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È possibile cancellare legalmente i debiti con Fisco e INPS? Guida aggiornata 2025 per imprese e contribuenti

Mariana Maxwel - Data di Pubblicazione: 26/06/2025 - 2274 visualizzazioni.
Debiti INPS e Fisco: Soluzioni Legali - Commercialista.it

In Italia migliaia di contribuenti – sia persone fisiche che imprese – si trovano schiacciati dal peso dei debiti con il Fisco (Agenzia delle Entrate) e con gli enti previdenziali, primo fra tutti l’INPS. Spesso questi debiti nascono per difficoltà economiche, errori di gestione, mancate dilazioni o crisi aziendali. Ma è possibile liberarsi legalmente da questi debiti, “stracciarli” come si dice nel linguaggio comune?

Negli ultimi anni, il legislatore ha introdotto misure di alleggerimento per chi è in difficoltà: dalla “rottamazione” delle cartelle esattoriali, fino all’esdebitazione integrale per le persone sovraindebitate. Il quadro normativo si è ulteriormente evoluto con la riforma della crisi d’impresa e con gli interventi della giurisprudenza, offrendo diverse strade per azzerare i debiti in modo legale, trasparente e senza frodi.

Questo articolo approfondisce tutte le opzioni aggiornate al 2025, i requisiti, le sentenze rilevanti, i casi concreti, e come un contribuente può uscire definitivamente dal tunnel del debito. Analizzeremo le situazioni ammissibili, i limiti imposti dalla legge e le possibili strategie per ripartire da zero, anche con debiti previdenziali e tributari importanti.

Rottamazione e stralcio

Una delle misure più efficaci e popolari introdotte negli ultimi anni è la rottamazione delle cartelle esattoriali. Con questo strumento, previsto da diverse leggi a partire dal 2016 (DL 193/2016), i contribuenti possono estinguere i propri debiti fiscali senza pagare sanzioni e interessi di mora. L’ultima versione operativa al 2025 è la cosiddetta Rottamazione-quater, prorogata dalla Legge di Bilancio 2024.

Cosa significa in concreto? Se hai una cartella esattoriale affidata all’Agenzia delle Entrate-Riscossione (ex Equitalia) tra il 1° gennaio 2000 e il 30 giugno 2022, puoi chiedere di aderire alla definizione agevolata e pagare solo l’importo originario, esclusi sanzioni e interessi. È inoltre possibile rateizzare il pagamento fino a 18 rate in 5 anni.

Ma attenzione: non tutti i debiti sono inclusi. Sono esclusi ad esempio:

  • I dazi doganali

  • Le multe stradali (solo parzialmente rottamabili)

  • I debiti da condanne penali

Un altro strumento utile è lo stralcio automatico dei mini-debiti, introdotto con la Legge di Bilancio 2023 e confermato nel 2024. Prevede la cancellazione automatica dei debiti inferiori a 1.000 euro relativi al periodo 2000–2015 per i soggetti con ISEE basso o enti locali che aderiscono. Non serve alcuna domanda, la cancellazione è d’ufficio.

Queste misure sono importanti per ridurre il debito accumulato, ma non risolvono tutto.

Serve valutare caso per caso e spesso integrarle con strumenti come la composizione della crisi o la legge sul sovraindebitamento.

Debiti con l’INPS

I debiti verso l’INPS riguardano principalmente contributi previdenziali non versati, interessi e sanzioni. A differenza dei debiti fiscali, questi sono particolarmente sensibili, perché legati alla tutela pensionistica e assistenziale del contribuente. Tuttavia, anche questi debiti possono essere stralciati o ridotti, in presenza di determinate condizioni e strumenti previsti dalla normativa vigente.

Una prima possibilità è data proprio dalla rottamazione delle cartelle esattoriali, che include anche i crediti INPS affidati alla riscossione. In questo caso, si possono cancellare interessi e sanzioni, mantenendo l’obbligo di pagare il solo contributo dovuto. È una misura particolarmente utile per artigiani, commercianti e professionisti iscritti alla Gestione Separata.

