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mercoledì 11 Giugno 2025

Credito d’imposta sponsorizzazioni sportive: domande aperte dal 5 giugno 2025

Dal 5 giugno 2025 è possibile presentare domanda per accedere al Credito d’imposta per le sponsorizzazioni sportive, una misura destinata a sostenere le imprese, i lavoratori autonomi e gli enti non commerciali che investono nello sport. Si tratta di un’agevolazione fiscale che consente di recuperare parte delle spese sostenute per sponsorizzare società e associazioni sportive dilettantistiche.

In un contesto economico ancora in cerca di stabilità post-pandemia, questo incentivo rappresenta un’opportunità concreta per favorire la sinergia tra mondo economico e sportivo, stimolando al contempo visibilità aziendale e benessere sociale. L’incentivo è stato riattivato con Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri e rifinanziato anche per il 2025, mantenendo sostanzialmente invariati i criteri di accesso e le modalità operative rispetto all’anno precedente.

Vediamo nel dettaglio a chi è rivolto, quali sono i requisiti, le modalità di domanda e i vantaggi fiscali per chi partecipa.

Cos’è

Il credito d’imposta sponsorizzazioni sportive è un beneficio fiscale introdotto per incentivare gli investimenti pubblicitari nello sport dilettantistico, colpito duramente dagli effetti della pandemia. L’obiettivo è duplice: da un lato sostenere la ripresa delle associazioni e società sportive dilettantistiche, dall’altro offrire a imprese e professionisti un vantaggio fiscale tangibile.

Per il 2025, il credito spetta a fronte di investimenti in sponsorizzazioni pari almeno a 10.000 euro effettuati tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2025, a favore di società o associazioni sportive dilettantistiche iscritte al Registro Nazionale delle Attività Sportive Dilettantistiche e affiliate a una Federazione Sportiva, una Disciplina Sportiva Associata o un Ente di Promozione Sportiva riconosciuto dal CONI.

Il beneficio consiste in un credito d’imposta pari al 50% dell’importo investito, fino a un massimo che verrà determinato sulla base delle risorse disponibili. Il credito è utilizzabile esclusivamente in compensazione tramite modello F24, con il codice tributo che sarà comunicato dall’Agenzia delle Entrate.

Beneficiari e requisiti 

l credito d’imposta per le sponsorizzazioni sportive è riservato a tre categorie principali di soggetti economici: lavoratori autonomi, imprese e enti non commerciali. Questi devono aver sostenuto, tra il 1° luglio e il 30 settembre 2023, investimenti in campagne pubblicitarie, comprese le sponsorizzazioni, a favore di soggetti sportivi specifici.

I destinatari delle sponsorizzazioni devono essere:

  • Leghe che organizzano campionati nazionali a squadre;

  • Società sportive professionistiche;

  • Società ed associazioni sportive dilettantistiche iscritte al nuovo Registro nazionale delle attività sportive dilettantistiche, che ha sostituito il vecchio Registro CONI.

Inoltre, i soggetti sportivi sponsorizzati devono rispettare tre criteri fondamentali:

  1. Appartenenza a discipline olimpiche o paraolimpiche, riconosciute ufficialmente;

  2. Svolgimento di attività sportiva giovanile, a dimostrazione del valore formativo e sociale delle loro attività;

  3. Iscrizione regolare al Registro sportivo nazionale, requisito essenziale per la tracciabilità e legittimità del contributo.

Per quanto riguarda i soggetti che richiedono l’agevolazione, questi devono rispettare precisi limiti di fatturato: i ricavi prodotti in Italia nel periodo d’imposta 2022 (ai sensi dell’art. 85, comma 1, lettere a e b del TUIR) devono essere compresi tra 150.000 euro e 15 milioni di euro.

Infine, l’investimento pubblicitario deve essere di importo almeno pari a 10.000 euro, IVA esclusa. L’incentivo riconosciuto è pari al 50% della spesa ammissibile, e sarà fruibile come credito d’imposta in compensazione.

