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ZES UNICA: proroga al 2028 e nuove regole per il credito d’imposta alle imprese del Sud

Mariana Maxwel - Data di Pubblicazione: 29/10/2025
ZES UNICA: proroga al 2028 - Commercialista.it

Le Zone Economiche Speciali (ZES) tornano protagoniste nella bozza della Legge di Bilancio 2026 con importanti novità per le imprese del Mezzogiorno. Il credito d’imposta previsto per chi investe in queste aree strategiche viene prorogato fino al 31 dicembre 2028, estendendo così una delle misure più incisive di politica industriale a sostegno dello sviluppo economico nel Sud Italia.

Non solo: l’articolo 96 del disegno di legge introduce una ridefinizione delle modalità di comunicazione per accedere al beneficio, puntando a maggiore semplificazione e tracciabilità. In un momento storico in cui le imprese cercano certezze e strumenti concreti per crescere, la proroga della ZES UNICA rappresenta un’opportunità da conoscere e sfruttare appieno.

In questo articolo vedremo nel dettaglio cosa prevede la proroga fino al 2028 per la ZES UNICA, le nuove modalità di invio delle comunicazioni per ottenere il credito d’imposta, le aree geografiche coinvolte, le tipologie di investimenti ammessi e i massimali, le differenze rispetto alla normativa precedente, i benefici fiscali ed economici per le imprese e infine, le criticità da evitare e le opportunità da cogliere.

ZES Unica

Con l’articolo 96 della bozza della Legge di Bilancio 2026, il Governo interviene in modo diretto e strutturato sulla disciplina delle Zone Economiche Speciali (ZES UNICA) del Mezzogiorno. La principale novità è la proroga del credito d’imposta fino al 31 dicembre 2028, modificando l’articolo 16 del Decreto-legge 124/2023. Si tratta di un’estensione significativa che consente alle imprese operanti nelle regioni del Sud di programmare investimenti a medio-lungo termine con una copertura fiscale garantita.

Nello specifico:

  • Il credito, inizialmente previsto solo per il 2024 e 2025, viene esteso anche agli anni 2026, 2027 e 2028.

  • I fondi stanziati aumentano progressivamente: 2,300 milioni di euro per il 2026, 1,000 milioni per il 2027 e 750 milioni per il 2028. Ciò rappresenta un chiaro segnale di fiducia verso il potenziale economico del Sud Italia.

  • L’obiettivo della misura è stimolare nuovi investimenti produttivi, favorire l’ammodernamento aziendale e potenziare la competitività delle imprese meridionali.

La ZES UNICA, operativa dal 1° gennaio 2024, copre tutte le otto regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia) e si conferma come strumento strategico per l’attrazione di capitali e la crescita del tessuto produttivo locale.

Questa proroga offre alle imprese non solo un orizzonte temporale più ampio, ma anche una maggiore certezza normativa e finanziaria. Resta però fondamentale rispettare gli adempimenti previsti per non perdere il beneficio.

Le nuove modalità di comunicazione 

Accedere al credito d’imposta per investimenti nella ZES UNICA richiederà, a partire dal 2026, il rispetto di nuove tempistiche e procedure di comunicazione, più articolate ma orientate a garantire maggiore controllo e trasparenza. Le novità introdotte nella bozza della Legge di Bilancio 2026 riguardano due fasi obbligatorie: una comunicazione iniziale e una comunicazione integrativa, entrambe gestite telematicamente con modelli che saranno approvati dall’Agenzia delle Entrate.

Comunicazione iniziale (previsionale)

Gli operatori economici dovranno trasmettere all’Agenzia delle Entrate, dal 31 marzo al 30 maggio di ciascun anno (2026, 2027 e 2028), una comunicazione che riporti:

  • le spese ammissibili sostenute a partire dal 1° gennaio dell’anno in corso;

  • le spese che prevedono di sostenere fino al 31 dicembre dello stesso anno.

Questa fase è fondamentale perché consente di prenotare virtualmente le risorse, in base ai fondi disponibili annualmente.