Ma c’è di più: per i contribuenti in grave crisi economica, è possibile accedere alla procedura di composizione negoziata della crisi o sovraindebitamento, previste dal Codice della Crisi (D.Lgs. 14/2019 e successivi aggiornamenti). In questi casi, anche i debiti INPS possono essere ristrutturati o addirittura annullati, previa approvazione del tribunale o dell’OCC (Organismo di Composizione della Crisi).

Una sentenza storica in tal senso è la Cassazione n. 4218/2020, che ha stabilito come l’esdebitazione possa estendersi anche ai debiti previdenziali, nel rispetto del principio di par condicio creditorum.

Attenzione: anche se cancellati o ridotti, i contributi INPS non versati possono incidere negativamente sull’importo della pensione futura. È quindi fondamentale valutare attentamente, con un professionista, l’impatto della cancellazione.

Debiti INPS e Fisco: Soluzioni Legali - Commercialista.it

Legge sul sovraindebitamento

Dal 2012, l’Italia ha introdotto la possibilità per i soggetti non fallibili (come persone fisiche, piccoli imprenditori, artigiani, professionisti e pensionati) di accedere a un percorso legale per cancellare i propri debiti: la Legge 3/2012, oggi confluita nel Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. 14/2019).

La vera svolta arriva con l’art. 283 del Codice: la possibilità per il debitore meritevole, che si trova in stato di sovraindebitamento, di ottenere l’esdebitazione totale anche senza pagare nulla (cosiddetta “esdebitazione del debitore incapiente”). È riservata a chi non ha beni mobili o immobili di valore e un reddito insufficiente a soddisfare i creditori. L’effetto è sorprendente: si cancellano tutti i debiti, compresi quelli verso Agenzia delle Entrate e INPS, dando al contribuente una vera seconda chance.

Le condizioni sono:

  • Stato di sovraindebitamento non imputabile a frodi

  • Buona fede e collaborazione

  • Assenza di procedure pendenti o recenti esdebitazioni

Il procedimento si attiva con l’assistenza di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi) e l’approvazione del giudice. Una volta accolta la richiesta, nessun creditore può più agire contro il debitore e tutti i debiti vengono estinti.

In alternativa, chi ha anche un piccolo patrimonio o reddito può presentare un Piano del Consumatore o un Accordo di ristrutturazione del debito, che prevede una parziale restituzione sostenibile con successiva esdebitazione.

Questa è oggi una delle vie più efficaci per cancellare debiti INPS e Fisco, con effetti definitivi e tutelanti.

Differenze e impatti sui debiti fiscali e INPS

Con l’entrata in vigore del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, il termine “fallimento” è stato sostituito dalla liquidazione giudiziale. Si tratta di una procedura riservata alle imprese con determinati requisiti dimensionali (ricavi > €200.000, debiti > €500.000 ecc.) e mira alla vendita dell’attivo per soddisfare i creditori.

In questo caso, i debiti con Fisco e INPS rientrano nella procedura, ma spesso non vengono integralmente soddisfatti. Tuttavia, l’imprenditore può ottenere l’esdebitazione residua a fine procedura.

Per i soggetti non fallibili (es. piccoli imprenditori, consumatori, pensionati), è invece disponibile la liquidazione controllata del patrimonio, che funziona in modo simile ma con un approccio più “leggero” e flessibile. Anche qui, dopo aver liquidato i beni, il debitore può chiedere l’esdebitazione finale, cioè la cancellazione dei debiti residui.

Infine, la composizione negoziata e il Piano del Consumatore sono procedure più “conservative” e flessibili. Non richiedono la liquidazione dei beni e permettono al debitore di ristrutturare il debito secondo un piano sostenibile approvato dal tribunale.

Attenzione: non tutte le posizioni INPS e fiscali sono trattabili alla pari. Ad esempio, l’IVA e le ritenute previdenziali possono avere un trattamento più rigido e richiedono sempre un’attenta valutazione tecnico-legale.

Quindi: sì, i debiti con INPS e Fisco possono essere annullati, ma solo scegliendo la procedura giusta, in base al tipo di soggetto, al patrimonio e alla situazione reddituale.