Come presentare la domanda

A partire dal 5 giugno 2025 è operativa la piattaforma online dedicata alla presentazione delle domande per il credito d’imposta sulle sponsorizzazioni sportive. L’inoltro della richiesta deve avvenire esclusivamente tramite questa piattaforma digitale, entro il termine perentorio del 5 agosto 2025. Qualsiasi domanda inviata con modalità differenti o oltre il termine indicato non verrà presa in considerazione, come specificato nel comunicato ufficiale del Dipartimento per lo Sport.

All’interno del portale è messa a disposizione una guida operativa dettagliata, pensata per assistere passo dopo passo il contribuente o il consulente nella corretta compilazione dell’istanza. Dopo l’invio della domanda, l’utente potrà consultare l’area riservata per seguire lo stato di lavorazione della pratica, fino al suo eventuale inserimento nel Registro Nazionale degli Aiuti di Stato, uno degli adempimenti obbligatori ai fini della trasparenza delle agevolazioni pubbliche.

Un utile strumento è rappresentato dal campo “note”, visibile in piattaforma, che consente all’operatore incaricato di richiedere integrazioni documentali o chiarimenti, con notifica diretta al richiedente. È quindi fondamentale monitorare periodicamente l’area personale per non perdere eventuali comunicazioni ufficiali.

Infine, è importante precisare che la finestra attualmente aperta riguarda esclusivamente le spese di sponsorizzazione sostenute nel terzo trimestre 2023 (luglio-settembre). Le richieste relative al 2024 saranno oggetto di una procedura separata, che verrà avviata successivamente con apposita comunicazione ufficiale.

Credito d’imposta sponsorizzazioni - Commercialista.it

Fruizione del credito d’imposta

Il credito d’imposta riconosciuto per le sponsorizzazioni sportive è utilizzabile esclusivamente in compensazione, tramite modello F24, ai sensi dell’articolo 17 del Decreto Legislativo n. 241/1997. L’inserimento nel Registro Nazionale degli Aiuti di Stato rappresenta il passaggio che certifica la concessione formale del beneficio e costituisce il presupposto per l’effettiva fruizione del credito da parte del richiedente.

Una volta inserito il credito nel Registro, il beneficiario potrà compensare l’importo spettante con altri tributi, contributi o imposte dovute, attraverso i canali telematici dell’Agenzia delle Entrate. Il codice tributo da utilizzare sarà indicato successivamente dalla stessa Agenzia, con apposita risoluzione.

Tuttavia, è importante sottolineare che l’accesso al beneficio non è automatico né esente da verifiche. Il Dipartimento per lo Sport, in collaborazione con l’Agenzia delle Entrate e gli organismi di controllo, potrà effettuare accertamenti a campione sulle istanze presentate.

In particolare, verranno analizzati:

  • la veridicità dei dati dichiarati nella domanda;

  • l’effettività dell’investimento pubblicitario;

  • il rispetto dei limiti di fatturato richiesti;

  • la congruità e tracciabilità delle spese sostenute, che devono essere documentate.

L’eventuale mancata corrispondenza tra quanto dichiarato e quanto riscontrato in fase di verifica comporterà la revoca del beneficio, con obbligo di restituzione del credito fruito, maggiorato di sanzioni e interessi.

Per questo motivo, è fortemente consigliato conservare tutta la documentazione attestante le spese (contratti, fatture, bonifici tracciabili) e tenere sempre aggiornate le informazioni aziendali sul portale dell’Agenzia delle Entrate.

Spese ammissibili

Uno degli aspetti fondamentali per accedere correttamente al credito d’imposta per le sponsorizzazioni sportive è la qualificazione dell’investimento pubblicitario. La norma, così come richiamata nei comunicati ufficiali del Dipartimento per lo Sport, si riferisce esplicitamente a spese in campagne pubblicitarie e sponsorizzazioni, con esclusione di altre voci di spesa non riconducibili a un rapporto promozionale tracciabile.

