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martedì 8 Luglio 2025

Decreto-Legge 92/2025: CIGS, esoneri e proroghe per imprese in crisi e settore moda

Crisi industriali, instabilità occupazionale, transizione ecologica e calo della domanda globale: sono queste le sfide che nel 2025 mettono a dura prova migliaia di imprese italiane, soprattutto in comparti strategici come la manifattura pesante e il settore moda. Per rispondere a questa situazione critica, il Governo ha approvato il Decreto-Legge n. 92/2025, un pacchetto di misure straordinarie pensate per sostenere aziende e lavoratori in difficoltà.

Tra le novità più importanti: esoneri contributivi per la CIGS, proroghe straordinarie fino al 2027, ammortizzatori in caso di cessazione d’attività e una nuova estensione della cassa integrazione in deroga per il settore moda. Non mancano le regole stringenti per i lavoratori (la cosiddetta “condizionalità attiva”) e una gestione più flessibile per le imprese in crisi.

In questo articolo analizziamo tutte le misure previste, i requisiti da rispettare, gli impatti fiscali, e forniamo esempi pratici utili per comprendere come trasformare queste opportunità in soluzioni concrete per la sopravvivenza e il rilancio aziendale.

CIGS 2025

Uno degli interventi più significativi contenuti nel Decreto-Legge 92/2025 è l’esonero dal contributo addizionale per l’accesso alla Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (CIGS), riservato alle imprese situate nelle cosiddette “aree di crisi industriale complessa”. La misura, introdotta dall’articolo 6 del decreto, rappresenta un importante alleggerimento degli oneri contributivi per le aziende che già affrontano situazioni economiche e produttive difficili. Si tratta di una disposizione in linea con l’articolo 27 del DL 83/2012, che disciplina l’individuazione di queste aree a livello territoriale.

L’esonero, valido per tutto il 2025, consente alle imprese interessate di accedere al trattamento straordinario di integrazione salariale senza dover versare la contribuzione addizionale normalmente prevista, alleggerendo di fatto il costo dell’utilizzo di questi ammortizzatori sociali. Tuttavia, la norma introduce un limite importante: non possono accedere al beneficio le aziende che procedano a licenziamenti collettivi durante il periodo di fruizione della CIGS. Questo vincolo è stato inserito per evitare abusi e per garantire che la misura venga effettivamente utilizzata come strumento di tutela dell’occupazione e non come fase preliminare a ristrutturazioni drastiche e tagli del personale.

Il provvedimento dispone uno stanziamento di 6,5 milioni di euro per l’anno 2025, coperto dal Fondo sociale per l’occupazione e la formazione, che viene però ridotto di 9,3 milioni, a compensazione del maggiore fabbisogno pubblico derivante dall’esonero contributivo. Una scelta tecnica che dimostra l’intenzione del Governo di mantenere un equilibrio tra tutela del lavoro e sostenibilità delle finanze pubbliche.

Proroga della CIGS

L’articolo 7 del Decreto-Legge 92/2025 introduce una misura eccezionale pensata per le grandi realtà industriali: le imprese che appartengono a gruppi con almeno 1.000 dipendenti sul territorio nazionale potranno beneficiare di una proroga straordinaria della Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (CIGS) fino al 31 dicembre 2027. Questo intervento è subordinato alla stipula di un accordo quadro con le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative e alla validazione da parte del Ministero del Lavoro e del Ministero delle Imprese e del Made in Italy.

La proroga rappresenta una deroga alla normativa ordinaria, che normalmente non consente un’estensione così lunga della CIGS. La ratio della misura è chiaramente indirizzata a contenere le eccedenze occupazionali in modo non traumatico, evitando licenziamenti collettivi immediati, e offrendo tempo utile per percorsi di riconversione, ristrutturazione o reindustrializzazione. In sostanza, si punta a utilizzare il tempo garantito dalla CIGS per ricostruire strategie industriali sostenibili e innovative, anche in linea con gli obiettivi ambientali e digitali promossi dal PNRR.

