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domenica 6 Luglio 2025

IVA nel Decreto 81/2025: novità per forfetari, sanità, importazioni e UE

Il Decreto Legislativo n. 81 del 2025, pubblicato in Gazzetta Ufficiale, ha introdotto modifiche significative in materia di IVA. Cambiano le regole per i contribuenti forfetari, per il comparto sanitario, per le importazioni e per le cessioni intra-UE. Un nuovo assetto normativo che impatta direttamente professionisti, imprese e operatori economici che operano con l’estero. Ma cosa cambia davvero? E, soprattutto, quali saranno gli effetti pratici di queste nuove regole?

Dalla revisione delle soglie per i regimi agevolati fino all’allineamento con le direttive comunitarie, il Decreto 81/2025 si propone di semplificare il sistema IVA ma, allo stesso tempo, introduce nuove responsabilità per i soggetti coinvolti. Nell’articolo analizzeremo punto per punto le principali novità, con un focus operativo su cosa cambia dal punto di vista fiscale e su come adeguarsi per evitare sanzioni e cogliere le opportunità di risparmio e compliance.

Che tu sia un professionista in regime forfetario, un’azienda sanitaria, un importatore o un commerciante intra-UE, questo approfondimento è pensato per offrirti una guida chiara e aggiornata sulle nuove regole IVA, supportata da riferimenti normativi, casi pratici e impatti economici.

Forfetari e reverse charge

Una delle novità più rilevanti introdotte dal Decreto Legislativo n. 81/2025 riguarda i contribuenti in regime forfetario che effettuano operazioni soggette a reverse charge, come gli acquisti intracomunitari e i servizi generici resi da soggetti esteri, ai sensi dell’art. 17 del D.P.R. 633/1972. Con l’introduzione della nuova lettera e-bis) all’art. 1, comma 58, della L. 190/2014, l’IVA relativa a queste operazioni dovrà essere versata su base trimestrale, entro il 16 del secondo mese successivo alla chiusura del trimestre solare in cui è avvenuta l’operazione.

Questo aggiornamento normativo, valido per le operazioni effettuate a partire dal 1° ottobre 2025, segna un importante cambiamento rispetto al precedente regime, che prevedeva il versamento su base mensile anche per i forfetari. Il nuovo meccanismo allinea i contribuenti forfetari alle tempistiche previste per i soggetti trimestrali per opzione, riducendo gli oneri amministrativi e offrendo una maggiore flessibilità nella gestione della liquidità.

È importante sottolineare che permangono gli obblighi documentali: autofattura in caso di fornitore extra-UE o integrazione della fattura in caso di fornitore UE. Rimane anche preclusa la detrazione dell’IVA, coerentemente con i principi del regime forfetario. Infine, restano invariati sia l’obbligo di iscrizione al VIES, sia la compilazione dell’elenco INTRA in caso di superamento della soglia di 10.000 euro, mentre continua l’esonero dalla presentazione delle LIPE, anche in presenza di reverse charge (cfr. Circ. AE n. 32/2023, § 4.5).

Sanità e fatturazione elettronica

Il Decreto 81/2025 introduce un’importante stabilizzazione normativa per il settore sanitario: diventa definitivo il divieto di fatturazione elettronica tramite Sistema di Interscambio (SdI) per le prestazioni sanitarie rese a persone fisiche. La modifica riguarda l’art. 10-bis del D.L. 119/2018, che fino ad ora era stato prorogato di anno in anno, dal 2019 al 2025.

La norma si applica sia ai soggetti tenuti alla trasmissione dei dati al Sistema Tessera Sanitaria (STS), sia a coloro che, pur non obbligati all’invio al STS, effettuano comunque prestazioni sanitarie verso consumatori finali. Per entrambe le categorie, l’emissione della fattura dovrà continuare ad avvenire in formato cartaceo o elettronico fuori dal canale SdI, mantenendo così due canali distinti per la gestione della documentazione fiscale.

La motivazione ufficiale riportata nella relazione illustrativa è la tutela della privacy: adattare il SdI a un livello di protezione conforme al GDPR richiederebbe costi e modifiche infrastrutturali ingenti. Una scelta che, pur contraddetta dal parere positivo del Garante della Privacy (7 dicembre 2023) sul sistema proposto dal MEF, conferma un approccio più prudenziale.