Rientrano tra le spese ammissibili:

  • Contratti di sponsorizzazione stipulati con leghe, società o associazioni sportive riconosciute;

  • Fatture intestate al soggetto richiedente, riferite a pubblicità su maglie, impianti sportivi, materiale promozionale, eventi;

  • Costi per cartellonistica, banner, menzioni durante eventi sportivi;

  • Canoni per inserimenti pubblicitari su siti web, social media, canali video delle società sportive.

NON rientrano, invece, le seguenti spese:

  • Donazioni o erogazioni liberali, anche se a favore di soggetti sportivi;

  • Sponsorizzazioni verso soggetti non iscritti al Registro Nazionale delle Attività Sportive;

  • Spese non tracciabili o prive di contratto scritto;

  • Compensi ad atleti o staff tecnico non legati a una sponsorizzazione pubblicitaria.

È essenziale che tutte le spese siano documentate e riconducibili a un accordo contrattuale, pena l’inammissibilità. Anche la modalità di pagamento è cruciale: devono essere eseguiti con strumenti tracciabili, come bonifico bancario o SEPA, e non in contanti.

Vantaggi fiscali

L’iniziativa del credito d’imposta per le sponsorizzazioni sportive offre alle imprese e ai professionisti una serie di benefici concreti, sia in termini fiscali che di posizionamento sul mercato. Il primo e più evidente vantaggio è quello tributario: il recupero del 50% della spesa sostenuta (al netto dell’IVA) sotto forma di credito d’imposta compensabile rappresenta un’opportunità rilevante per ottimizzare il carico fiscale. Questa agevolazione, infatti, può essere portata in compensazione direttamente nel modello F24, abbattendo debiti tributari e contributivi.

Dal punto di vista economico, l’incentivo permette di allocare in modo più efficiente risorse aziendali, riducendo il costo effettivo delle campagne promozionali. A conti fatti, investire 10.000 euro in sponsorizzazioni sportive e ottenere un credito di 5.000 euro, equivale ad aver speso solo la metà per ottenere lo stesso ritorno pubblicitario.

Ma i vantaggi non si fermano qui: le sponsorizzazioni sportive costituiscono un formidabile strumento di marketing territoriale, soprattutto per le PMI e le attività locali. Associarsi a un club sportivo o a un evento dilettantistico significa aumentare la visibilità presso un pubblico fidelizzato, spesso formato da famiglie, giovani e comunità locali fortemente radicate.

C’è anche un aspetto strategico e reputazionale da non sottovalutare: supportare realtà sportive che promuovono inclusione sociale, benessere fisico e formazione giovanile è una scelta che valorizza la responsabilità sociale d’impresa (CSR), rafforza il brand e genera impatto positivo nel lungo termine. In un’epoca in cui la reputazione aziendale pesa quanto il bilancio, questi valori sono un asset prezioso.

Infine, rispetto ad altre forme di promozione, le sponsorizzazioni offrono maggior ritorno sul rapporto costo/beneficio, grazie alla fidelizzazione del pubblico e alla prolungata esposizione del brand, sia fisicamente che online (siti, social, streaming).

Credito d’imposta sponsorizzazioni - Commercialista.it

Documentazione, rendicontazione e controlli

Per accedere e conservare legittimamente il credito d’imposta sulle sponsorizzazioni sportive, è indispensabile predisporre una documentazione precisa, coerente e completa, da conservare per almeno 5 anni, come previsto dalla normativa fiscale e dai regolamenti sugli aiuti di Stato.