Dal punto di vista finanziario, si tratta di un intervento rilevante: la spesa stimata è di 30,7 milioni di euro per il 2025, 31,3 milioni per il 2026 e 32 milioni per il 2027. Anche in questo caso, la copertura è garantita mediante la rimodulazione del Fondo sociale per l’occupazione e la formazione, e da ulteriori meccanismi di compensazione finanziaria. Un segnale forte di attenzione verso i lavoratori e i territori che rischierebbero di subire pesanti conseguenze sociali senza una simile rete di protezione.

Decreto-Legge 92/2025 - Commercialista.it

Cessazione d’attività

Un’altra novità rilevante introdotta dal Decreto-Legge 92/2025, contenuta nell’articolo 8, riguarda i lavoratori colpiti da cessazioni aziendali. In questi casi, e solo in presenza di un accordo governativo siglato presso il Ministero del Lavoro, è prevista la possibilità di ottenere una proroga non rinnovabile di sei mesi del trattamento di Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (CIGS). La proroga sarà concessa esclusivamente qualora esistano concrete prospettive di cessione dell’azienda o di suoi rami, con l’obiettivo di garantire la continuità produttiva e occupazionale. Il finanziamento previsto per questa misura è pari a 20 milioni di euro per l’anno 2025.

Ma la vera novità risiede nell’introduzione del principio di “condizionalità attiva”, che segna un cambio di paradigma nell’accesso agli ammortizzatori sociali.

Il lavoratore sospeso perderà il diritto al trattamento se:

  • rifiuta di partecipare a corsi di formazione o non li frequenta con regolarità;

  • rifiuta un’offerta di lavoro con una retribuzione pari almeno all’80% di quella precedentemente percepita, purché la sede sia entro 50 km o raggiungibile in massimo 80 minuti con i mezzi pubblici.

Le imprese saranno inoltre obbligate a trasmettere l’elenco dei lavoratori sospesi al Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa (SIISL), rendendo così possibile un monitoraggio puntuale e l’attivazione dei servizi per il reinserimento lavorativo. Tuttavia, l’effettiva applicazione della misura è subordinata all’emanazione di un decreto ministeriale, che definirà le modalità operative e i criteri di verifica del rispetto delle condizioni da parte dei lavoratori.

Settore moda

Un capitolo specifico del Decreto-Legge 92/2025, e precisamente l’articolo 10, è interamente dedicato al sostegno delle imprese della filiera moda, inclusi comparti strategici come abbigliamento, calzature e pelletteria, tra i più colpiti dalla crisi economica post-pandemica e dalla transizione dei mercati globali. Il provvedimento prevede una proroga di 12 settimane della cassa integrazione in deroga, con effetto dal 1° febbraio al 31 dicembre 2025, per le imprese già beneficiarie delle misure introdotte dalla Legge di Bilancio 2024.

L’estensione del trattamento è facoltativa, e l’accesso sarà concesso entro i limiti del tetto di spesa stabilito, incrementato con il nuovo decreto. La misura vuole offrire uno strumento di respiro temporaneo alle imprese del settore, consentendo una gestione più flessibile dei momenti di crisi, anche in attesa di una ripresa stabile del mercato e di eventuali riconversioni produttive.

Importante novità è la previsione di maggiore flessibilità nell’analisi della condizione finanziaria dei datori di lavoro in crisi, per consentire l’accesso agli ammortizzatori anche in presenza di situazioni particolarmente complesse o eterogenee. Tuttavia, per l’applicazione concreta della norma sarà necessaria, come già previsto in altri articoli del decreto, l’emanazione di un decreto ministeriale attuativo, oltre a circolari e istruzioni operative da parte dell’INPS.

La copertura finanziaria della misura è garantita, secondo quanto indicato nel comma 4 dell’articolo 10, tramite uno specifico limite di spesa annuale, che verrà monitorato per evitare sforamenti e garantire l’equilibrio del sistema.

