Il 2025 segna una svolta epocale nella fiscalità italiana: entra infatti in piena operatività il Concordato Preventivo Biennale (CPB), lo strumento introdotto con il Dlgs n. 13/2024 nell’ambito della più ampia riforma fiscale nazionale. Il recente Decreto del MEF del 28 aprile 2025 ha fissato le regole ufficiali per l’elaborazione della proposta che l’Agenzia delle Entrate invierà ai contribuenti interessati, definendo criteri, tempistiche e obiettivi del nuovo sistema.
Sommario
Ma cos’è esattamente il CPB? È una proposta fiscale precompilata, su base biennale, attraverso cui l’Amministrazione finanziaria propone a professionisti e imprese un reddito concordato da dichiarare, sulla base di una metodologia avanzata fondata su ISA, dati storici e previsioni macroeconomiche. L’adesione è volontaria, ma comporta vantaggi importanti: certezza del carico fiscale, protezione da accertamenti e semplificazione dei rapporti con il fisco.
Il nuovo CPB è quindi molto più di una novità tecnica: è un cambiamento culturale nel rapporto tra contribuente e Stato, che apre scenari nuovi per la programmazione aziendale, la pianificazione fiscale e la gestione del rischio. Un’opportunità, ma anche una responsabilità.
In questo articolo analizziamo tutto ciò che c’è da sapere sul CPB 2025-2026: dalle regole contenute nel decreto MEF, ai criteri di adesione, ai vantaggi e ai rischi, fino al confronto con il regime forfettario e ai consigli pratici per prepararsi in modo consapevole.
Il Decreto MEF
Il Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 28 aprile 2025 rappresenta una svolta metodologica per l’attuazione del nuovo Concordato Preventivo Biennale (CPB) relativo al biennio 2025-2026. Con questo provvedimento, viene approvata ufficialmente la metodologia di calcolo che l’Agenzia delle Entrate utilizzerà per formulare le proposte ai contribuenti potenzialmente interessati dal concordato.
La metodologia definita si fonda su un’analisi articolata e stratificata, pensata per tenere conto delle specificità settoriali e individuali delle attività economiche. Un elemento centrale è l’utilizzo degli Indici Sintetici di Affidabilità fiscale (ISA), non solo per valutare la posizione del contribuente, ma anche per generare una proposta coerente con le reali condizioni economiche e gestionali. In questo senso, il decreto si pone come strumento di precisione, volto ad aumentare l’aderenza tra redditi stimati e realtà operativa.
La nota metodologica allegata al decreto delinea tutti i passaggi logici e statistici da seguire:
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Misurazione degli ISA, con attenzione agli indicatori di affidabilità e anomalia.
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Valutazione triennale dei risultati economici, inclusa l’annualità 2024.
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Confronto con benchmark settoriali, per posizionare ogni contribuente rispetto ai valori medi di riferimento.
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Definizione della base imponibile Irap, con criteri specifici.
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Proiezioni macroeconomiche per il 2025-2026, utili per tarare le stime fiscali future.
Infine, il decreto identifica l’oggetto della proposta di concordato, facendo riferimento diretto agli articoli 15, 16 e 17 del Dlgs n. 13/2024, che riguardano:
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il reddito di lavoro autonomo,
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il reddito d’impresa,
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il valore della produzione netta ai fini Irap.
Questa base normativa garantisce coerenza tra i meccanismi di calcolo e le finalità di semplificazione e certezza giuridica promosse dalla riforma fiscale in corso.
ISA e proiezioni macroeconomiche
Nel contesto del nuovo Concordato Preventivo Biennale (CPB) 2025-2026, gli ISA assumono un ruolo determinante. Introdotti per misurare il livello di affidabilità fiscale dei contribuenti, gli ISA sono diventati uno strumento di riferimento non solo per la valutazione del rischio, ma ora anche per la definizione di una proposta fiscale concordata con l’Agenzia delle Entrate.
Il decreto MEF valorizza gli ISA in due direzioni: da un lato, forniscono un’analisi puntuale del comportamento fiscale individuale; dall’altro, diventano base comparativa per costruire un confronto tra le performance dichiarate e quelle attese dal settore di appartenenza. In particolare, gli indicatori elementari di affidabilità e anomalia vengono elaborati per ogni contribuente, generando una fotografia precisa dell’andamento dell’attività economica. Questa informazione è poi integrata con i dati degli ultimi tre esercizi fiscali, per verificare la coerenza storica dei risultati.
