Il Concordato Preventivo Biennale (CPB) è tornato al centro del dibattito fiscale grazie all’ultima riforma del Governo. Per il biennio 2025-2026 si delinea un sistema profondamente rinnovato, che intende rendere più vantaggiosa e incentivante l’adesione da parte di partite IVA, professionisti e imprese in regime ordinario. Il CPB non è solo una misura di semplificazione, ma può rappresentare uno strumento di pianificazione fiscale efficace, legale e stabile.
Sommario
Tetti di accesso, meccanismi premiali, valutazioni di affidabilità e congruità basate sui dati degli ISA (Indici Sintetici di Affidabilità) saranno i nuovi cardini del sistema. A questi si aggiungono vantaggi fiscali concreti: dalla certezza dell’imposizione per due anni alla protezione da accertamenti e sanzioni, passando per un sistema che riconosce la fedeltà fiscale pregressa.
Questo nuovo CPB punta a premiare chi si comporta correttamente nel tempo e ad attrarre nuove adesioni con criteri più equi e realistici rispetto al passato. Nell’articolo analizzeremo punto per punto le novità, i requisiti, i vantaggi economici e gli impatti che questo strumento può avere sulla tua fiscalità.
Le novità del Decreto Ministeriale
Uno dei passaggi fondamentali per la nuova stagione del Concordato Preventivo Biennale (CPB) è rappresentato dal Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 28 aprile 2025, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 117 del 22 maggio 2025. Con questo provvedimento, il MEF ha approvato la nuova metodologia per l’elaborazione delle proposte CPB relative al biennio 2025-2026, introducendo alcuni correttivi ispirati all’esperienza del biennio precedente e alle criticità segnalate da professionisti e contribuenti.
Una delle novità più interessanti riguarda la possibilità di ottenere riduzioni sulla proposta CPB in presenza di eventi eccezionali che abbiano avuto un impatto negativo sull’attività. Il meccanismo, già sperimentato per il biennio 2024-2025, è stato ora confermato e formalizzato:
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in caso di sospensione dell’attività tra 30 e 60 giorni, si applica una riduzione del 10% sulla proposta fiscale;
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se la sospensione è tra 60 e 120 giorni, la riduzione sale al 20%;
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per sospensioni oltre i 120 giorni, si applica una riduzione massima del 30%.
Rientrano tra gli eventi considerati validi: calamità naturali, danni rilevanti alle scorte, liquidazioni, oppure cessazioni temporanee dell’attività. Tali circostanze devono verificarsi entro il periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2025 e prima dell’adesione alla proposta. La segnalazione dovrà essere correttamente indicata nel modello CPB 2025-2026 e sarà poi il software dell’Agenzia delle Entrate a rimodulare automaticamente la proposta, tenendo conto dell’evento straordinario.
Viene inoltre confermata la scadenza per aderire al CPB: 30 settembre, con deroga al nono mese successivo per i contribuenti con esercizio non solare. È invece esclusa la possibilità di adesione per i forfetari nel 2025, confermando la natura sperimentale della loro inclusione limitata al solo 2024. Infine, il riferimento per l’elaborazione della proposta continua a essere l’anno d’imposta 2024, per garantire continuità nei criteri di valutazione e comparabilità dei dati.
Questa nuova struttura normativa mira a superare alcune ambiguità operative del primo CPB, rendendo il sistema più aderente alla realtà dei contribuenti. L’introduzione di tetti variabili, super-deduzioni, flessibilità in presenza di eventi eccezionali, e la possibilità di mantenere l’adesione anche in caso di avvisi bonari, rappresentano segnali positivi. Tuttavia, la vera sfida resta quella di guadagnare la fiducia dei contribuenti, spesso scettici sulla reale convenienza del concordato. La trasparenza delle regole, la semplicità delle procedure e l’equità nell’applicazione concreta saranno le chiavi del successo.
