Nel 2025 le dichiarazioni IVA omesse o errate sono sempre più facili da individuare per l’Agenzia delle Entrate. Grazie all’incrocio dei dati provenienti da fatturazione elettronica, corrispettivi telematici e altri archivi digitali, il Fisco è in grado di segnalare in tempo reale eventuali anomalie e inviare comunicazioni mirate ai contribuenti.
Sommario
Proprio in questo contesto si inserisce il provvedimento del 3 luglio 2025, con cui le Entrate hanno ufficializzato l’avvio della procedura di ravvedimento operoso per l’omessa dichiarazione IVA relativa al periodo d’imposta 2024. I soggetti interessati hanno tempo fino al 29 luglio 2025 per sanare spontaneamente la propria posizione fiscale, evitando sanzioni pesanti e accertamenti futuri.
Il provvedimento si basa sull’art. 1, comma 636, della Legge 190/2014, che promuove una collaborazione attiva tra contribuente e Fisco, mettendo a disposizione anche della Guardia di Finanza i dati utili per evidenziare possibili omissioni o errori. Tra le irregolarità più comuni: assenza del quadro VE, dichiarazione con importi inferiori a quelli risultanti dalle fatture elettroniche, oppure mancata indicazione del quadro VJ in presenza di acquisti soggetti a reverse charge.
Questo articolo ti spiega tutto quello che devi sapere: chi deve ravvedersi, come farlo, quali sanzioni si applicano e quali vantaggi si ottengono agendo in tempo. Un’occasione da non perdere per chi vuole regolarizzare la propria posizione fiscale senza rischi.
Ravvedimento omessa dichiarazione IVA 2025
Negli ultimi anni, grazie all’integrazione tra fatturazione elettronica, corrispettivi telematici e controlli incrociati dei dati, l’Agenzia delle Entrate ha potenziato in modo significativo la capacità di individuare omissioni e incongruenze nelle dichiarazioni IVA. Il contribuente che spera di “sfuggire” a errori formali o alla mancata presentazione dell’IVA annuale ora deve fare i conti con un sistema di incrocio dati praticamente automatizzato.
Con il provvedimento del 3 luglio 2025, l’Agenzia delle Entrate ha ufficialmente aperto la finestra per l’adempimento spontaneo in relazione alla dichiarazione IVA 2025 riferita al periodo d’imposta 2024. L’obiettivo? Offrire al contribuente un’ultima possibilità per rimediare volontariamente a errori o omissioni, sfruttando il ravvedimento operoso, entro il 29 luglio 2025.
Le nuove regole applicano il principio di collaborazione preventiva tra Fisco e contribuente, previsto dall’art. 1, comma 636, della Legge n. 190/2014, che consente alle Entrate di rendere disponibili tutti gli elementi che evidenziano possibili irregolarità: dall’omessa presentazione della dichiarazione IVA, alla dichiarazione priva del quadro VE (in presenza di operazioni attive), fino all’assenza del quadro VJ nonostante l’acquisto di beni o servizi in reverse charge.
Questa apertura alla collaborazione, tuttavia, non è solo un gesto di trasparenza: rappresenta anche un ultimatum fiscale. Chi non regolarizza entro il 29 luglio potrebbe trovarsi esposto a verifiche, accertamenti e sanzioni piene. Ecco perché è fondamentale capire come funziona il ravvedimento, chi può beneficiarne, e quali sono le modalità operative previste.
Come l’ADE individua l’omissione
Con l’obiettivo di potenziare il dialogo tra Fisco e contribuente, il provvedimento del 3 luglio 2025 ha introdotto criteri chiari e trasparenti con cui l’Agenzia delle Entrate rileva l’omissione o l’infedeltà dichiarativa IVA. Grazie all’integrazione dei dati derivanti dalla fatturazione elettronica, dai corrispettivi telematici e da altre banche dati fiscali, è ora possibile incrociare in modo automatico le informazioni a disposizione dell’Amministrazione con quanto dichiarato dal contribuente.