Sentenze e casi concreti

Negli ultimi anni, la giurisprudenza italiana ha progressivamente riconosciuto che anche i debiti verso enti pubblici – come Agenzia delle Entrate e INPSpossono essere oggetto di esdebitazione in caso di sovraindebitamento, purché ricorrano le condizioni previste dal Codice della Crisi.

Una sentenza fondamentale è la Cassazione n. 4218/2020, che ha affermato il principio secondo cui l’esdebitazione può essere concessa anche in presenza di debiti tributari e previdenziali, compresi quelli derivanti da cartelle esattoriali, se il debitore è incapiente o ha seguito le procedure previste. Il giudice ha ritenuto prevalente il diritto del soggetto a ripartire da zero, in coerenza con l’art. 2740 c.c. e il principio di dignità sociale.

Altri precedenti significativi:

  • Tribunale di Verona, 2022: esdebitazione concessa a un ex artigiano con oltre €180.000 di debiti INPS e Agenzia Entrate.

  • Tribunale di Milano, 2023: approvato piano del consumatore con stralcio del 95% dei debiti fiscali.

  • Corte Costituzionale, sent. n. 245/2019: legittimato il principio per cui anche lo Stato può subire una perdita, se giustificata da un interesse costituzionalmente tutelato (tutela del debitore civile).

Questi precedenti dimostrano che il sistema giuridico italiano oggi consente realmente la cancellazione dei debiti pubblici, incluso INPS, nei casi di reale difficoltà e meritevolezza.

La chiave è agire con trasparenza, seguendo le procedure con un OCC e con il supporto di un professionista esperto in diritto della crisi e fiscale.

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I vantaggi per le imprese

Per una PMI oberata da debiti verso l’INPS e l’Agenzia delle Entrate, la possibilità di stracciare o ristrutturare il debito rappresenta un’occasione concreta per sopravvivere e rilanciarsi sul mercato. Troppe aziende infatti, pur avendo un core business valido, sono schiacciate da un passato di cartelle esattoriali, sanzioni e contributi non pagati.

Ecco i principali benefici che un’impresa ottiene liberandosi dei debiti pubblici:

  1. Ripartenza fiscale e contributiva
    L’annullamento dei debiti pregressi permette all’impresa di ripartire pulita, evitando pignoramenti, blocchi dei conti e ipoteche. Si riacquisisce così piena operatività bancaria e commerciale.

  2. Accesso al credito e ai bandi
    Senza carichi pendenti in Equitalia o all’INPS, l’azienda può finalmente accedere a finanziamenti, agevolazioni e fondi pubblici, spesso preclusi ai debitori.

  3. Cancellazione delle iscrizioni negative
    La chiusura della procedura comporta la rimozione delle segnalazioni negative in Centrale Rischi o nei registri della riscossione.

  4. Benefici fiscali
    Le perdite registrate possono essere utilizzate per compensazioni future, e in alcuni casi è possibile ottenere un trattamento agevolato su eventuali nuovi debiti.

  5. Protezione del patrimonio residuo
    Grazie alla liquidazione controllata o al piano di rientro, è possibile preservare gli asset fondamentali per l’attività d’impresa.

  6. Sollievo psicologico e gestionale
    Uscire dal tunnel dei debiti consente all’imprenditore di ritrovare serenità, riacquistare il controllo della propria attività e investire sul futuro.

Attenzione: la cancellazione dei debiti deve sempre avvenire attraverso procedure formali e regolate, pena l’inefficacia o, peggio, sanzioni per insolvenza fraudolenta.

Guida operativa

Per molte imprese italiane, la strada verso lo stralcio dei debiti inizia con la valutazione approfondita della propria situazione economico-patrimoniale. Nessuna procedura funziona senza una diagnosi precisa.

Ecco i passaggi fondamentali da seguire per iniziare il processo:

1. Verifica della situazione debitoria

Richiedi un estratto integrale della posizione debitoria presso:

  • Agenzia delle Entrate – Riscossione (estratto di ruolo)

  • INPS (estratto contributivo e DURC)

  • Eventuali altri enti (Camere di Commercio, INAIL, ecc.)