Comunicazione integrativa (a consuntivo)

Per non decadere dall’agevolazione, sarà obbligatorio inviare una seconda comunicazione, dal 3 al 17 gennaio dell’anno successivo, attestante:

  • la realizzazione effettiva degli investimenti dichiarati;

  • l’ammontare del credito d’imposta maturato;

  • gli estremi delle fatture elettroniche relative agli investimenti;

  • la certificazione prevista dal decreto del 17 maggio 2024 del Ministero per gli Affari Europei e il PNRR.

Attenzione: l’importo degli investimenti effettivamente realizzati non può superare quello indicato nella prima comunicazione, pena il rigetto.

Il meccanismo si fonda quindi su una doppia verifica per garantire la serietà degli investimenti e l’uso corretto delle risorse pubbliche, rendendo più rigorosa ma anche più efficace l’erogazione del credito d’imposta.

ZES UNICA: proroga al 2028 - Commercialista.it

Come funziona la percentuale di fruizione

Una delle novità più rilevanti introdotte dalla bozza della Legge di Bilancio 2026 riguarda il metodo di calcolo effettivo del credito d’imposta spettante alle imprese beneficiarie che investono nelle ZES UNICA. Il principio è semplice: l’ammontare richiesto viene sottoposto a una verifica basata sui limiti di spesa annuali previsti per il triennio 2026-2028. Per evitare il superamento di questi limiti, l’importo finale fruibile da ciascun beneficiario sarà determinato moltiplicando il credito maturato per una percentuale di fruizione, calcolata annualmente dall’Agenzia delle Entrate.

Vediamo come funziona in pratica:

  1. La comunicazione integrativa indica l’ammontare del credito maturato in base agli investimenti realmente effettuati.

  2. Dopo la scadenza dei termini per l’invio delle comunicazioni integrative (17 gennaio di ogni anno), l’Agenzia delle Entrate calcolerà la percentuale di fruizione.

  3. Questa percentuale è ottenuta rapportando il limite di spesa disponibile all’ammontare complessivo dei crediti richiesti in tutte le comunicazioni integrative valide.

  4. Il credito d’imposta realmente fruibile è quindi pari a:

    Credito maturato x Percentuale di fruizione

Esempio: se un’impresa ha diritto a un credito di 500.000 euro, ma la percentuale di fruizione determinata dall’Agenzia è del 70%, potrà effettivamente utilizzare solo 350.000 euro.

Questo meccanismo introduce una logica di equa ripartizione delle risorse, evitando sovraccarichi e garantendo un accesso proporzionato in base alla disponibilità del fondo. Tuttavia, impone alle imprese di prestare massima attenzione nella fase di pianificazione degli investimenti, per evitare squilibri tra aspettative e realtà fiscale.

Investimenti agevolabili 

Per poter accedere al credito d’imposta ZES UNICA, è essenziale che le imprese realizzino investimenti in beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive già esistenti o di nuova apertura situate nelle regioni del Mezzogiorno. La normativa conferma il perimetro degli investimenti agevolabili, già definito nelle precedenti misure, ma in un quadro ora più stabile e prorogato fino al 2028.

Le spese ammissibili includono principalmente:

  • Macchinari, impianti e attrezzature varie, strettamente funzionali all’attività produttiva;

  • Immobili strumentali nuovi o realizzati ex novo, purché rientrino in un progetto coerente con l’attività economica svolta;

  • Acquisto di terreni e immobili, nei limiti del 50% del valore complessivo dell’investimento agevolato;

  • Ristrutturazioni e miglioramenti edilizi, se funzionali alla produzione.

Non sono invece agevolabili:

  • i beni usati,

  • i veicoli,

  • i fabbricati residenziali,

  • le spese in leasing operativo o finanziario,

  • gli investimenti meramente sostitutivi (cioè non incrementali rispetto alla dotazione aziendale).

Un altro aspetto chiave è la localizzazione dell’investimento: le agevolazioni sono concesse solo se gli investimenti vengono effettuati in unità produttive situate all’interno del territorio ZES UNICA, che comprende tutte le regioni del Sud (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia).

Inoltre, per ciascun investimento, l’impresa deve essere in grado di fornire documentazione certa: fatture elettroniche, prove di pagamento, titoli di proprietà o concessione, nonché certificazioni previste dalla normativa di riferimento.

Questa struttura di spese ammissibili premia le imprese che fanno investimenti reali, misurabili e tracciabili, e penalizza invece operazioni speculative o poco trasparenti.