Dal punto di vista operativo, la norma comporta un carico gestionale maggiore per gli operatori fiscali e per i professionisti sanitari, che dovranno continuare a trattare modalità di fatturazione diverse a seconda della tipologia di cliente. Questo rappresenta un freno alla completa digitalizzazione del ciclo attivo nel settore sanitario, ma garantisce una protezione rafforzata dei dati sensibili dei pazienti.

IVA nel Decreto 81/2025: novità - Commercialista.it

IVA all’importazione

Tra le novità più significative del Decreto Legislativo 81/2025 c’è l’intervento sul regime sanzionatorio in materia di IVA all’importazione, con la modifica dell’art. 96 del D.Lgs. 141/2024. In particolare, viene innalzata da 10.000 a 100.000 euro la soglia di rilevanza penale per le violazioni IVA in dogana, mentre rimane ferma a 10.000 euro per i dazi doganali.

Questa distinzione normativa ha un fondamento sistematico ben preciso: i dazi sono tributi propri dell’Unione Europea, mentre l’IVA ha una finalità nazionale e non determina necessariamente una perdita di gettito, qualora venga regolarmente assolta nella fase successiva dell’operazione commerciale. Pertanto, il legislatore ha optato per una maggiore tolleranza fiscale sulla parte IVA, limitando la sanzione penale ai casi di maggiore gravità.

Le violazioni inferiori alla soglia restano comunque punibili in via amministrativa, con sanzioni comprese tra il 100% e il 200% dei diritti doganali dovuti, e un minimo fisso di 2.000 euro. Rimane inoltre pienamente operativa l’istituto del ravvedimento operoso, che consente al contribuente di evitare conseguenze penali e confische versando spontaneamente imposta, interessi e sanzioni prima dell’apertura di un accertamento formale (art. 240, co. 2 c.p.).

Infine, il Decreto ha ricalibrato anche il sistema delle circostanze aggravanti: ad esempio, la reclusione da 3 a 5 anni è ora prevista solo quando l’importo IVA supera i 500.001 euro, mentre per i dazi resta fissata al superamento dei 100.001 euro. Questo nuovo assetto mira a una maggiore proporzionalità nel trattamento delle infrazioni fiscali doganali.

Cessioni intra-UE

Il Decreto Legislativo 81/2025 interviene anche sulla disciplina delle cessioni intracomunitarie con trasporto a cura del cessionario, introducendo importanti chiarimenti in merito al regime di non imponibilità IVA. Secondo l’art. 7, comma 1, del D.Lgs. 471/1997, il cedente è tenuto a regolarizzare l’operazione e versare l’IVA entro 30 giorni, nel caso in cui il bene non risulti trasferito fisicamente entro 90 giorni dalla consegna.

La relazione illustrativa al decreto, tuttavia, specifica che l’esenzione dall’IVA resta applicabile anche oltre i 90 giorni, purché il trasferimento del bene sia dimostrabile in modo attendibile, anche con documentazione successiva. In questo caso, l’operazione mantiene il regime di non imponibilità ai sensi dell’art. 41, comma 1, lett. a), del D.L. 331/1993.

In termini operativi, il cedente che abbia già provveduto alla regolarizzazione e al versamento dell’IVA, potrà recuperare l’imposta nei modi seguenti:

  • mediante nota di variazione in diminuzione, se ancora nei termini per la presentazione della dichiarazione IVA annuale;

  • mediante istanza di rimborso, qualora non sia stato possibile emettere la nota per cause non imputabili.

Questa interpretazione è in linea con quanto già espresso dall’Agenzia delle Entrate (ris. n. 98/2014) e con l’orientamento consolidato della Corte di Giustizia UE, secondo cui la mancata osservanza formale dei termini non può pregiudicare un’operazione sostanzialmente conforme ai requisiti dell’esenzione. Per i professionisti, si tratta di un aggiornamento fondamentale ai fini della compliance documentale e della gestione del rischio fiscale.

Impatto operativo

Le novità introdotte dal Decreto Legislativo 81/2025 in materia di IVA comportano cambiamenti significativi nella gestione quotidiana delle attività contabili e fiscali per imprese, professionisti e intermediari. L’adeguamento ai nuovi obblighi – che spaziano dal reverse charge per i forfetari alle modifiche nella documentazione delle cessioni intra-UE – impone una revisione dei flussi interni, dei software di gestione e delle procedure di controllo.