Le situazioni che fanno scattare un’anomala segnalazione sono ben definite:
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Mancata presentazione della dichiarazione IVA 2025 (relativa all’anno d’imposta 2024);
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Presentazione della dichiarazione priva del quadro VE, oppure con un importo di operazioni attive inferiore a 1.000 euro, anche se dai dati delle fatture elettroniche risulta un volume d’affari ben superiore;
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Assenza del quadro VJ, nonostante risultino fatture passive ricevute in reverse charge, come nel caso di acquisti da soggetti esteri o da fornitori italiani in ambiti soggetti a inversione contabile.
Queste segnalazioni vengono messe a disposizione non solo del contribuente, ma anche della Guardia di Finanza, attraverso strumenti informatici. Lo scopo è promuovere un ravvedimento tempestivo, che consenta di evitare conseguenze peggiori: controlli fiscali, recuperi d’imposta e sanzioni molto più elevate.
Il messaggio è chiaro: chi non ha presentato la dichiarazione o lo ha fatto in modo incompleto, ha oggi tutti gli strumenti per sapere che il Fisco se n’è accorto e per rimediare, prima che sia troppo tardi.
Procedura operativa
Per regolarizzare l’omessa dichiarazione IVA entro il termine del 29 luglio 2025, il contribuente deve seguire una procedura ben precisa, che si articola in due passaggi fondamentali: la presentazione della dichiarazione IVA e il versamento della sanzione ridotta tramite modello F24.
In primo luogo, è necessario trasmettere la dichiarazione IVA 2025 tramite i canali telematici dell’Agenzia delle Entrate (Entratel o Fisconline), indicando correttamente tutti i quadri, in particolare quelli VE (operazioni attive) e VJ (reverse charge), se applicabili. Nel caso in cui la dichiarazione sia stata già trasmessa in forma incompleta, è possibile presentare una dichiarazione integrativa.
Il secondo step consiste nel pagamento della sanzione ridotta per omessa dichiarazione, che — in base all’articolo 13 del D.Lgs. n. 472/1997 — può essere abbattuta fino a un decimo del minimo, se il ravvedimento viene effettuato entro 90 giorni. La sanzione minima ordinaria prevista è 250 euro, riducibile dunque a 25 euro, qualora non vi siano imposte dovute. Se invece sono dovute imposte, si applica il 75% dell’imposta non versata (in luogo del 120%), come previsto dal D.Lgs. 471/97.
Il versamento avviene con modello F24, utilizzando i codici tributo relativi alla dichiarazione IVA (ad esempio, 8911 per le sanzioni). È fondamentale indicare nella sezione “Erario” l’anno d’imposta di riferimento, ovvero 2024, e la causale corretta, specificando che si tratta di ravvedimento per dichiarazione omessa.
Completata la procedura, il contribuente conserva una posizione regolare e riduce il rischio di accertamenti futuri. Inoltre, dimostra un comportamento collaborativo e conforme alla normativa, elemento oggi sempre più rilevante anche in ottica di compliance fiscale.
Vantaggi fiscali
Effettuare il ravvedimento operoso entro il 29 luglio 2025 comporta vantaggi significativi sotto il profilo fiscale, economico e procedurale. La scelta di regolarizzarsi spontaneamente, infatti, permette non solo di evitare accertamenti e contenziosi, ma soprattutto di ridurre sensibilmente le sanzioni dovute in caso di omessa dichiarazione.
Il primo vantaggio è economico: la sanzione minima per omessa dichiarazione, pari a 250 euro, può essere ridotta fino a 25 euro se si presenta la dichiarazione entro 90 giorni dalla scadenza ordinaria e si versa tempestivamente quanto dovuto. Se invece la dichiarazione omessa riguarda anche imposte IVA non versate, la riduzione prevista dal D.Lgs. 471/1997 passa dal 120% dell’imposta al 75%, ma solo se il ravvedimento avviene prima di qualsiasi attività ispettiva da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Un secondo vantaggio è procedurale: chi si ravvede evita la notifica di processi verbali di constatazione, avvisi bonari o accertamenti con adesione, che spesso comportano non solo aggravio sanzionatorio, ma anche spese accessorie come interessi e sanzioni supplementari. Inoltre, il contribuente che si ravvede dimostra un atteggiamento collaborativo, oggi particolarmente apprezzato in ottica di compliance fiscale e che può influenzare positivamente anche valutazioni future, come i punteggi ISA (Indici sintetici di affidabilità).