I principali documenti da predisporre e conservare sono:

  • Contratto di sponsorizzazione in forma scritta, recante l’indicazione dei soggetti coinvolti, l’importo, la durata, gli obblighi reciproci e gli obiettivi promozionali;

  • Fatture emesse dalla società o associazione sportiva beneficiaria, con chiara descrizione dell’oggetto (es. “servizi di sponsorizzazione con esposizione logo su maglie e banner”);

  • Prova di pagamento tracciabile (bonifico bancario, SEPA, carta aziendale), eseguito entro il periodo agevolabile;

  • Materiali di rendicontazione, come foto, screenshot, video, articoli, link a siti e social media, per dimostrare che la campagna pubblicitaria sia stata realmente eseguita;

  • Iscrizione della società sportiva al Registro Nazionale delle Attività Sportive Dilettantistiche al momento della sottoscrizione del contratto;

  • Eventuale autodichiarazione dei ricavi del periodo d’imposta 2022, per attestare la soglia tra 150.000 e 15 milioni di euro richiesta dalla normativa.

Il mancato possesso, la non coerenza o l’incompletezza anche di una sola di queste evidenze può comportare, in caso di verifica da parte dell’Agenzia delle Entrate o del Dipartimento per lo Sport, la revoca del credito con recupero dell’importo fruito e applicazione delle relative sanzioni e interessi.

Inoltre, in fase di elaborazione dell’istanza tramite la piattaforma telematica, è possibile che il funzionario addetto richieda integrazioni documentali tramite il campo “note” accessibile dall’utente. In tal caso, è essenziale rispondere con tempestività, allegando quanto richiesto, pena l’esclusione dalla procedura.

In sintesi, il principio fondamentale è quello della trasparenza e tracciabilità: ogni spesa deve essere non solo ammissibile, ma anche dimostrabile con documenti concreti, coerenti tra loro e prontamente esigibili in caso di controllo.

Credito sponsorizzazioni vs credito pubblicità

Il credito d’imposta per le sponsorizzazioni sportive rientra nel novero degli incentivi fiscali dedicati alla promozione e alla pubblicità, ma si distingue da altri strumenti simili per finalità, beneficiari e modalità operative. I due incentivi con cui è più facile confonderlo sono il credito d’imposta per investimenti pubblicitari incrementali (art. 57-bis del D.L. 50/2017) e lo Sport Bonus.

1. Credito d’imposta pubblicità:

Questo incentivo è destinato a imprese, lavoratori autonomi ed enti non commerciali che effettuano investimenti pubblicitari incrementali su stampa quotidiana e periodica, cartacea o digitale, oppure su emittenti radio-televisive locali. La principale differenza rispetto al credito sponsorizzazioni è il requisito dell’incremento minimo dell’1% rispetto all’anno precedente, che non è invece previsto per le sponsorizzazioni sportive.

Inoltre, il credito pubblicità:

  • È soggetto a un click-day per la prenotazione;

  • Riguarda solo alcuni canali media e non include lo sport;

  • Varia come aliquota (dal 30% al 75%, a seconda delle norme transitorie).

2. Sport Bonus:

Lo Sport Bonus, invece, è un’agevolazione rivolta a chi effettua erogazioni liberali per la manutenzione, il restauro o la realizzazione di impianti sportivi pubblici, quindi non ha finalità promozionale, ma filantropica o istituzionale.

Le principali differenze sono:

  • Il credito sponsorizzazioni è legato a contratti pubblicitari e ritorno di immagine;

  • Lo Sport Bonus è un credito per donazioni, senza obbligo di visibilità per il donante;

  • Il primo è di natura commerciale, il secondo liberale.

Queste tre misure non si escludono reciprocamente, purché le spese non siano duplicative e rispettino le condizioni specifiche previste da ciascun regime. Una pianificazione fiscale attenta può, quindi, consentire alle imprese di combinare più strumenti, massimizzando il ritorno in termini di risparmio fiscale e di comunicazione istituzionale.