È importante anche valutare la presenza di ipoteche, pignoramenti o fermi amministrativi.

2. Analisi di solvibilità

Con l’aiuto di un commercialista o consulente OCC, valuta:

  • L’eventuale stato di insolvenza o crisi irreversibile

  • La sostenibilità di eventuali piani di rientro

  • Il patrimonio disponibile da liquidare (immobili, cespiti, crediti, ecc.)

3. Scelta della procedura più adatta

In base al tipo di impresa e al livello di indebitamento, si può optare per:

  • Composizione negoziata (per imprese in crisi, ma ancora operative)

  • Liquidazione controllata del patrimonio (se non si può proseguire l’attività)

  • Piano di ristrutturazione o esdebitazione (per imprenditori individuali)

4. Nomina OCC o advisor legale

Un professionista abilitato guiderà l’intero processo, dalla redazione dell’istanza alla gestione dei creditori e alla presentazione in tribunale.

5. Approvazione del piano o della liquidazione

Il tribunale valuta la fattibilità e concede la cancellazione totale o parziale dei debiti, compresi quelli verso lo Stato.

Nota importante: più si attende, più i debiti crescono per effetto di interessi, aggravi e azioni esecutive. Prima si agisce, più si salvano patrimonio e reputazione aziendale.

Conclusione

In un’Italia in cui sempre più imprese e professionisti si trovano a convivere con debiti insostenibili, spesso verso lo Stato, la cancellazione legale dei debiti fiscali e contributivi è una possibilità concreta, reale e accessibile. Non si tratta di scorciatoie, ma di strumenti normativi pensati per dare una seconda possibilità a chi si trova in crisi, senza frodi né truffe.

Le procedure di rottamazione, stralcio automatico, sovraindebitamento, liquidazione controllata e esdebitazione del debitore incapiente sono oggi parte integrante di un sistema moderno che cerca di bilanciare la tutela dei creditori con il diritto alla dignità economica e sociale del debitore.

Tutto questo, come abbiamo visto, vale anche per i debiti verso INPS e Agenzia delle Entrate, spesso i più difficili da gestire. A patto di rispettare i requisiti e affidarsi a professionisti esperti, è davvero possibile ripulire la propria posizione, salvare l’impresa o ripartire da zero.

Il consiglio finale è non aspettare. Ogni mese di ritardo aggrava la situazione e riduce le opzioni disponibili. Agisci oggi e valuta con un commercialista esperto o un OCC quale strada può liberarti dai debiti una volta per tutte.

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Nuova Chance per la Rottamazione 4 (Quater): Come Rientrare

Nuova Chance per la Rottamazione 4 (Quater): Come Rientrare

Il Senato della Repubblica ha approvato in via definitiva l’emendamento al Decreto-Legge n. 202/2024 (Milleproroghe 2025), che passa ora alla Camera per la conversione in legge entro il 25 febbraio, sancendo ufficialmente la possibilità di riammissione alla Rottamazione-Quater per i contribuenti decaduti dalla definizione agevolata a causa di irregolarità nei pagamenti.

Questa misura rappresenta una concreta boccata d’ossigeno per migliaia di cittadini e imprese che, nonostante l’iniziale adesione alla sanatoria fiscale prevista dalla Legge n. 197/2022 (Legge di Bilancio 2023), si sono trovati fuori dal beneficio a seguito di difficoltà finanziarie o semplici errori nella gestione delle scadenze.

Chi riguarda?

Il perimetro della riammissione è chiaramente delimitato: riguarda esclusivamente coloro che, alla data del 31 dicembre 2024, risultano decaduti per mancato, insufficiente o tardivo versamento delle rate previste dal piano di pagamento

Tuttavia, è bene sottolineare che tale possibilità di rientro non riguarderà i contribuenti che salteranno la rata del 28 febbraio 2025, sebbene sia prevista una tolleranza di cinque giorni, fino al 5 marzo. Pertanto, chi vuole mantenere il diritto all’agevolazione deve rispettare scrupolosamente le scadenze, evitando nuovi ritardi.