Ma la novità più rilevante riguarda l’integrazione con le proiezioni macroeconomiche. Il modello adottato dal MEF si basa su previsioni ufficiali e su scenari tendenziali che riguardano la crescita del PIL, l’inflazione, i consumi e altri indicatori macro. Questi dati vengono utilizzati per ricalibrare le previsioni reddituali del contribuente nel biennio 2025-2026, rendendo la proposta non arbitraria, ma proiettata su basi previsionali condivise.
L’obiettivo finale è duplice: da un lato offrire al contribuente una proposta “equa” rispetto al contesto economico atteso; dall’altro lato, garantire allo Stato entrate prevedibili e coerenti, migliorando la qualità della programmazione di bilancio.
Chi può aderire
La possibilità di aderire al Concordato Preventivo Biennale non è concessa indistintamente a tutti i contribuenti, ma è riservata a specifiche categorie, come stabilito dal Decreto Legislativo n. 13/2024 e integrato dal DM MEF del 28 aprile 2025.
Il legislatore ha previsto una platea ben definita, composta principalmente da soggetti che già partecipano al sistema ISA, cioè:
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Lavoratori autonomi che esercitano arti e professioni (art. 15, Dlgs 13/2024),
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Imprese individuali e società di persone in regime ordinario o semplificato (art. 16),
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Soggetti che producono un valore della produzione netta ai fini IRAP (art. 17).
Sono esclusi, invece, i contribuenti che adottano regimi forfettari, i soggetti che non applicano gli ISA per cause oggettive, e coloro che presentano irregolarità fiscali pregresse che precludono l’affidabilità richiesta dal sistema.
L’adesione al CPB è volontaria, ma comporta effetti vincolanti: accettare la proposta significa impegnarsi a dichiarare e versare i redditi concordati per il biennio successivo, anche se la performance economica reale dovesse essere inferiore. Questo è il principale elemento di rischio per il contribuente, ma anche il fattore che garantisce la stabilità del gettito per lo Stato.
La convenienza del CPB, quindi, dipende dalla bontà della proposta ricevuta e dalla capacità del contribuente di stimare in modo realistico la propria redditività futura. Per questo motivo, è fondamentale analizzare attentamente ogni proposta ricevuta e, se necessario, farsi assistere da un professionista per una valutazione personalizzata.
Iter operativo
Una delle novità più significative introdotte dal nuovo CPB 2025-2026 è la procedura automatizzata e trasparente con cui l’Agenzia delle Entrate formulerà la proposta ai contribuenti. Tale proposta, elaborata sulla base dei criteri stabiliti dal DM MEF e dei dati ISA, sarà precaricata all’interno del cassetto fiscale del contribuente, accessibile tramite i canali telematici dell’Agenzia stessa.
Fasi principali del processo:
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Raccolta e analisi dei dati: l’Agenzia acquisisce i dati dichiarativi del contribuente relativi al periodo d’imposta 2024, incluse le informazioni ISA.
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Elaborazione della proposta: attraverso un modello statistico-economico, vengono generati i valori di reddito e valore della produzione netta stimati per il 2025 e 2026.
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Invio telematico della proposta: il contribuente potrà visualizzare la proposta ricevuta entro una finestra temporale specifica, indicata nel decreto attuativo.
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Accettazione o rifiuto: l’adesione è facoltativa ma vincolante. Il contribuente ha un periodo limitato per accettare la proposta (es. 30 giorni), e una volta accettata, non può essere modificata.
È importante sottolineare che, una volta accettato il CPB, il contribuente:
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non potrà modificare i redditi concordati, neppure in caso di peggioramento della situazione economica reale;
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beneficerà di una maggiore certezza fiscale, evitando accertamenti futuri sulle annualità oggetto del concordato, salvo casi di frode o omissioni gravi.
L’Agenzia delle Entrate potrà inoltre escludere singoli contribuenti qualora emergano anomalie, irregolarità, o scostamenti significativi rispetto ai parametri previsti.
Vantaggi e rischi
Il Concordato Preventivo Biennale rappresenta una nuova frontiera della compliance fiscale volontaria, con l’obiettivo dichiarato di creare un patto di fiducia tra fisco e contribuente. Tuttavia, come ogni patto, comporta vantaggi ma anche rischi, che vanno valutati con attenzione prima dell’adesione.
I principali vantaggi per il contribuente
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Stabilità fiscale: una volta accettata la proposta, il contribuente sa esattamente quanto dovrà dichiarare e versare nei due anni successivi, senza sorprese né accertamenti.
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Riduzione del rischio accertativo: salvo i casi di frode, l’adesione al CPB comporta l’impossibilità per l’Agenzia di effettuare controlli su quelle annualità, garantendo serenità e tutela.