Le regioni coinvolte

Con l’entrata in vigore della ZES UNICA dal 1° gennaio 2024, l’Italia ha unificato in un’unica zona economica speciale tutte le precedenti ZES regionali del Mezzogiorno. Questo ha comportato una semplificazione normativa e gestionale, ma soprattutto ha ampliato la platea delle aree in cui è possibile realizzare investimenti agevolati con il credito d’imposta.

Le otto regioni italiane comprese nella ZES UNICA sono:

  • Abruzzo (solo nelle aree riconosciute come “in transizione”);

  • Basilicata;

  • Calabria;

  • Campania;

  • Molise;

  • Puglia;

  • Sardegna;

  • Sicilia.

Tutti gli investimenti effettuati in queste regioni – purché localizzati in unità produttive attive o in fase di attivazione – possono beneficiare del credito d’imposta secondo i criteri stabiliti dalla normativa. È tuttavia importante precisare che non tutto il territorio regionale può essere considerato automaticamente ZES: occorre verificare la corrispondenza dell’area con i criteri di ammissibilità stabiliti dal Piano Strategico della ZES UNICA, pubblicato sul sito del Governo e delle Agenzie regionali.

Questa mappa strategica, redatta in sinergia con il Dipartimento per le Politiche di Coesione e il Ministero per il Sud, mira a potenziare aree ad alta potenzialità industriale, portuale, logistica e manifatturiera, incoraggiando gli investimenti in zone spesso penalizzate da deficit infrastrutturali o occupazionali.

Per le imprese che intendono investire, è quindi fondamentale verificare preventivamente la localizzazione geografica dell’intervento, magari con il supporto di un consulente fiscale o di un professionista abilitato, per evitare errori che potrebbero compromettere l’accesso al beneficio.

ZES UNICA: proroga al 2028 - Commercialista.it

Cosa cambia rispetto al passato 

Prima della riforma introdotta con il DL 124/2023 e poi ulteriormente rafforzata dalla Legge di Bilancio 2026, il panorama delle Zone Economiche Speciali italiane era frammentato: ogni regione del Mezzogiorno aveva una sua ZES, con un proprio piano strategico, una struttura commissariale autonoma e modalità operative differenti. Questo ha generato, nel tempo, disparità di accesso alle agevolazioni, burocrazia complessa e tempistiche variabili da territorio a territorio.

Con l’introduzione della ZES UNICA, si è passati a un modello centralizzato e coordinato a livello nazionale, gestito da una struttura unica presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, con competenze attribuite all’Agenzia per la Coesione Territoriale. Questo ha comportato una serie di semplificazioni operative molto rilevanti per le imprese:

  • Sportello unico digitale per tutte le autorizzazioni e comunicazioni necessarie;

  • Uniformità normativa su tutto il territorio del Mezzogiorno;

  • Tempi più certi e standardizzati per l’ottenimento del credito d’imposta;

  • Maggiore tracciabilità delle domande e degli investimenti;

  • Eliminazione della molteplicità di canali regionali, che spesso generavano confusione.

Inoltre, le nuove modalità di comunicazione introdotte dal 2026 (comunicazione previsionale + integrativa) permettono all’amministrazione fiscale di monitorare in tempo reale l’andamento degli investimenti e di evitare sprechi o abusi, migliorando l’efficienza del sistema.

Il passaggio da una pluralità di ZES a un’unica grande area agevolata rappresenta quindi una svolta strategica: meno burocrazia, più coordinamento e maggiore attrattività per investitori italiani ed esteri.

Vantaggi fiscali, economici e finanziari 

Investire nella ZES UNICA non significa soltanto beneficiare di un credito d’imposta: l’incentivo è infatti parte di una strategia più ampia che unisce vantaggi fiscali, opportunità economiche e leve finanziarie pensate per rilanciare lo sviluppo produttivo del Sud Italia. Con la proroga al 2028, le imprese avranno più tempo e più risorse per pianificare investimenti strutturati e duraturi.

1. Vantaggi fiscali

Il credito d’imposta ZES UNICA è immediato, compensabile in F24, e consente un abbattimento significativo dei costi fiscali. A seconda della dimensione dell’impresa e della regione, la percentuale dell’agevolazione può arrivare fino al 45% del valore dell’investimento, secondo la mappa degli aiuti di Stato approvata dalla Commissione Europea.