Requisiti di accesso
Il nuovo impianto normativo del Concordato Preventivo Biennale 2025-2026 stabilisce criteri più selettivi ma anche più razionali per determinare chi può accedere alla proposta dell’Agenzia delle Entrate. L’adesione non sarà automatica: sarà necessario soddisfare precise soglie di affidabilità fiscale e congruità, con l’obiettivo di selezionare contribuenti “meritevoli” e garantire un patto equo tra Fisco e contribuente.
In primo luogo, possono aderire al CPB i soggetti che:
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applicano gli Indici Sintetici di Affidabilità fiscale (ISA);
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risultano congrui e coerenti rispetto ai valori dichiarati;
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non hanno debiti tributari rilevanti né violazioni fiscali gravi in corso;
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non sono oggetto di accertamenti in fase avanzata o di procedimenti penali per reati tributari.
L’indicatore ISA continua ad avere un ruolo centrale nella valutazione. Per accedere al CPB occorre aver raggiunto almeno un punteggio pari a 8 nell’anno precedente (2024), oppure un punteggio medio almeno pari a 8 negli ultimi tre anni. Questo parametro premia la continuità di comportamento fiscale corretto, e valorizza chi ha mantenuto elevati standard di affidabilità nel tempo.
Inoltre, non possono aderire al CPB:
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i soggetti che operano in settori economici non coperti da ISA;
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le attività con volumi d’affari superiori a 5.164.569 euro;
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coloro che nel 2024 hanno avuto perdite fiscali, poiché la proposta si basa sull’assunzione di una redditività ordinaria e ricorrente.
Si conferma quindi una selezione basata su merito fiscale e capacità contributiva stabile, coerente con lo spirito del patto biennale: chi dimostra affidabilità riceve in cambio certezza, semplificazione e protezione da controlli e accertamenti per due anni. Un sistema che ambisce a creare reciprocità tra contribuente e Stato, limitando la discrezionalità e introducendo elementi di previsione e stabilità per la pianificazione fiscale.
Premialità e vantaggi fiscali
Uno degli elementi più attrattivi del nuovo CPB riguarda l’introduzione e il rafforzamento delle premialità fiscali, pensate per incentivare i contribuenti virtuosi ad aderire al concordato. Questi benefici non sono solo teorici, ma si traducono in vantaggi economici, fiscali e procedurali tangibili, capaci di influenzare in positivo la gestione dell’attività e la pianificazione finanziaria.
1. Certezza del carico fiscale per due anni
Il principale vantaggio è la stabilità del reddito imponibile: chi aderisce al CPB conosce fin da subito l’ammontare su cui verranno calcolate imposte e contributi per il biennio 2025-2026, indipendentemente dall’effettivo andamento economico. Questo permette:
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una pianificazione fiscale precisa e priva di sorprese;
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la possibilità di ottimizzare la gestione della liquidità;
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un concreto abbattimento del rischio di accertamenti.
2. Protezione da controlli e verifiche
L’adesione al CPB implica una limitazione degli accertamenti da parte dell’Amministrazione finanziaria: il contribuente che ha accettato la proposta è considerato “in regola” per le annualità concordate, a meno che non emergano elementi gravi di frode o evasione. Questo significa:
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meno contenziosi tributari;
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meno costi professionali e legali;
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più tempo da dedicare all’attività vera e propria, piuttosto che alla burocrazia.
3. Riconoscimento di super deduzioni e semplificazioni
Tra le novità più interessanti vi è la possibilità di mantenere l’adesione anche in presenza di avvisi bonari, a condizione che siano stati tempestivamente regolarizzati. Inoltre, viene valorizzata la deduzione di costi straordinari e investimenti, compatibili con il principio di normalità economica. Tali agevolazioni potranno:
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migliorare la posizione fiscale effettiva del contribuente;
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stimolare gli investimenti in beni strumentali e tecnologia;
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favorire l’emersione di costi reali precedentemente sottostimati.