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Premialità ISA: chi aderisce potrebbe beneficiare di ulteriori vantaggi premiali (rimborsi più veloci, esoneri da alcuni obblighi), rafforzando il profilo di affidabilità fiscale.
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Semplificazione gestionale: il contribuente può pianificare con maggiore precisione la propria fiscalità, migliorando la gestione della cassa e degli investimenti.
I rischi da non sottovalutare
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Impegno rigido: il reddito concordato dovrà essere dichiarato anche se l’attività reale dovesse produrre redditi inferiori, aumentando il carico fiscale rispetto alla situazione reale.
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Proiezioni incerte: la proposta si basa su proiezioni macroeconomiche che potrebbero non verificarsi (es. rallentamento del PIL, eventi imprevisti).
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Scarsa flessibilità: una volta accettata, la proposta non è modificabile, e non prevede adeguamenti al mutare delle condizioni soggettive o di mercato.
Per questo, prima di aderire, è fortemente consigliata una valutazione personalizzata, basata su analisi di bilancio, simulazioni reddituali e confronto con benchmark settoriali.
Come prepararsi
L’arrivo della proposta di Concordato Preventivo Biennale non può e non deve essere affrontato in modo passivo. Per molti contribuenti, soprattutto quelli con attività complesse o con andamenti economici non lineari, la chiave del successo sarà nella preparazione anticipata e nell’affidamento a consulenti esperti in ambito fiscale.
Il primo passo per arrivare pronti alla ricezione della proposta è un’analisi approfondita del reddito 2024, dato che sarà proprio quest’ultimo a costituire la base su cui l’Agenzia delle Entrate costruirà le sue stime per il biennio successivo.
A tal fine, è utile:
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Simulare con anticipo gli ISA 2024, individuando eventuali indicatori di anomalia o criticità.
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Confrontare i propri dati economici con i parametri settoriali, per capire come ci si posiziona rispetto alla media.
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Valutare l’andamento triennale, in modo da stimare la coerenza e la progressività dei risultati.
Qui entra in gioco in maniera decisiva il ruolo del commercialista. Non solo per interpretare la proposta, ma soprattutto per prevenire scelte sbagliate, fornire simulazioni dettagliate e aiutare a capire se l’adesione sia davvero conveniente. Il professionista può anche intervenire in fase di pianificazione fiscale, suggerendo correttivi nella gestione economica dell’attività per migliorare il profilo ISA e le condizioni della proposta futura.
Inoltre, il consulente potrà accompagnare il contribuente anche nel monitoraggio degli effetti dell’adesione, verificando costantemente che i risultati economici non si discostino troppo da quelli concordati, evitando così criticità di bilancio o problemi di liquidità.
Riforma fiscale
Il Concordato Preventivo Biennale rappresenta uno degli strumenti cardine introdotti nell’ambito della grande riforma fiscale italiana delineata dalla Legge Delega n. 111/2023 e attuata attraverso i decreti legislativi successivi, tra cui il Dlgs n. 13/2024. L’obiettivo generale della riforma è duplice: da un lato, semplificare il sistema tributario; dall’altro, rafforzare la compliance collaborativa tra fisco e contribuente, favorendo comportamenti virtuosi e una maggiore certezza del diritto.
Il CPB si inserisce perfettamente in questa logica, proponendo un patto di prevedibilità: il contribuente si impegna a dichiarare un reddito predefinito, e in cambio ottiene tutela da accertamenti futuri. Si supera così l’approccio repressivo dell’accertamento a posteriori, a favore di un modello preventivo e trasparente, simile a quelli già adottati da altri Paesi OCSE.
Dal punto di vista della finanza pubblica, il CPB contribuisce alla stabilità del gettito fiscale, facilitando la programmazione di bilancio e il rispetto degli impegni europei. Inoltre, è coerente con il percorso di digitalizzazione e analisi predittiva che l’Agenzia delle Entrate sta percorrendo attraverso la valorizzazione massiva dei dati ISA, della fatturazione elettronica e dei flussi finanziari tracciati.
In questo senso, il CPB non è solo una misura fiscale: è anche un elemento strategico di governance economica, che mira a rafforzare la fiducia tra Stato e contribuenti, promuovendo una fiscalità più moderna, efficiente e sostenibile.
CPB e accertamenti
Uno degli aspetti più interessanti e strategici del Concordato Preventivo Biennale (CPB) riguarda la protezione da accertamenti fiscali. Il Dlgs 13/2024, insieme al decreto MEF del 28 aprile 2025, ha stabilito che il contribuente che aderisce validamente alla proposta di CPB per gli anni 2025 e 2026, ottiene un beneficio importante in termini di sicurezza fiscale.
