimento fiscale automatico, a condizione che l’errore venga corretto entro la chiusura dell’esercizio 2025 e prima di eventuali controlli.
Un altro caso frequente riguarda l’omessa rilevazione di un componente negativo di reddito, ad esempio un fondo rischi che, per distrazione o errata interpretazione, non viene iscritto in bilancio nell’anno corretto. Anche in questo caso, se l’errore è non rilevante e scoperto in tempo, può essere regolarmente imputato nell’esercizio successivo, senza bisogno di dichiarazione integrativa.
Diverso è il caso di un errore rilevante, come potrebbe essere la mancata contabilizzazione di una plusvalenza derivante da una cessione immobiliare, che incide in modo sostanziale sul risultato d’esercizio. Qui la correzione semplificata non è ammessa, e l’impresa dovrà ricorrere alla presentazione di una dichiarazione integrativa nei termini ordinari, con il rischio di sanzioni se i tempi non vengono rispettati.
Questi esempi evidenziano l’importanza di valutare attentamente la rilevanza dell’errore, e rafforzano l’idea che le nuove regole, pur semplificando, non eliminano la necessità di una gestione contabile e fiscale attenta e tempestiva.
Conclusioni
Il decreto correttivo approvato in via preliminare il 14 luglio 2025 rappresenta una svolta importante nella gestione fiscale degli errori contabili, offrendo a imprese e professionisti una nuova opportunità di semplificazione, in linea con i principi contabili e con un approccio sempre più integrato tra bilancio civilistico e imponibile fiscale.
La possibilità di correggere gli errori non rilevanti direttamente in bilancio, senza passare dalla dichiarazione integrativa, costituisce un’evoluzione positiva, che può tradursi in risparmi fiscali, minori adempimenti e riduzione del rischio sanzionatorio. Tuttavia, non va sottovalutata la necessità di rigore tecnico e tempestività nell’individuazione e nella correzione dell’errore. La distinzione tra errore rilevante e non rilevante – ancorata agli OIC 29 e IAS 8 – richiede competenze specifiche e una documentazione accurata per evitare future contestazioni.
È ora fondamentale che le imprese si attrezzino per cogliere questa opportunità, rivedendo le proprie procedure contabili interne, rafforzando il coordinamento tra funzione amministrativa e fiscale, e affidandosi a professionisti in grado di guidare l’applicazione corretta della norma.
Infine, si raccomanda di seguire con attenzione l’evoluzione dell’iter legislativo del decreto, che potrebbe ancora subire modifiche o integrazioni. Solo l’approvazione definitiva, accompagnata da chiarimenti ufficiali (come circolari dell’Agenzia delle Entrate o note interpretative), permetterà un’applicazione pienamente sicura e consapevole.