In particolare, le imprese dovranno aggiornare le tempistiche di versamento IVA per operazioni transfrontaliere e importazioni, distinguendo tra i diversi regimi applicabili e i nuovi limiti sanzionatori. Le soglie aggiornate per le responsabilità penali, ad esempio, influenzano direttamente le valutazioni di rischio fiscale, soprattutto nel commercio internazionale. I soggetti che operano con fornitori o clienti esteri sono chiamati a un’attenta verifica delle prove documentali, essenziali per mantenere i benefici della non imponibilità.

Per i consulenti fiscali, invece, le modifiche richiedono una formazione tempestiva e una comunicazione efficace verso i clienti.

Diventa infatti fondamentale informare su:

  • le nuove modalità di regolarizzazione dell’IVA;
  • le alternative per il recupero dell’imposta versata erroneamente;
  • gli adempimenti differenziati (es. esonero LIPE per i forfetari anche in caso di reverse charge);
  • le soglie di rilevanza penale e le opportunità offerte dal ravvedimento operoso.

Il nuovo assetto IVA, pur introducendo complessità, offre anche margini di ottimizzazione fiscale per chi saprà sfruttare correttamente gli strumenti normativi. Le imprese più strutturate potrebbero, ad esempio, anticipare investimenti in digitalizzazione e compliance, riducendo i rischi e aumentando la competitività nel medio periodo.

IVA nel Decreto 81/2025: novità - Commercialista.it

IVA 2025 e risparmio fiscale

Nonostante l’apparente rigidità delle nuove disposizioni, il Decreto 81/2025 apre anche spazi interessanti per chi intende impostare una gestione fiscale più efficiente e strategica. Comprendere a fondo le novità in materia di IVA su reverse charge, importazioni e operazioni intra-UE consente non solo di evitare sanzioni, ma anche di ottimizzare i flussi di cassa e ridurre l’incidenza fiscale nel rispetto della normativa.

Un esempio concreto riguarda i contribuenti in regime forfetario: con il nuovo termine trimestrale per il versamento dell’IVA derivante da reverse charge, questi soggetti guadagnano tempo utile per organizzare la liquidità, soprattutto in caso di operazioni occasionali con fornitori UE o extra-UE. Un’attenta pianificazione degli acquisti può quindi generare vantaggi finanziari tangibili.

Per le imprese coinvolte in cessioni intracomunitarie, la possibilità di mantenere l’esenzione anche oltre il termine dei 90 giorni – se il trasferimento è adeguatamente documentato – evita il versamento “in eccesso” di IVA e consente un recupero tempestivo dell’imposta, tramite nota di variazione o rimborso. Ciò rafforza l’importanza di una documentazione puntuale e ben archiviata, che diventa un asset fiscale in caso di controlli.

Sul fronte delle importazioni, la nuova soglia penale a 100.000 euro riduce il rischio di incorrere in procedimenti penali per errori di minore entità, rendendo più sicura l’operatività internazionale delle PMI. Ma al tempo stesso, impone un maggior rigore nei controlli doganali e una gestione precisa delle dichiarazioni.

Infine, il ricorso sistematico al ravvedimento operoso, in un contesto di norme più chiare e soglie più elevate, può rappresentare un efficace strumento di prevenzione fiscale e un’alternativa sostenibile al contenzioso.

Rischi e criticità

Le modifiche introdotte dal Decreto Legislativo 81/2025 non portano solo benefici: implicano anche nuovi rischi e complessità operative che imprese, professionisti e consulenti devono gestire con particolare attenzione. La fase di transizione, in particolare, può rivelarsi critica se non accompagnata da un adeguato aggiornamento interno e da una formazione tempestiva del personale amministrativo.

Uno dei punti più delicati riguarda il reverse charge per i contribuenti forfetari. Se da un lato il nuovo termine trimestrale facilita la gestione dei flussi di cassa, dall’altro permangono obblighi documentali stringenti – come l’autofattura o l’integrazione della fattura estera – che, se non correttamente rispettati, possono comportare sanzioni rilevanti. Anche la non detraibilità dell’IVA rappresenta un possibile rischio di errore contabile se non adeguatamente tracciato nei sistemi gestionali.