Infine, vi è anche un vantaggio reputazionale: le irregolarità IVA possono comportare responsabilità anche penali in caso di frode, e mantenere una posizione regolare con il Fisco tutela non solo la propria attività ma anche la credibilità commerciale dell’impresa nei confronti di clienti, fornitori e istituti di credito.
Cosa accade se non ci si ravvede
Ignorare la scadenza del 29 luglio 2025 e non procedere con il ravvedimento operoso per l’omessa dichiarazione IVA può avere conseguenze molto gravi sia dal punto di vista economico che legale. La dichiarazione IVA, se non presentata entro 90 giorni dal termine ordinario del 30 aprile 2025, viene considerata definitivamente omessa. Anche una eventuale trasmissione successiva non rimuove lo status di irregolarità, ma al massimo può mitigare in parte le sanzioni.
Nel dettaglio, la mancata presentazione della dichiarazione comporta:
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Sanzione amministrativa dal 120% al 240% dell’imposta dovuta, con un minimo di 250 euro, come previsto dall’articolo 5, comma 1, del D.Lgs. 471/1997;
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Esclusione dalla possibilità di beneficiare del ravvedimento operoso con sanzioni ridotte;
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Elevato rischio di ricevere un avviso di accertamento con recupero dell’imposta, sanzioni piene e interessi;
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Possibile applicazione di accertamento induttivo o analitico-induttivo, con ricostruzione presuntiva del volume d’affari;
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In casi più gravi, qualora l’omissione venga qualificata come fraudolenta, si può sconfinare anche nel penale tributario, con responsabilità penale a carico dell’amministratore (ai sensi del D.Lgs. 74/2000).
Inoltre, le Entrate hanno ormai accesso a una mole di dati estremamente precisa grazie a fatture elettroniche, corrispettivi giornalieri e strumenti di intelligenza artificiale. Questo rende quasi certo l’intercettamento delle omissioni, e riduce drasticamente il margine d’errore.
In conclusione, ignorare la scadenza del 29 luglio è un rischio concreto e costoso, che può compromettere la posizione fiscale dell’impresa per molti anni a venire. Il ravvedimento non è solo un’opzione: è spesso l’unica via per contenere i danni.
Lettera di compliance
Nel caso in cui il contribuente riceva una lettera di compliance dall’Agenzia delle Entrate, è fondamentale non ignorarla.
Queste comunicazioni, previste dal provvedimento del 3 luglio 2025, non sono accertamenti veri e propri, ma inviti alla regolarizzazione: segnalano la presenza di anomalie tra i dati dichiarati (o non dichiarati) e quelli in possesso del Fisco,
come ad esempio:
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Presenza di fatture elettroniche emesse ma assenza di quadro VE nella dichiarazione;
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Operazioni effettuate in reverse charge ma mancato inserimento del quadro VJ;
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Volume d’affari anomalo rispetto alle informazioni acquisite da corrispettivi telematici.
La ricezione della lettera non comporta sanzioni immediate, ma è un segnale d’allarme che può essere sfruttato per procedere al ravvedimento operoso.
In questo caso, il contribuente dovrà:
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Analizzare i dati contenuti nella comunicazione e confrontarli con la propria contabilità;
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Se l’anomalia è reale, procedere con:
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Presentazione della dichiarazione omessa o integrativa;
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Versamento della sanzione ridotta tramite modello F24;
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Conservare copia della lettera e della documentazione relativa alla regolarizzazione per eventuali controlli futuri.
In alcuni casi, la comunicazione può contenere anche un link personalizzato per accedere al proprio cassetto fiscale, dove sono disponibili i dettagli puntuali delle irregolarità riscontrate. È consigliabile farsi assistere da un commercialista esperto in IVA per evitare errori e garantire una corretta gestione della pratica.