Inoltre, il credito è cumulabile con altri incentivi, purché non si superi il costo complessivo dell’investimento (es. Nuova Sabatini, crediti d’imposta 4.0, incentivi regionali).

2. Vantaggi economici

Le imprese che investono in ZES accedono a un contesto operativo più favorevole:

  • localizzazioni strategiche (vicinanza a porti, zone logistiche, snodi industriali),

  • infrastrutture in fase di potenziamento,

  • politiche pubbliche dedicate allo sviluppo locale.

Tutto ciò contribuisce a migliorare la competitività e a ridurre i costi operativi.

3. Vantaggi finanziari

Il credito d’imposta può essere utilizzato per:

  • ridurre il carico fiscale complessivo (IRES, IRAP, contributi),

  • compensare debiti tributari o previdenziali,

  • migliorare l’accesso al credito bancario, grazie a una migliore posizione patrimoniale.

Inoltre, il meccanismo della ZES UNICA stimola investimenti produttivi veri, capaci di generare occupazione, innovazione e sviluppo territoriale.

Criticità 

Sebbene la ZES UNICA rappresenti una delle misure più importanti degli ultimi anni per il rilancio economico del Sud, il suo utilizzo richiede attenzione, competenza e pianificazione. Non tutte le imprese, infatti, riescono a ottenere il beneficio: molti errori derivano da superficialità nella documentazione, scarsa conoscenza della normativa o mancanza di visione strategica.

Le principali criticità

  1. Errori nelle comunicazioni: inviare la documentazione fuori tempo, incompleta o con dati non coerenti (es. fatture mancanti o investimenti non localizzati nelle aree ZES) comporta decadenza dal beneficio, senza possibilità di sanatoria.

  2. Superamento dei massimali: il credito d’imposta, anche se teoricamente molto generoso, è soggetto a limiti annuali e alla percentuale di fruizione. Le imprese devono evitare di fare affidamento su importi che potrebbero essere ridotti.

  3. Investimenti non ammissibili: spesso si tende a includere spese che non rientrano nelle categorie agevolate, come beni usati, immobili non strumentali o costi generici.

  4. Assenza di supporto tecnico: affidarsi a consulenti non specializzati o procedere in autonomia può compromettere l’intero iter.

Le opportunità

Dall’altro lato, le imprese che pianificano correttamente possono trasformare la ZES UNICA in una leva competitiva reale, soprattutto se:

  • integrano gli investimenti con altre misure (Transizione 5.0, PNRR, bandi regionali);

  • scelgono aree strategiche (interporti, distretti industriali, porti);

  • adottano strumenti digitali per monitorare spese, rendicontazioni e scadenze;

  • si dotano di una consulenza professionale che accompagni l’intero percorso.

In definitiva, la ZES UNICA non è un incentivo “automatico”, ma uno strumento potente per chi vuole fare impresa in modo serio, strutturato e orientato alla crescita, sfruttando le agevolazioni fiscali in maniera pienamente legale e trasparente.

Conclusione

La proroga del credito d’imposta ZES UNICA fino al 2028 rappresenta una scelta politica ed economica di grande rilievo, che offre alle imprese del Mezzogiorno un quadro stabile, chiaro e incentivante per investire e crescere. La combinazione tra vantaggi fiscali, semplificazioni amministrative e possibilità di pianificazione pluriennale rende questa misura uno strumento fondamentale di sviluppo territoriale, a patto che venga utilizzato in modo corretto e strategico.

In un contesto economico in continua evoluzione, segnato da inflazione, instabilità internazionale e transizione digitale, la possibilità di ridurre il carico fiscale e migliorare la competitività diventa cruciale. Ecco perché le imprese che operano nel Sud Italia dovrebbero valutare con attenzione l’opportunità offerta dalla ZES UNICA, affidandosi a professionisti esperti in fiscalità d’impresa e pianificazione degli incentivi.

Come sempre, per massimizzare i benefici e non perdere opportunità a causa di errori formali o strategici, è essenziale muoversi per tempo, conoscere le regole e strutturare bene gli investimenti. Il tempo c’è: la scadenza è fissata al 2028. Ma chi parte prima, raccoglie di più.

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