4. Maggiore equità nei casi eccezionali
Come già analizzato nel paragrafo precedente, il meccanismo di rimodulazione della proposta in caso di eventi eccezionali (sospensione attività, calamità, liquidazioni) rappresenta una forma concreta di equità fiscale. In questo modo, il CPB non penalizza chi ha subito eventi negativi non imputabili alla propria volontà.
Nel complesso, le premialità previste dal CPB 2025-2026 vanno ben oltre il semplice congelamento del reddito: si tratta di un pacchetto di garanzie fiscali che, se correttamente comunicato e applicato, può rappresentare una leva potente per ampliare la platea degli aderenti e trasformare un obbligo potenziale in una vera opportunità.
Nuovi criteri
Uno degli aspetti centrali del rinnovato Concordato Preventivo Biennale 2025-2026 è la metodologia adottata per elaborare le proposte fiscali da parte dell’Agenzia delle Entrate. Il sistema si fonda su criteri più strutturati, trasparenti e coerenti con le effettive condizioni economiche del contribuente, grazie anche all’uso avanzato della tecnologia. La base di riferimento per l’elaborazione resta l’anno d’imposta 2024, elemento cruciale per determinare il profilo reddituale atteso.
Il software dell’Agenzia, aggiornato secondo le indicazioni del Decreto MEF del 28 aprile 2025, ha il compito di:
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processare automaticamente i dati dichiarativi del 2024;
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confrontare questi dati con quelli storici e con i benchmark settoriali;
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valutare l’affidabilità e la coerenza fiscale del contribuente;
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generare una proposta personalizzata di reddito imponibile per ciascuno dei due anni oggetto di concordato.
Tale proposta tiene conto di numerosi elementi:
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punteggio ISA e sue evoluzioni;
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eventuali variazioni di volume d’affari;
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anomalie, scostamenti e ricavi dichiarati rispetto al settore;
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presenza di eventi straordinari, se dichiarati nel modello CPB.
Il software include anche moduli di rimodulazione automatica in caso di sospensioni temporanee o calamità, come previsto dalla normativa. Questo garantisce una gestione standardizzata ma flessibile, con l’obiettivo di offrire proposte più realistiche e meno distanti dalla reale capacità contributiva.
È importante notare che l’elaborazione della proposta non è negoziabile né modificabile da parte del contribuente o dell’intermediario fiscale: il contribuente può solo accettare o rifiutare la proposta, esercitando una scelta volontaria ma vincolante per due anni. In caso di rifiuto, restano valide le ordinarie regole fiscali, senza accesso ai benefici premiali del CPB.
La grande novità rispetto al passato è dunque la trasparenza dell’algoritmo di calcolo, unita alla centralità dei dati 2024: chi intende aderire al CPB deve curare in modo impeccabile la propria dichiarazione dei redditi 2024, perché ogni errore, omissione o incongruenza potrà riflettersi negativamente nella proposta ricevuta.
Questa innovazione tecnologica rappresenta un passo avanti verso la digitalizzazione e l’automazione dei processi fiscali, ma impone anche maggiore attenzione da parte dei consulenti e dei contribuenti, chiamati a pianificare e controllare attentamente la propria posizione fiscale già a partire dall’anno precedente all’adesione.
Mancata adesione
Il CPB 2025-2026, pur essendo una scelta volontaria, comporta implicazioni rilevanti anche per chi decide di non aderire. Rifiutare la proposta significa infatti rinunciare a una serie di vantaggi fiscali e procedurali che il nuovo impianto normativo ha previsto per i contribuenti “affidabili”. Di conseguenza, è fondamentale che tale decisione sia frutto di un’attenta valutazione costi-benefici, e non semplicemente di prudenza o disinformazione.
Tra i principali svantaggi della mancata adesione, va evidenziato in primo luogo il mantenimento del rischio di accertamento pieno: l’Agenzia delle Entrate potrà infatti avviare controlli ordinari, indagini finanziarie, accertamenti induttivi e notificare avvisi di accertamento senza alcuna limitazione preventiva.