Questo provvedimento si inserisce in un contesto di crescente attenzione alle procedure di riscossione, sempre più volte all’equilibrio tra esigenze del Fisco e difficoltà economiche dei cittadini. Comprendere bene i termini e i passaggi operativi è fondamentale per non perdere questa importante opportunità.

Come e quando?

Per aderire alla nuova finestra di rientro nella Rottamazione Quater, i contribuenti dovranno presentare una specifica domanda telematica sul portale dell’Agenzia delle Entrate Riscossione (Ader) entro il termine perentorio del 30 aprile 2025.

Tale istanza andrà compilata utilizzando esclusivamente i moduli che l’Agenzia metterà a disposizione online, entro venti giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione del Decreto Milleproroghe.

Una volta presentata la domanda di rientro nella Rottamazione Quater, l’Agenzia delle Entrate Riscossione provvederà ad inviare ai contribuenti l’esito e il dettaglio delle somme dovute. Questa comunicazione arriverà entro il 30 giugno 2025 e conterrà informazioni fondamentali: l’importo complessivo da versare, il calcolo delle singole rate e le date di scadenza di ciascun pagamento.

Scadenze pagamenti

Una volta ricevuta la comunicazione dall’Agenzia delle Entrate Riscossione, i contribuenti dovranno effettuare il primo pagamento entro il termine perentorio del 31 luglio 2025. Questa data rappresenta uno spartiacque fondamentale: il mancato versamento, anche di una sola rata, comporta la decadenza dal beneficio della Rottamazione Quater e la riattivazione dei normali meccanismi di riscossione.

I contribuenti avranno due opzioni:

  • Pagamento in un’unica soluzione entro il 31 luglio 2025, per chi ha la possibilità di estinguere l’intero debito in una sola volta. Questa scelta consente di chiudere rapidamente la posizione debitoria e di evitare il rischio di dimenticanze future.
  • Pagamento rateale, suddiviso in dieci rate. Dopo la prima scadenza del 31 luglio, le successive rate saranno così calendarizzate: 30 novembre 2025, 28 febbraio, 31 maggio, 31 luglio e 30 novembre degli anni 2026 e 2027.

Opportunità e Vantaggi

La riapertura dei termini per la Rottamazione Quater rappresenta senza dubbio un'opportunità preziosa per tutti quei contribuenti che, a causa di difficoltà economiche o semplici dimenticanze, erano decaduti dal piano agevolato. Tuttavia, questa possibilità non deve essere sottovalutata: il rispetto delle scadenze e una corretta pianificazione dei pagamenti sono elementi fondamentali per evitare di perdere nuovamente i benefici fiscali.

Il primo consiglio pratico è quello di attivarsi immediatamente ed effettuare una verifica accurata della propria situazione debitoria.

Rottamazione-Quinquies?

Negli ultimi giorni si è acceso il dibattito su una possibile Rottamazione 5 (Quinquies), ovvero una nuova edizione della definizione agevolata delle cartelle esattoriali, dopo le quattro già varate negli ultimi anni. Il Governo ha espresso una certa cautela, sottolineando la necessità di evitare facili illusioni e mantenere un equilibrio tra le esigenze dei contribuenti e quelle di finanza pubblica. Tuttavia, pur non confermando ufficialmente l’avvio di una nuova misura, non ha escluso la possibilità di un’ulteriore apertura in futuro.

Questa posizione lascia intendere che il Governo potrebbe valutare una nuova rottamazione delle cartelle esattoriali (quella che in molti già chiamano Rottamazione-Quinquies) nei prossimi mesi.

L’ipotesi sarebbe quella di un intervento strutturato, che vada oltre il recupero dei decaduti della Rottamazione-Quater (già riaperta con il Milleproroghe) e si configuri come una nuova pace fiscale per i carichi affidati all’Agente della Riscossione dopo il 2022.