Un’altra area sensibile riguarda le cessioni intracomunitarie: in caso di trasporto oltre i 90 giorni, la mancata raccolta o conservazione della documentazione probatoria può compromettere la non imponibilità IVA, con obbligo di regolarizzazione e versamento dell’imposta maggiorata da sanzioni e interessi. Anche la doppia gestione della fatturazione sanitaria extra-SdI può generare confusione, soprattutto per studi medici e cliniche con alto volume di prestazioni verso privati.

Infine, la revisione delle soglie penali per l’IVA all’importazione richiede una maggiore attenzione nei controlli doganali e nella ricostruzione delle scritture di carico: un errore nella dichiarazione doganale, seppur inferiore alla soglia penale, può comunque comportare sanzioni amministrative molto pesanti.

Una gestione proattiva del rischio fiscale richiede quindi nuovi protocolli interni, check list operative e, dove possibile, automazione dei controlli per ridurre il margine d’errore umano.

Come adeguarsi

Davanti alle importanti novità introdotte dal Decreto Legislativo 81/2025, è fondamentale che imprese, professionisti e consulenti fiscali attivino procedure di adeguamento rapido e strutturato, così da evitare errori, omissioni e sanzioni. La gestione dell’IVA, infatti, non è più solo una questione contabile: incide direttamente sulla compliance normativa e sulla salute finanziaria dell’azienda.

Il primo passo è rappresentato da un audit interno IVA, mirato a individuare tutte le aree aziendali coinvolte dalle modifiche normative: reverse charge, cessioni intra-UE, importazioni, prestazioni sanitarie. È fondamentale mappare i flussi documentali, verificare i registri e controllare che il software gestionale sia aggiornato con le nuove scadenze e regole.

Per i contribuenti in regime forfetario, si consiglia di:

  • aggiornare le procedure per l’integrazione delle fatture estere;
  • predisporre un calendario trimestrale per i versamenti IVA derivanti da reverse charge;
  • controllare la soglia di 10.000 euro per l’obbligo di iscrizione al VIES e compilazione degli elenchi INTRA.

Le aziende che effettuano cessioni intracomunitarie dovrebbero adottare sistemi automatizzati o checklist interne per la raccolta delle prove di trasporto e per la gestione delle eventuali rettifiche IVA, in modo da garantire l’accesso all’esenzione anche oltre il termine dei 90 giorni.

Nel settore sanitario, è utile dotarsi di una procedura di doppia fatturazione, distinguendo in modo netto tra canale SdI (dove applicabile) e formato extra-SdI per le prestazioni verso persone fisiche, nel rispetto delle nuove regole privacy.

Infine, è fortemente consigliato istituire un protocollo di ravvedimento operoso interno, che consenta un intervento tempestivo in caso di errori, con evidenti benefici in termini di sanzioni e rischi penali.

Conclusione

Il Decreto Legislativo 81/2025 segna un passaggio cruciale nel processo di modernizzazione e razionalizzazione del sistema IVA italiano, toccando aspetti centrali della fiscalità: dai regimi agevolati alle importazioni, dalla sanità alle operazioni intracomunitarie. Le novità introdotte non sono mere modifiche procedurali: incidono direttamente sulla gestione finanziaria, sulla compliance e sulla sostenibilità fiscale di ogni attività economica, grande o piccola che sia.

Se da un lato il nuovo assetto comporta maggiori obblighi documentali e un aumento della complessità operativa, dall’altro apre la porta a importanti opportunità di risparmio fiscale, pianificazione e riduzione dei rischi. Le imprese che si muovono per tempo, adottando strumenti digitali, protocolli interni solidi e un rapporto costante con i consulenti fiscali, potranno trasformare l’adempimento in vantaggio competitivo.

La chiave del successo nel nuovo scenario IVA 2025 sta nell’integrare la normativa con la strategia aziendale, uscendo dalla logica emergenziale per entrare in una cultura della prevenzione e della gestione proattiva. Il supporto di un commercialista aggiornato, competente e orientato al risultato diventa quindi fondamentale per affrontare questa evoluzione con sicurezza, efficienza e visione.

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