Questo comporta:
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maggiore incertezza fiscale;
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possibili sanzioni amministrative e penali in caso di irregolarità;
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aumento dei costi di difesa in contenziosi, anche in assenza di dolo.
Un altro elemento critico è la perdita dei benefici premiali collegati al CPB: protezione da controlli, stabilità dell’imponibile, riduzioni per eventi eccezionali e super deduzioni non saranno applicabili a chi non aderisce. In particolare, la mancata adesione taglia fuori l’impresa o il professionista da ogni forma di pianificazione fiscale agevolata, imponendo il ritorno al sistema fiscale “a rischio pieno”.
Va considerato inoltre che, nei prossimi anni, il CPB potrebbe diventare una prassi sempre più radicata nel rapporto Fisco-contribuente. Chi oggi rifiuta potrebbe trovarsi in posizione meno favorevole in futuro, anche rispetto ai rating fiscali, alle richieste di finanziamento bancario (in caso di scoring fiscale integrato) e agli incentivi legati al rispetto degli obblighi fiscali.
In sintesi, il non aderire non è neutrale. È una scelta che va ponderata alla luce della situazione economica, delle prospettive reddituali e del grado di affidabilità fiscale, con il supporto di un professionista. La convenienza non è solo economica: spesso, è anche gestionale e psicologica, per chi vuole lavorare con maggiore serenità.
Come prepararsi all’adesione
Siamo nel 2025, e il Concordato Preventivo Biennale è entrato nel vivo. Con l’Agenzia delle Entrate pronta a inviare le proposte sulla base dei dati del 2024, è il momento cruciale per valutare se aderire o meno, ma anche per comprendere come impostare il biennio fiscale successivo. Sebbene la proposta sia elaborata in automatico, le decisioni da prendere oggi richiedono analisi approfondita e strategia personalizzata.
1. Verifica del punteggio ISA e posizionamento fiscale
Il primo passo per affrontare consapevolmente la proposta CPB 2025-2026 è verificare il punteggio ISA 2024, già disponibile con la chiusura del modello Redditi. Chi ha ottenuto almeno 8 è potenzialmente ammesso. Tuttavia, è importante valutare anche la media triennale, in caso di oscillazioni o anomalie.
2. Lettura critica della proposta ricevuta
Entro il 30 settembre 2025 (o entro il nono mese successivo per i soggetti con esercizio non solare), il contribuente dovrà decidere se accettare o rifiutare la proposta dell’Agenzia. Occorre quindi:
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confrontare il reddito proposto con quello effettivo previsto per 2025-2026;
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valutare l’impatto sull’IRES o IRPEF, e sui contributi previdenziali;
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considerare vantaggi accessori (esclusione da controlli, deduzioni, riduzioni ecc.).
Un’accettazione affrettata o inconsapevole potrebbe bloccare due anni su valori non sostenibili; un rifiuto, al contrario, potrebbe far perdere vantaggi strategici.
3. Interventi a posteriori? Solo per il futuro
Chi non ha curato a sufficienza la dichiarazione 2024 ha ormai poche possibilità di modificare la proposta ricevuta. Tuttavia, è possibile lavorare già nel 2025 per influenzare positivamente le future stagioni di concordato. Attenzione a:
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normalizzare i ricavi, evitare anomalie;
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migliorare la posizione ISA per mantenere l’accesso alle edizioni future;
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monitorare l’equilibrio tra costi e ricavi per posizionarsi correttamente nel benchmark di settore.
4. Affidarsi al commercialista per la decisione finale
A questo punto, il supporto professionale diventa cruciale: solo un analisi comparata tra la proposta CPB e l’andamento reale dell’attività può guidare verso la scelta giusta. I consulenti possono simulare scenari, ipotizzare l’andamento fiscale del biennio e valutare vantaggi e svantaggi concreti.
Il 2025, quindi, non è solo l’anno della decisione. È anche il momento in cui si definisce il rapporto con il Fisco per i prossimi due anni. Prepararsi oggi significa proteggersi domani.