Piani di rateizzazione con l'Agenzia delle Entrate: come funzionano e come richiederli

Quando un contribuente non è in grado di pagare in un’unica soluzione le imposte dovute, l’Agenzia delle Entrate offre la possibilità di richiedere un piano di rateizzazione.

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Pagamento delle rate e rottamazione delle cartelle: come attivare l'addebito diretto sul conto corrente

Pagamento delle rate e rottamazione delle cartelle: come attivare l’addebito diretto sul conto corrente - Commercialista.it
Il contribuente può oggi gestire in modo più comodo e sicuro i propri pagamenti rateizzati e le definizioni agevolate con l'Agenzia delle Entrate-Riscossione, grazie alla possibilità di attivare l'addebito diretto sul conto corrente. Questa modalità di pagamento automatizzata consente di evitare ritardi e dimenticanze, assicurando che ogni rata venga versata puntualmente.  

Attivazione dell'Addebito Diretto: Vantaggi e Procedura Online

L'attivazione del mandato di addebito diretto (Sdd) è un'opzione disponibile per i contribuenti che desiderano domiciliare i pagamenti delle rate relative a piani di rateizzazione o a definizioni agevolate, come la rottamazione delle cartelle. La richiesta può essere facilmente presentata online, attraverso l'area riservata del sito ufficiale dell'Agenzia delle Entrate-Riscossione, evitando così la necessità di recarsi fisicamente allo sportello.  

Come Inoltrare la Richiesta Online

Per accedere ai servizi online, il contribuente deve autenticarsi con le credenziali SPID, CIE o CNS (gli intermediari fiscali possono utilizzare le credenziali dell'Agenzia delle Entrate). Una volta nell'area riservata, è possibile selezionare tra i servizi “Attiva/revoca mandato Sdd piani di rateizzazione” e “Attiva/revoca mandato Sdd piani di Definizione agevolata”, a seconda del tipo di debito da domiciliare. Il contribuente può visualizzare un riepilogo dei piani di pagamento attivi a lui intestati e procedere con la compilazione della domanda per ciascun piano.  

Informazioni e Dati Necessari per la Richiesta

Durante la compilazione della domanda, è necessario inserire i propri dati anagrafici e un indirizzo e-mail per ricevere le comunicazioni relative alla richiesta. Successivamente, bisogna specificare gli estremi del conto corrente su cui verranno addebitate le rate, inserendo il codice IBAN. È fondamentale dichiarare di essere il titolare del conto o di essere autorizzato ad operare su di esso. Se il conto corrente appartiene a una persona diversa dal contribuente, è obbligatorio fornire i dati del titolare del conto e allegare una "Dichiarazione di consenso all’addebito" firmata, insieme a un documento di riconoscimento del titolare. Una volta inviata la richiesta, il sistema genera una e-mail di conferma dell'avvenuta presa in carico. Successivamente, una seconda e-mail notificherà l'esito della richiesta e l'eventuale attivazione del servizio.  

Tempistiche e Operatività degli Addebiti

Per i piani di rateizzazione, l'addebito diretto diventa operativo a partire dalla rata in scadenza successiva ai 30 giorni dalla presentazione della richiesta. Per le definizioni agevolate, come la rottamazione delle cartelle, l'addebito è valido dalla rata indicata nella e-mail di conferma. Se la conferma non arriva entro 10 giorni lavorativi prima della scadenza della rata, il contribuente dovrà provvedere al pagamento tramite altre modalità, con l'addebito automatico che inizierà dalla rata successiva.  

Come Revocare l'Addebito Diretto

Il contribuente può anche richiedere la revoca del mandato di addebito diretto utilizzando gli stessi servizi online. Durante la compilazione, basta selezionare l'opzione “Revoca mandato” per i piani di rateizzazione o “Revoca” per la definizione agevolata. Il sistema invierà automaticamente una e-mail di conferma della presa in carico della richiesta di revoca. Questa flessibilità permette al contribuente di mantenere il controllo completo sui propri pagamenti, garantendo al tempo stesso la sicurezza e la puntualità dei versamenti.

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