Nello specifico, l’articolo 21 del decreto legislativo dispone che, per i periodi d’imposta oggetto di concordato:
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non possono essere emessi accertamenti ai fini delle imposte dirette e dell’Irap,
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non sono applicabili rettifiche e contestazioni che abbiano ad oggetto i redditi concordati,
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è preclusa ogni forma di accertamento analitico, sintetico e induttivo, salvo casi di dichiarazioni infedeli gravi.
Questo significa che, una volta accettata la proposta e rispettato l’impegno dichiarativo, il contribuente è protetto da controlli per quei due anni, rendendo più stabile e pianificabile la propria gestione fiscale.
Tuttavia, esistono delle eccezioni:
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Se l’Agenzia rileva omissioni, falsità o irregolarità sostanziali, può decadere la protezione e attivare procedimenti di accertamento.
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Il contribuente deve mantenere un comportamento fiscalmente corretto anche nei periodi precedenti e successivi, pena la revoca dei benefici.
In definitiva, il CPB offre una forma di “tregua fiscale bilaterale” che protegge entrambe le parti: il contribuente sa in anticipo quanto dovrà versare e non sarà oggetto di accertamenti, mentre lo Stato ottiene una base imponibile certa e programmabile.
CPB o Regime Forfettario
Uno dei dubbi più frequenti tra professionisti e microimprese riguarda la scelta tra il Regime Forfettario e il Concordato Preventivo Biennale (CPB). Sebbene i due regimi non siano direttamente alternativi, è importante comprenderne differenze, vantaggi e limiti, soprattutto per chi si avvicina al limite dei 100.000 euro o sta valutando il passaggio al regime ordinario.
Regime Forfettario: semplicità e flat tax
Il regime forfettario, riservato ai contribuenti con ricavi o compensi annui inferiori a 100.000 euro (dopo le modifiche della Legge di Bilancio 2023), offre:
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Aliquota agevolata al 15% (o al 5% per le start-up),
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Esclusione da IVA, IRAP e ritenute d’acconto,
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Obblighi contabili semplificati,
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Nessuna possibilità di aderire al CPB.
Tuttavia, il forfettario non consente la deduzione dei costi reali, il che può risultare penalizzante per attività con elevati investimenti o costi fissi.
CPB e regime ordinario: maggiore prevedibilità e deduzioni
Il CPB è accessibile solo a chi è in regime ordinario ed è soggetto agli ISA. I principali vantaggi sono:
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Protezione da accertamenti per due anni,
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Stabilità del carico fiscale,
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Piena deducibilità dei costi,
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Accesso a premialità fiscali.
Tuttavia, il CPB richiede una maggiore complessità gestionale e implica il rischio di versare imposte anche in caso di redditi reali inferiori a quelli concordati.
Quale conviene?
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Se hai ricavi contenuti e costi bassi, il forfettario resta conveniente.
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Se hai crescita prevedibile, ISA elevato e costi rilevanti, il regime ordinario con CPB può offrire maggiore efficienza fiscale nel medio periodo.
Conclusione
Il Concordato Preventivo Biennale per il biennio 2025-2026 rappresenta una delle innovazioni più rilevanti del panorama fiscale italiano. Frutto della nuova stagione di riforme introdotte dal Governo, il CPB si propone come strumento di cooperazione preventiva tra contribuente e Amministrazione finanziaria, puntando su chiarezza, stabilità e fiducia.
Abbiamo visto che la proposta dell’Agenzia delle Entrate sarà costruita sulla base di una metodologia rigorosa, che tiene conto della redditività storica, delle condizioni settoriali e delle proiezioni macroeconomiche. Tuttavia, accettare questa proposta non è una scelta banale: comporta impegni vincolanti e richiede un’attenta valutazione della propria posizione economica.
Per questo, la vera chiave per sfruttare al meglio le opportunità del CPB è la pianificazione fiscale strategica, da affrontare insieme a un consulente esperto. Solo attraverso analisi ISA, simulazioni di redditività, gestione attenta dei costi e lettura del contesto macroeconomico si può decidere se e quando conviene aderire.
Il CPB può rappresentare un vero vantaggio competitivo, soprattutto per quei professionisti e imprenditori che cercano certezza, credibilità e tutela fiscale. Ma per trasformare questa occasione in un beneficio concreto, è necessario agire con competenza e anticipo.
Il consiglio, quindi, è semplice: non aspettare l’arrivo della proposta per decidere. Inizia ora a prepararti, valuta i tuoi indicatori ISA, e costruisci con il tuo commercialista un percorso di crescita e affidabilità, su basi fiscali solide e condivise.