Misure straordinarie

Sebbene le misure introdotte dal Decreto-Legge 92/2025 siano etichettate come straordinarie e temporanee, è evidente che il legislatore le considera parte integrante di una strategia più ampia di politica industriale e occupazionale. Gli interventi sulla CIGS per le aree di crisi, la proroga per i grandi gruppi, il supporto alle cessazioni aziendali e il sostegno mirato al settore moda non vanno letti come semplici “salvataggi”, ma come strumenti di stabilizzazione e accompagnamento alla trasformazione economica.

Molte delle aziende coinvolte dalle misure si trovano in aree colpite da processi di deindustrializzazione o da una difficile transizione ecologica e digitale, temi centrali del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Le CIGS straordinarie diventano così un ponte tra il vecchio modello produttivo e il nuovo, in cui si cerca di evitare licenziamenti traumatici e allo stesso tempo di favorire percorsi di riconversione e riqualificazione professionale.

Inoltre, il principio di “condizionalità attiva” applicato ai lavoratori riflette un cambio di prospettiva: non più solo sostegno passivo, ma un meccanismo che spinge al reinserimento attivo nel mercato del lavoro, stimolando formazione, mobilità e disponibilità all’adattamento. È in questo quadro che le misure del DL 92/2025 si allineano agli obiettivi europei di coesione sociale, sostenibilità e crescita inclusiva, dimostrando come gli ammortizzatori sociali, se ben strutturati, possano anche essere strumenti di sviluppo e non solo di emergenza.

Decreto-Legge 92/2025 - Commercialista.it

Vantaggi fiscali

Sebbene il Decreto-Legge 92/2025 non introduca direttamente nuove agevolazioni fiscali, le misure previste comportano significativi vantaggi economici e fiscali indiretti, che meritano di essere valutati con attenzione, soprattutto dalle imprese che vogliono contenere i costi e programmare il rilancio in modo sostenibile. Il primo e più immediato beneficio riguarda l’esonero dal contributo addizionale CIGS per le aziende situate nelle aree di crisi industriale complessa: questo significa, in pratica, un risparmio di circa il 9-15% sull’importo lordo della CIG erogata, a seconda della durata dell’intervento, che può tradursi in decine di migliaia di euro in meno a carico dell’azienda.

Esempio pratico: un’azienda manifatturiera con 80 dipendenti in un’area di crisi che attiva 6 mesi di CIGS straordinaria, in assenza di esonero, dovrebbe versare fino a 70.000 euro di contributi aggiuntivi; con l’esonero 2025, questo costo si azzera, liberando risorse utili per ristrutturazioni o investimenti produttivi.

Un altro vantaggio importante deriva dalla gestione flessibile del personale tramite ammortizzatori, che consente alle imprese di evitare licenziamenti immediati e quindi di non sostenere il costo fiscale e contributivo dei trattamenti di fine rapporto (TFR) o dell’eventuale aliquota addizionale IRAP in caso di calo occupazionale. Inoltre, in presenza di accordi sindacali validi e strategie di riorganizzazione documentate, l’impresa può anche accedere più facilmente a bandi regionali o incentivi PNRR, che richiedono come requisito la salvaguardia dell’occupazione o la gestione non traumatica delle crisi.

Infine, per il settore moda, la possibilità di estendere la cassa per ulteriori 12 settimane permette di distribuire il costo della crisi su un periodo più lungo, limitando impatti negativi su bilancio e rating creditizio. Anche qui, il vantaggio è duplice: da un lato la continuità operativa, dall’altro una maggiore pianificazione finanziaria che aiuta anche nei rapporti con fornitori, banche e investitori.

Esempi pratici

Per comprendere l’impatto effettivo delle misure introdotte dal DL 92/2025, è utile analizzare casi concreti di aziende che potrebbero beneficiarne, soprattutto in settori colpiti da contrazione della domanda o da profonde trasformazioni tecnologiche e logistiche.