Errori da evitare

Nonostante la misura sia apparentemente semplice nella sua struttura, il credito d’imposta per sponsorizzazioni sportive nasconde numerose insidie operative che possono portare, anche involontariamente, alla perdita dell’agevolazione o alla sua revoca in fase di controllo. Per questo motivo è fondamentale conoscere in anticipo gli errori più frequenti e adottare un approccio metodico nella gestione della pratica.

Ecco gli errori più comuni da evitare:

  1. Contratti generici o non formalizzati:
    È essenziale redigere un contratto di sponsorizzazione dettagliato, con oggetto specifico, valore dell’investimento, durata, obblighi pubblicitari e riferimenti alla registrazione del soggetto sportivo nel Registro nazionale. Un accordo vago o verbale è causa frequente di esclusione.

  2. Beneficiari non iscritti al Registro:
    Le sponsorizzazioni devono essere rivolte solo a enti sportivi iscritti al Registro nazionale delle attività sportive dilettantistiche (ex Registro CONI), attivi in discipline olimpiche o paraolimpiche. È responsabilità del soggetto che sponsorizza verificarlo preventivamente.

  3. Mancanza di evidenze pubblicitarie:
    Non basta sponsorizzare, serve anche documentare l’effettiva esecuzione dell’attività promozionale: foto, link, screenshot, locandine, articoli e ogni altra prova che dimostri il ritorno di immagine. Senza tali elementi, l’amministrazione può ritenere l’investimento non conforme.

  4. Pagamenti non tracciabili o frazionati:
    I pagamenti devono essere unici, tracciabili e riconducibili alla fattura. Evitare il pagamento in contanti, con strumenti non certificabili o rateizzati senza una logica contrattuale.

  5. Dati incoerenti nella domanda online:
    La piattaforma digitale richiede coerenza tra contratto, fattura e documentazione. Errori nei dati inseriti, come il codice fiscale del beneficiario o la descrizione dell’attività, possono rallentare l’istruttoria o condurre al rigetto.

Suggerimenti operativi:

  • Attivare una cartella dedicata alla pratica, con file nominati ordinatamente;

  • Annotare la scadenza del 5 agosto 2025 per evitare invii tardivi;

  • Coinvolgere un commercialista esperto in fiscalità sportiva, soprattutto per i controlli incrociati tra investimenti e massimali de minimis;

  • In caso di dubbi, consultare la guida operativa disponibile sulla piattaforma online e il servizio di assistenza del Dipartimento per lo Sport.

Un’attenta gestione documentale e un approccio rigoroso sono le chiavi per trasformare questa agevolazione in un reale risparmio fiscale, evitando problematiche future con il fisco.

Considerazioni finali 

La riapertura della finestra per il credito d’imposta sulle sponsorizzazioni sportive, sebbene riferita a spese effettuate nel terzo trimestre del 2023, rappresenta un’occasione concreta per imprese, lavoratori autonomi ed enti non commerciali che hanno investito nel sostegno allo sport dilettantistico e professionistico nazionale.

La misura è strutturata secondo criteri precisi, con vincoli documentali e requisiti oggettivi, e si inserisce all’interno delle politiche fiscali volte a incentivare la promozione di attività sociali e territoriali a valenza collettiva. Tuttavia, proprio per la sua natura tecnica e l’arco temporale retroattivo, l’accesso al beneficio richiede attenzione, precisione e coerenza tra documentazione, requisiti fiscali e tempistiche.

Sarà quindi essenziale, per i soggetti interessati, verificare l’effettiva ammissibilità della spesa sostenuta, la corretta iscrizione del beneficiario sportivo al Registro nazionale e la disponibilità di tutta la documentazione necessaria. Il supporto di un consulente fiscale esperto può fare la differenza tra il buon esito della pratica e una potenziale revoca per irregolarità formali o sostanziali.

In conclusione, la misura non va sottovalutata: pur non avendo carattere strutturale, può rappresentare una valida forma di ristoro fiscale per investimenti già effettuati, se trattata con metodo e consapevolezza.

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