Rispondere in modo proattivo a queste comunicazioni consente non solo di evitare l’accertamento, ma anche di gestire in anticipo possibili problemi futuri, inserendosi nel percorso virtuoso di collaborazione tra contribuente e Fisco.
Esempi pratici
Per comprendere meglio come applicare il ravvedimento operoso in caso di dichiarazione IVA omessa o incompleta, vediamo tre casi reali, tratti dalla prassi professionale e coerenti con quanto previsto dal provvedimento dell’Agenzia delle Entrate.
Caso 1 – Omessa dichiarazione con IVA dovuta
Una ditta individuale ha omesso la presentazione della dichiarazione IVA 2025 (anno d’imposta 2024), entro il 30 aprile. Dopo aver ricevuto una comunicazione di anomalia con riferimento a fatture elettroniche emesse per oltre 75.000 euro, il titolare decide di ravvedersi entro il 29 luglio 2025.
La ditta presenta la dichiarazione e versa l’IVA dovuta (ad esempio 9.000 euro) e la sanzione ridotta al 75%, cioè 6.750 euro, più interessi legali e sanzioni minori ridotte secondo quanto previsto dall’art. 13 del D.Lgs. 472/97.
Caso 2 – Dichiarazione presentata senza quadro VE
Una società ha regolarmente presentato la dichiarazione IVA, ma ha omesso di compilare il quadro VE, nonostante risultino emesse fatture elettroniche per oltre 50.000 euro. La comunicazione delle Entrate evidenzia la discrepanza.
Il contribuente, accorgendosi dell’errore, presenta una dichiarazione integrativa entro il 29 luglio, compilando correttamente il quadro VE e versando la sanzione per dichiarazione infedele ridotta a 1/9 del minimo: ad esempio, 27,78 euro in luogo dei 250 euro ordinari.
Caso 3 – Reverse charge non dichiarato (mancanza quadro VJ)
Un libero professionista ha acquistato servizi da una società estera nel 2024, ricevendo regolari fatture soggette a reverse charge. Tuttavia, nella dichiarazione IVA 2025 ha dimenticato di compilare il quadro VJ. Anche in questo caso arriva la lettera di compliance.
Il contribuente può correggere l’errore presentando una dichiarazione integrativa entro il 29 luglio e versando la sanzione ridotta, normalmente tra 25 e 50 euro, a seconda dell’imposta coinvolta e del tipo di errore.
Questi esempi dimostrano come un piccolo errore o una dimenticanza formale possa generare gravi conseguenze se ignorata, ma anche come il ravvedimento operoso consenta di rimediare con costi sostenibili, se agito per tempo.
Conclusione
Il ravvedimento operoso per omessa dichiarazione IVA 2025 rappresenta una delle ultime e più efficaci opportunità per evitare pesanti conseguenze fiscali, economiche e — nei casi più gravi — anche penali. L’Agenzia delle Entrate ha messo nero su bianco, con il provvedimento del 3 luglio 2025, tutti gli strumenti che il contribuente ha a disposizione per verificare la propria posizione e sanare tempestivamente eventuali omissioni o errori.
La scadenza del 29 luglio 2025 è il termine ultimo entro cui è ancora possibile beneficiare della massima riduzione delle sanzioni e presentare la dichiarazione (o l’integrativa) prima che vengano attivati accertamenti e controlli. Chi riceve una lettera di compliance o ha il dubbio di non aver correttamente compilato i quadri VE o VJ, deve intervenire subito.
Ignorare questa possibilità significa esporsi a sanzioni fino al 240% dell’IVA dovuta, oltre a interessi, accertamenti e verifiche invasive, mentre un ravvedimento tempestivo mette al riparo da futuri problemi con il Fisco e permette di gestire tutto in modo autonomo o con l’aiuto di un consulente.
Se non sei sicuro della tua situazione fiscale o vuoi procedere con il ravvedimento operoso in modo corretto e senza rischi, rivolgiti subito a un commercialista esperto in fiscalità IVA.
Un intervento rapido oggi può evitare una lunga e costosa vertenza domani.