Esempio 1: impresa tessile in area di crisi industriale

Una PMI con 60 dipendenti attiva nella produzione di tessuti, situata in un’area di crisi riconosciuta (ad es. Prato, Biella o Taranto), sta subendo un calo di ordini e una necessaria riconversione per passare a tessuti ecosostenibili. Nel 2025, decide di attivare la CIGS per riorganizzazione aziendale per 6 mesi, coinvolgendo 40 lavoratori.
Grazie al DL 92/2025, può:

  • Evitare il versamento del contributo addizionale CIGS (risparmio di circa 50.000 euro);

  • Accedere a bandi regionali collegati al PNRR per investimenti green;

  • Evitare licenziamenti, mantenendo intatta la forza lavoro specializzata.

Esempio 2: gruppo industriale con oltre 1.000 dipendenti in fase di riconversione

Un gruppo metalmeccanico con sedi in Lombardia e Piemonte, con 1.800 dipendenti, ha già in corso una CIGS per crisi aziendale. Con la nuova norma (art. 7), ottiene una proroga fino al 2027, con copertura per sospensione al 100% dell’orario. Questo consente all’impresa di:

  • Allungare i tempi per completare la transizione verso la produzione di componenti per l’auto elettrica;

  • Mantenere i lavoratori in azienda, investendo parallelamente in formazione;

  • Ridurre i costi con la cassa integrazione coperta da fondi statali.

Esempio 3: brand di moda in difficoltà con 25 dipendenti

Una piccola azienda di pelletteria toscana, fornitrice di marchi di lusso, ha subito il blocco di commesse estere e affronta difficoltà di cassa. Grazie all’estensione delle 12 settimane di CIG in deroga (art. 10), può:

  • Gestire il calo produttivo tra febbraio e giugno 2025 senza dover licenziare;

  • Riorganizzare la logistica e investire in e-commerce per la vendita diretta;

  • Accedere a servizi di ricollocazione e formazione finanziati tramite SIISL.

Esempio 4: impresa in cessazione con trattativa in corso per la cessione

Un’azienda del settore logistica con 100 addetti ha annunciato la cessazione dell’attività, ma è in corso una trattativa per la cessione a un’altra società del settore. Con l’art. 8, ottiene una proroga della CIGS per 6 mesi, il tempo necessario per:

  • Finalizzare la cessione;

  • Salvaguardare l’intera forza lavoro grazie al trasferimento diretto;

  • Evitare l’apertura di procedure di licenziamento collettivo.

Conclusioni

Il Decreto-Legge 92/2025 rappresenta uno degli interventi più articolati e strategici degli ultimi anni in tema di tutela occupazionale e sostegno alle imprese in difficoltà. Le misure introdotte — dalla CIGS in esonero per le aree di crisi, alla proroga straordinaria per i grandi gruppi, passando per gli strumenti dedicati alle cessazioni d’attività e alla filiera della moda — non sono semplici ammortizzatori sociali, ma leve di politica industriale pensate per guidare l’Italia attraverso una fase di trasformazione profonda.

I vantaggi economici, fiscali e gestionali per le imprese sono concreti e rilevanti, ma richiedono consapevolezza normativa, pianificazione accurata e assistenza professionale qualificata. È fondamentale che aziende, consulenti del lavoro, commercialisti e stakeholder istituzionali collaborino per tradurre queste misure in azioni efficaci e tempestive, evitando ritardi burocratici che potrebbero comprometterne l’impatto.

Soprattutto per il settore moda e per le PMI in territori industrialmente fragili, il 2025 rappresenta un anno cruciale per rilanciare l’attività, salvaguardare posti di lavoro e riposizionarsi in modo più competitivo sul mercato nazionale e internazionale. Ma attenzione: ogni opportunità, per diventare reale, richiede strategie chiare, documentazione adeguata e un approccio proattivo.

Affidarsi a professionisti esperti, capaci di leggere le norme, analizzare i numeri e interfacciarsi con INPS, Ministeri e sindacati, sarà più che mai una condizione necessaria per trasformare le misure del DL 92/2025 da strumento teorico a leva concreta di sopravvivenza e rilancio aziendale.

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