CPB e settori economici
Il Concordato Preventivo Biennale 2025-2026, pur fondandosi su criteri standardizzati, non impatta allo stesso modo su tutti i settori economici. Alcune categorie di contribuenti potrebbero trarre benefici significativi dall’adesione, mentre per altri la convenienza sarà da valutare con maggiore cautela, soprattutto a causa della ciclicità o della volatilità dei ricavi.
Beneficiari ideali: attività stabili e prevedibili
I maggiori vantaggi si riscontrano nei settori dove la redditività è costante nel tempo e i margini sono facilmente stimabili. In particolare:
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artigiani e professionisti con attività consolidata e costi controllabili (elettricisti, idraulici, consulenti, grafici);
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commercianti al dettaglio con flussi di cassa regolari e basso rischio di oscillazioni;
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liberi professionisti ordinari (avvocati, commercialisti, architetti) con studi avviati e portafoglio clienti stabile.
In questi casi, il CPB offre certezza fiscale e protezione da accertamenti, trasformandosi in uno strumento di pianificazione e contenimento del rischio tributario.
Settori a rischio: attività cicliche o stagionali
Più delicata è la valutazione per i soggetti che operano in comparti ad alta stagionalità o forte dipendenza economica da variabili esterne, come:
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turismo e ristorazione;
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agricoltura;
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imprese culturali e spettacolo.
In questi ambiti, l’andamento del reddito può variare sensibilmente da un anno all’altro. Accettare un reddito fisso per due anni potrebbe risultare penalizzante in caso di contrazioni improvvise della domanda o eventi imprevisti.
Esclusi o limitati: forfetari e grandi imprese
Nel 2025 i contribuenti in regime forfetario sono esclusi dal CPB, con conferma del carattere sperimentale limitato al solo anno d’imposta 2024. Allo stesso tempo, le imprese con ricavi superiori a 5.164.569 euro restano escluse per limiti normativi. Ciò restringe il campo d’applicazione ma concentra i benefici su una fascia di PMI e professionisti ordinari.
In sintesi, il CPB funziona meglio dove il reddito è prevedibile, tracciabile e tendenzialmente stabile. Dove invece i ricavi sono fortemente fluttuanti, l’adesione va ponderata attentamente, con simulazioni e analisi personalizzate. La sfida è trasformare un modello standardizzato in uno strumento realmente calibrato sulle caratteristiche del singolo contribuente.
Conclusioni
Il Concordato Preventivo Biennale 2025-2026 rappresenta una delle più rilevanti innovazioni nel rapporto tra Fisco e contribuenti degli ultimi anni. Non si tratta solo di uno strumento tecnico, ma di un nuovo patto tra Stato e cittadino fiscale, in cui trasparenza, prevedibilità e fiducia diventano elementi centrali. L’adesione al CPB non è obbligatoria, ma può costituire un’opportunità concreta di risparmio, serenità operativa e tutela contro i rischi del contenzioso.
La sfida sarà duplice: da un lato, l’Agenzia delle Entrate dovrà garantire coerenza nelle proposte, equità nei criteri, tempestività e semplicità nelle procedure. Dall’altro, i contribuenti – e soprattutto i professionisti che li assistono – dovranno analizzare con precisione le proposte ricevute, simulare scenari futuri e ragionare in ottica biennale, superando la visione fiscale “anno per anno”.
I vantaggi sono tangibili: certezza dell’imponibile, protezione da accertamenti, accesso a deduzioni rafforzate, riduzioni per eventi eccezionali e possibilità di pianificare le imposte con ampio anticipo. Tuttavia, questi benefici si realizzano solo se accompagnati da una gestione fiscale accurata nel 2024, una valutazione strategica nel 2025 e una scelta consapevole della convenienza economica.
Il CPB non è per tutti, ma può essere lo strumento giusto per moltissimi. È compito del commercialista guidare il contribuente verso la decisione migliore, che non sarà mai “automatica”, ma frutto di analisi, confronto e strategia.